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Il termine terapia è solitamente collegato ad ambiti strettamente farmacologici, ma la Musicoterapia è in questo caso l’eccezione che conferma la regola.
L’utilizzo della Musica con scopo curativo si perde nella notte dei tempi. Molti esempi ci arrivano dalla civiltà egizia. Una testimonianza ritrovata su un geroglifico che descrive la gioia e il benessere indotti dalla musica; dall’antica Grecia vediamo come il dio della musica Apollo sia anche dio della Luce e della Medicina. Apollo, infatti, amava più d’ogni altra cosa le feste e i cori alternati di fanciulli e fanciulle che cantavano e danzavano intorno al suo altare.
Dio festoso di un popolo sereno, indovino e guaritore, poeta e musico. Apollo nasconde la potenza segreta dei canti magici. Un altro esempio potrebbe essere il passo tratto dalla Bibbia che narra di come David guarisca Re Saul dalla depressione utilizzando il suono dell’arpa o quella del famoso cantante Farinelli, evirato da bambino perché mantenesse la magica “voce bianca”, che nel 1740 fu chiamato al capezzale di re Filippo V per curare col canto la crisi depressiva del sovrano. L’utilizzo della Musica con ben altri effetti, in questo caso non certo curativi, si hanno durante i conflitti bellici dove si suonavano brani musicali per inneggiare alla lotta e dare coraggio al proprio esercito.
L’intero corso della vita d’ogni singolo individuo è accompagnato dalla Musica e il riascoltare quel determinato brano che ci ha fatto innamorare o ci lega in qualche modo ad un periodo preciso della nostra esistenza, ci fa emozionare. Perciò il primo gradino per comprendere a fondo la Musica è l’emozione. Emozione che in qualsiasi momento della nostra vita non verrà mai meno. Penso alle persone colpite dal morbo d’Alzheimer che sorridono e tentano un impacciato ballo nel risentire certe note a loro familiari, oppure penso alle persone in coma che riascoltando una certa melodia rivivono in modo evidente la loro emozione. La Musica è penetrante, non occorre spiegarla, occorre saperla ascoltare e di conseguenza viverla.
È scientificamente provato che la Musica ristabilisce i ritmi organici fondamentali: ritmo cardiorespiratorio, digestione e rilassamento muscolare e oltre a ciò è l’unica arte ad avere la potenzialità di stimolare sia l’emisfero destro che quello sinistro creando così un “massaggio” rigenerante al nostro cervello; ovviamente con un certo tipo di Musica, ascoltata, soprattutto, in un certo modo.
Tipo di Musica e modo d’ascolto, si differenziano da individuo ad individuo e in relazione allo scopo che si vuole ottenere ma, a parte queste distinzioni la Musica porta oggettivamente un miglioramento alla qualità della vita di là dalla problematica fisica o psichica dell’individuo.
La Musicoterapia si è imposta come tale a metà degli anni ’50, non in modo omogeneo ma, la sua importanza si sta continuamente ampliando grazie anche al contributo di ricercatori e medici che hanno riportato in auge, dopo un periodo d’immeritato silenzio questo tipo di terapia. Fra questi occorre ricordare l’argentino Rolando Benenzon, Orff, Nordoff-Robbins, Alvin e altri ancora. Naturalmente le metodologie d’applicazione sono le più svariate ma, tutte, in ogni caso hanno come fondamento il benessere dell’individuo nella sua globalità. Con questa premessa si può affermare che per la Musica non esistono confini anche se attualmente, e lo dico con rammarico, sono ancora poche le strutture ospedaliere che utilizzano la Musicoterapia.
La mia professione mi porta a stretto contatto con varie realtà sanitarie: morbo d’Alzheimer, coma, psichiatria, tossicodipendenza, trauma cranico, preparazione al parto e cura dell’insonnia, operando sia in strutture ospedaliere che privatamente. Mi sto continuamente rendendo conto di come la Musica, con i suoi effetti terapeutici, stia riscotendo interesse ed in qualche modo stia riacquistando la sua importanza terapeutica, dopo essere rimasta relegata per anni ad attività semplicemente artistica. Occorre ricordare che proprio nel campo discografico, ultimamente, sono stati prodotti e pubblicizzati c.d. con finalità terapeutiche; la loro vendita è stata maggiore di quanto preventivato delle stesse case discografiche. Tutto questo fa ben sperare per nuovi futuri sviluppi, anche se, per dovere di cronaca, va detto che la musica se non saputa ascoltare porta a scarsi risultati. È come avere un’auto con motore potente ma non essere in grado di usarla. Così è la musica i cui effetti sono vanificati senza un ascolto attento e mirato.
Le case discografiche hanno utilizzato per la creazione di queste compilation alcuni studi, non ancora confermati scientificamente, i quali affermano che per ogni disturbo esiste un brano specifico; ad esempio una melodia anti-depressiva sembra essere il “Bolero” di Ravel o contro lo stress da traffico sono indicate “Le quattro stagioni” di Vivaldi, per tranquillizzare i bambini “Pierino e il lupo” di Prokofiev o per rimanere svegli “Sagra della primavera” di Stravinskij.
Tutte affermazioni prive momentaneamente di un fondamento scientifico ma, ciò che importa è poter osservare che lo studio e l’approfondimento delle sette note stia di giorno in giorno aumentando.
Occorre, però, tener conto che questo tipo di rapporto fra società e musica avviene solo nel mondo occidentale perché nell’emisfero orientale il rapporto con la musica è un po’ più totalizzante; infatti, in alcune industrie si usano le sette note perché si è notato che il dipendente lavora con più energia ed il fatturato aumenta.
Con quest’idea si è portata la musica nei nostri centri commerciali dove, con un certo tipo di musica ad un volume adeguato, s’incrementano le vendite. Altre ricerche eseguite da neurologi tedeschi e canadesi hanno scoperto che alcune zone del cervello si sviluppano maggiormente nelle persone che suonano uno strumento.
Anche chi si limita a sentire musica ne trae beneficio; si è appurato che ascoltare brani di una certa complessità aumenta la capacità del cervello di compiere, subito dopo, operazioni astratte come calcoli matematici e fa alzare in modo transitorio il quoziente intellettivo.
Se poi la stimolazione musicale va avanti negli anni, l’anatomia della materia grigia può addirittura trasformarsi.
Una parentesi certamente negativa è l’utilizzo della Musica per scopi di tortura. Si usava un suono molto alto e ad un volume notevolmente forte per produrre nel prigioniero un senso di sfinimento e una decisiva e micidiale impennata della pressione che portava alla morte. Quest’arte così antica e così poco conosciuta può e potrà essere fonte d’infinito beneficio se saputa usare e soprattutto se chi ne usufruirà sarà capace di saperla ascoltare.
Esistono molto testimonianze sull’utilizzo della Musica per scopi benefici e come testimonianza di periodi storici che illustrano determinati momenti della storia umana raccontandoci curiosità e verità spesso non conosciute ed omesse dalla storia ufficiale, come questo pensiero del grande B.B. King:
” Cantare la vostra tristezza vi alleggerisce il cuore. Ma gli urlatori di blues comunicavano molto più della tristezza. Trasmettevano anche messaggi codificati in musica.
Se arrivava il padrone, potevate cantare un avvertimento conosciuto ai lavoratori del campo vicino … il Blues vi poteva segnalare quello che stava per accadere. Capivo che il Blues era una questione di sopravvivenza.”.