Il Direttore del più importante museo italiano, la Galleria degli Uffizi, Eike Schmidt, nominato tale, per un’interessante coincidenza, nel novembre 2015, all’indomani di un incontro, a Firenze tra la Cancelliera tedesca, Angela Merkel, e l’allora Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha dimostrato, sin da subito, nel suo incarico, di essere un personaggio, a suo agio con i media, portando avanti idee completamente diverse da quelle dei suoi predecessori. La sua ultima trovata, è quella di voler riportare i capolavori medievali custoditi agli Uffizi, nei loro ambienti originari, vale a dire le chiese cittadine, e dei dintorni, ma anche di oltre provincia, come le opere del ‘300 senese, ad esempio. L’idea, in sè non sarebbe neanche male, piena com’è di romanticismo, ma il problema sorge quando il romanticismo si sposa con una visione pragmatica dell’arte, che rende l’ipotesi di un trasferimento delle opere medievali della Galleria degli Uffizi, assolutamente irrealizzabile per una serie di motivazioni che adesso andiamo ad illustrare. Innanzitutto, occorre considerare che gli Uffizi, sono forse, l’unico grande museo del mondo, ad avere un percorso cronologico, altamente educativo, perchè permette anche al visitatore meno addentro la storia dell’arte di poter comprendere il suo sviluppo, partendo, proprio dalle sale medievali, e seguendo, appunto il fil rouge della cronologia storica, risalire i secoli, fino al 1700. Già questa motivazione fa capire come il romanticismo di base dell’idea di Schmidt, vada in realtà contro un altro tipo di visione romantica, peraltro storicizzata, vale a dire la visita cronologica degli Uffizi, ripetiamo forse, unica nel mondo delle grandi istituzioni museali. Secondo motivo di contrarietà al trasferimento delle opere, è la loro movimentazione che le espone a rischi di incidenti o danneggiamenti, oltre che ad un cambiamento di microclima, pericoloso per tavole di legno con quasi un millennio di storia alle spalle. Terzo motivo, non meno importante, è la loro collocazione in sicurezza. Nessuna chiesa, infatti, può garantire la sicurezza delle opere d’arte in essa contenute, come possono farlo gli Uffizi, museo nel quale i furti non sono certo facili, anzi. Debole, appare poi la motivazione che Schmidt offre per giustificare questa sua idea, vale a dire, la possibilità, rendendo le pale d’altare, alle chiese, di spalmare maggiormente il turismo in città, rendendo Firenze, ed i suoi dintorni, una sorta di museo diffuso. I punti deboli dell’argomentazione del direttore degli Uffizi, sono essenzialmente due. Il primo, sta nel fatto che Firenze, è già un museo diffuso per sua natura, e le chiese cittadine, non hanno bisogno di pubblicità ulteriore, indotta da un’operazione di ritorno di opere provenienti dalle stesse, essendo già visitate da milioni di turisti, in periodo, ovviamente, non di pandemia come quello che stiamo vivendo. Ma soprattutto l’idea di Schmidt, cozza, in modo stridente, con la politica di accentramento da lui stesso perseguita, con la continua localizzazione di mostre temporanee, all’interno della Galleria da lui guidata, alla faccia del museo diffuso. Insomma, l’idea che ci siamo fatti dell’ennesima trovata di Herr Schmidt, è che, suo malgrado, egli, essendo tedesco, non riesca a liberarsi della visione luterana della vita, che caratterizza la Germania, e che stia cercando di imporre la visione riformata tedesca dell’arte, con la laicizzazione degli Uffizi, rimuovendo dalle loro collezioni, opere che invece rappresentano la visione religiosa cattolica dell’Italia. A meno che, Eike Schmidt, non stia, come sottolineato nel titolo, pensando di studiare da Ministro dei Beni Culturali.
Luca Monti