C’è qualcosa che mi pizzica nell’ugola, è qualcosa ma cos’è non sò!
Ha il sapore della menta e della fragola e lo voglio chiedere a Dodò,
Dodò tenerissimo dicci tu cos’è!
È un azzurro albero giocalo con me
Si, giocalo con me dai!
C’è qualcosa che mi stuzzica la favola, c’è qualcosa ma cos’è non sò!
Fa il rumore della micia quando miagola e lo voglio chiedere a Dodò,
Dodò tenerissimo dicci tu cos’è!
È un azzurro albero giocalo con me
L’ albero Azzurro!
Ooooooooh ye!
Ci ha lasciati Tinin Mantegazza, scenografo,pittore e scrittore protagonista di spicco del teatro per ragazzi, illustratore e autore di libri per l’infanzia.
Inventore delle “telefiabe”: aveva ideato e realizzato il simpatico pupazzo
Dodò, protagonista della trasmissione Rai “L’albero azzurro”.
Aveva 89 anni. L’artista, affetto da diabete, è stato colto ieri pomeriggio da un
malore mentre si trovava nella sua dimora di Cesenatico, dove viveva da oltre
trent’anni: soccorso d’urgenza, è morto in serata all’ospedale Bufalini di
Cesana.
La sua carriera è partita nel 1958 Mantegazza in Rai, firmando importanti programmi rivolti ai bambini tra i 4 e i 7 anni, tra cui spiccano “Telefiabe” e “L’albero azzurro”, per il quale nel 1990 creò il simpatico uccello Dodò, pupazzo protagonista a pois giallo dal lungo becco. In Rai Tinin ha lavorato molto con la moglie Velia (anche regista)
Nella sua lunga carriera ha creato più di duemila pupazzi teatrali e televisivi. Sempre in Rai ha collaborato per oltre 18 anni con Enzo Biagi, realizzando i disegni delle schede dei programmi condotti dal giornalista, compreso “Il Fatto”. Ha fondato nel 1977 l’Astra, Associazione Teatro Ragazzi e nel 1978 la compagnia milanese Il Teatro del Buratto Come autore e illustratore per bambini ha pubblicato tra gli altri libri “La storia di Rosanna detta Cappuccetto Rosso” (Gallucci, 2012) e “I tre porcellini e il lupo puzzone” (Il Ponte Vecchio, 2005) ed ha illustrato la fiaba “Il mistero dei bisonti scomparsi” di Massimo Carlotto (Gallucci, 2015). In anni recenti Mantegazza ha scritto due libri autobiografico “Le sette vite di un creativo irriverente” (Corsiero editore, 2019) e “La libraia di piazzale Loreto. Vie, piazze e storie di Milano in guerra e liberata” (Corsiero Editore, 2016) e una raccolta di racconti “Restituiamo Roma al Vaticano. (con tante scuse) e altri esercizi di scrittura” (Corsiero Editire, 2019). Ha scritto anche il racconto “Il giocoliere” (Fondazione Tito Balestra Onlus, 2011).
Nato a Varazze (Savona) il 20 febbraio 1931, Tinin Mantegazza è cresciuto fin da bambino a Milano e ha cominciato prestissimo a disegnare, attratto in particolare dagli illustratori del “Corriere dei Piccoli”: i Tofano, i Rubino, i Manca, i Bisi. Proprio sul “Corrierino”, nel 1950, su invito del direttore Giovanni Mosca, pubblica le sue prime illustrazioni. Nel 1952 espone una serie di disegni alla Galleria San Fedele di Milano, che lo vedrà successivamente attivo come segretario. Nel 1953, con Sergio D’Angelo, Nando Pierluca, Enrico Baj e Joe Colombo, realizza la decorazione del locale esistenzialista Santa Tecla di Milano. Sempre a Milano nel 1957 (anno d’inizio della sua attività giornalistica, come illustratore del quotidiano “La Notte”), suoi disegni figurano alla Galleria Blu, accanto alle opere di Bruno Munari, Alberto Longoni, Fabio Massimo Solari. Due anni più tardi apre una piccola, ma vivace galleria (La Muffola), dove espongono pittori, ceramisti, disegnatori e si esibiscono giovani attori e cantanti come Giorgio Gaber, Enzo Jannacci, Maria Monti, Paolo Poli, Bruno Lauzi, Cochi e Renato. Nel 1962 inizia, con la moglie Velia, un lungo percorso artistico nel mondo del teatro d’animazione. Nel 1964, intanto, fonda a Milano il cabaret “Cab ’64″ cimentandosi anche come autore ed attore, scenografo e costumista. Da queste attività è assorbito durante tutti gli anni Settanta (fonda la cooperativa teatrale Il Buratto e dirige il Teatro Verdi di Milano), ma non abbandona la pratica pittorica come dimostra il ciclo politico di “Mandati, mandanti e sottomessi”, esposto alla galleria Il Dibattito nel 1974.
I successivi, numerosi impegni giornalistici e televisivi (nel 1989 inizia la collaborazione con Enzo Biagi) non lo distolgono dalla pittura. Durante i suoi frequenti soggiorni a Cesenatico (dove si trasferirà stabilmente nel 1990) si dedica ad una ricerca squisitamente estetica sulle luci e sui colori marini. Da questa insistita indagine scaturiscono alcune grandi imprese decorative, come quelle del 1996-’98 al ristorante ‘La Buca’ di Cesenatico. ‘Tredici Orizzonti di mare’ sono esposti nel 1999 nei saloni del Casinò di San Pellegrino Terme in occasione del Festival nazionale della poesia.