Dopo quel docufilm sorprendente, dal titolo “L’arte viva di Julian Schnabel”, Pappi Corsicato ci ha letteralmente inchiodato per sei episodi davanti allo schermo televisivo su Rai 1, per seguire gli eventi della fiction “Vivi e lascia Vivere”, con Elena Sofia Ricci nel ruolo di Laura, che insegna anche al pubblico televisivo la resilienza e le mille possibilità che la vita ci offre per ricominciare.
Massimo Ghini e Elena Sofia Ricci
L’autenticità dell’interpretazione ci fa dimenticare che tutto è nato dall’idea di Pappi Corsicato e Monica Rametta. Napoli, fa da cornice alla storia simile alle tante storie che potrebbero accadere in qualsiasi altra città italiana o straniera. Un lavoro di cuoca in una mensa con tre figli a carico ed un passato, a dir poco, misterioso, sposata da vent’anni con Renato, Antonio Gerardi, imbrigliato al gioco d’azzardo. Dopo anni di lavoro in mensa, Laura si concede una “fuga” segreta a Tenerife; tornata nella propria abitazione convoca i figli, i giovani attori Silvia Mazzieri, Carlotta Antonelli, Giampiero De Consilio, per comunicare che il padre, Renato, non c’è più. È morto in un incendio, sparito.
Antonio Gerardi è Renato
L’evolversi della sceneggiatura trasforma la commedia in giallo, e qui rinnova l’interesse per chi ha seguito gli episodi ricchi di colpi di scena, perché niente è come sembra; ma intanto Laura, che ha perso il lavoro, si reinventa un’attività. Grazie all’aiuto del suo affascinante corteggiatore storico Tony, Massimo Ghini, si trasforma in imprenditrice, e con un camioncino di vendita panini, supplì e cibo da strada, riesce a contrastare le bande di quartiere e a non piegare la testa al “pizzo” e alla camorra. Anche Tony però, ha un trascorso di vita non indifferente! All’improvviso, appare Renato, Antonio Gerardi, che non è morto affatto! Ed è così che, una delle figlie, poco convinta della scomparsa del padre, aiutata da un suo amico, riesce a rintracciarlo e ad incontrarlo. Il padre si era rifatto una nuova vita con un’altra donna ed era diventato padre. I figli restano increduli e la vita di tutti viene stravolta. “Vivi e lascia Vivere” e tutto il cast è all’altezza deipropri ruoli.
Silvia Mazzieri, Giampiero De Consilio, Elena Sofia Ricci, Carlotta Antonelli
Sorprende l’intensità espressiva dei giovani figli, soprattutto Giovanni, Giampiero De Consilio, che riesce a soppesare gli attimi di incertezza estroversiva e l’affettività filiale di comprensione per slanci freudiani verso un ragazzo che lo sconvolge. Comunque, alla fine, nonostante gli attimi estremi di apprensione emotiva magistralmente trasmessi dall’abilità professionale di Massimo Ghini, Tony, e di Elena Sofia Ricci nel ruolo di Laura, è l’Amore che sovrasta tutta la fiction, proiettata verso nuovi episodi attesi dal grande pubblico televisivo!
Conosciamo meglio il regista Pappi Corsicato anzi, il maestro del cinema italiano.
Pappi Corsicato
Corsicato dopo le scuole superiori si iscrive alla facoltà di architettura per seguire le orme del padre, l’architetto che ha costruito il Centro Direzionale di Napoli, poi si trasferisce a New York dove studia danza, coreografia e recitazione con Alvin Ailey, ballerino e coreografo statunitense, fondatore della Alvin Ailey American Dance Theater. Tornato in Italia, Pappi, scrive musica per spettacoli teatrali. Dopo essere stato assistente volontario per i registi Elvio Porta e Pedro Almodòvar, nel 1992 dirige i corti “Libera”, “Aurora” e “Carmela”, che daranno vita al suo primo lungometraggio, “Libera”, del 1993, che vince il Ciak d’Oro e la Grolla d’Oro per il migliore lungometraggio. Libera è un film in tre episodi, in origine il film era composto dal solo cortometraggio finale risalente al 1991; con l’aggiunta dei primi due, verrà presentato al Festival di Berlino del 1993 ottenendo successo di critica e di pubblico, mentre in Italia vince il Nastro d’Argento come migliore opera prima. Nel 1995 è l’anno del suo secondo lavoro “I buchi neri”, storia di un ménage tra un camionista e una prostituta. Il film, che venne girato a Napoli e ad Acerra, partecipa alla Mostra di Venezia del 1995. Nel 1997 Pappi Corsicato gira l’episodio “La stirpe di Iana”, per il film collettivo “I vesuviani”, e viene presentato a Venezia. Gira “Il seme della discordia” e “Il volto di un’altra”. Nel 1998 è la volta del cortometraggio “I colori della città celeste”, video sull’installazione di Mario Merz in piazza Plebiscito a Napoli. Nel 2000 cura la regia e l’allestimento scenico dell’opera lirica “Carmen” al teatro San Carlo di Napoli. Nel 2001 mette in scena “Chimera”, una scombinata ma affascinante operetta postmoderna sulla crisi coniugale ambientata alla fine degli anni ’60. Si ricorda che il film “L’arte viva di Julian Schnabel” venne venduto in tutto il mondo, ed ebbe un riscontro molto apprezzabile sia per le sale specifiche dove per scelta culturale, vengono proiettate le opere di alta sperimentazione sia per tutte le sale dove è stato in programmazione ma anche per la nostra televisione.
Pappi Corsicato è il cavallo vincente di questa tragedia covidiana.
Si attendono i nuovi episodi con l’intero cast di “Vivi e lascia Vivere” poiché questa “idea” vincente inchioda l’attenzione dell’audience televisiva pari ad una sfida al fioretto tra Montalbano e Laura, la bravissima Elena Sofia Ricci.
Soddisfatto di questa tua nuova realizzazione televisiva?
Diciamo che sono molto soddisfatto, veramente molto, molto. Sì, perché questi episodi rispecchiano gli umori di un’Italia che si vuol riconoscere in sentimenti che abbracciano le “realtà” locali, sensibilizzando l’interesse della protezione urbana. Attraverso un piccolo sondaggio fatto tra gli “amici”, posso dire che la proiezione è andata benissimo e devo dire che è piaciuto molto, e tutto questo si è avuto riscontro dalla reazione dell’audience del pubblico televisivo. Devo dire che è una fiction che piace molto, anche all’estero, perché ripeto, al di là che intrattiene, allo stesso tempo si scoprono gli artisti che del cast, ne fanno parte, si scopre il lato emotivo degli italiani, che si riconoscono nelle problematiche quotidiane, nei fallimenti e nelle riprese gloriose di riprogrammazione delle esistenze.
Il Maestro Pappi Corsicato fin dal 1994 ha diretto oltre quaranta video-documentari sull’arte e gli artisti contemporanei tra i quali: Richard Serra, Jeff Koons, Robert Rauschenberg, Jannis Kounellis, Anish Kapoor, Gilbert & George ed altri. Alcune di queste biografie sono state proiettate anche alla Tate ModernInternational modern and contemporary art di Londra e al Centre Pompidou di Parigi. Inoltre, Pappi Corsicato, ha curato la regia e l’allestimento scenico di opere liriche come “Carmen” nel 2000 al Teatro San Carlo di Napoli e “La voce umana”, al Ravello Festival nel 2006.
Napoli e la sua cultura; Pappi Corsicato ha mai pensato di fare un omaggio a Roma, così tanto bistrattata in questi ultimi anni?
No, in realtà no, sono sincero. Difficilmente diciamo, faccio film che riguardano le città, cerco più di fare film che riguardano le persone, il luogo dove queste persone vivono, la loro umanità, dove lavorano, dove si incontrano, dove si innamorano. La città, per me, diventa più un sottofondo, un contenitore, però non è che racconto una città quando penso ad una storia, non è diciamo, tra i miei pensieri quello di raccontare una città; però fino ad ora, poi, potrebbe succedere, chi sa! Per me è importante l’uomo in se stesso è l’essere con le sue emozioni, le vibrazioni che prova mentre, mentre fa arte con la sua esistenza!
“Vivi e lascia Vivere”, tratta di emozioni, eppure non è possibile filmare le emozioni se non renderle con delle inquadrature particolari che trasmettono allo spettatore proprio quella situazione emotiva ed intima che caratterizza l’approccio alla quotidianità di realtà particolari. Sono le piccole cose accarezzate dalla ripresa cinematografica, le inquadrature degli sguardi, i sobbalzi, più che le parole, a trasmettere le emozioni: il ricordo di Laura, mentre nella tavolata della sua famiglia “allargata” si spinge fino alla concretezza di un’algida visione, tra vetri, di Tony, Massimo Ghini, ormai protettodai carabinieri in una località sconosciuta poiché, diventato “collaboratore di giustizia”, lo Stato può offrire solo questa soluzione. Sarà proprio così? Il pubblico televisivo attende altre soluzioni al pari di quel suo film emotivamente suggestivo del 2007, “Lo scafandro e la farfalla”, dove il protagonista si risveglia dopo un lungo coma in un letto d’ospedale rischiando d’essere sepolto vivo.