Alta si è levata la protesta proveniente da ogni parte del mondo e degli Usa; solo ieri la marcia su Washington, ma nei giorni scorsi, in molte città americane – da New York, a Los Angeles a Seattle – migliaia di persone sono scese in strada per manifestare nel nome di George Floyd, contro i metodi violenti della polizia americana e contro il razzismo imperante che è presente in tutta la società.
Alla fine è arrivato anche il contributo di Banksy al movimento globale “Black Lives Matter”, che raccoglie le proteste per la morte del cittadino afroamericano George Floyd, ucciso brutalmente da un poliziotto americano nei giorni scorsi.
L’artista inglese nato nella scena underground di Bristol – la cui vera identità rimane ancora sconosciuta – è considerato uno dei maggiori esponenti della street art mondiale ed ha pubblicato sul suo profilo instagram un’opera in cui raffigura la bandiera americana che sta iniziando a prender fuoco dalle fiamme provenienti da una candela accesa, tra fiori, altre candele e un piccolo quadro con un misterioso volto nero.
Banksy, da sempre con la sua arte ha potuto esprimersi su ogni questione attinente alla cultura, alla politica, all’etica; i suoi murales con toni satirici e sovversivi di critica politica e sociale infatti sono presenti nelle strade e lungo le pareti di molte città del mondo.
Manipolando sapientemente i codici comunicativi della cultura di massa, in chiave spesso ironica o sarcastica, è riuscito sempre a sensibilizzare tutto il suo pubblico su questioni sociali importanti.
Nel testo che accompagna il suo post, l’artista chiarisce che in prima battuta pensava di non esprimersi su quanto accaduto, lasciando lo spazio ai neri. Solo in un secondo momento ha avvertito la necessità di unirsi – a modo suo – al coro delle proteste, perché è evidente che le persone di colore da sole non ce la fanno, vengono ignorate dal sistema.
« Quindi non è un problema dei neri, è un problema dei bianchi e i bianchi devono risolverlo ».
Giovanna Spirito