Lo scrittore triestino, di origine slovena, Boris Pahor, 107 anni fra un mese, è il testimone vivente del conflitto nazionalista che vide contrapposta l’Italia, e la Jugoslavia, che ebbe inizio esattamente cento anni fa. Il 13 luglio 1920, infatti, l’allora bambino, Boris Pahor, fu testimone oculare dell’incendio appiccato al Narodni Dom la Casa della Cultura della minoranza slovena a Trieste, da una squadraccia del nascente regime fascista, che dette, appunto inizio a quella tragica stagione di violenze reciproche, che terminò solo con le foibe dopo la seconda guerra mondiale. E proprio ieri, centenario, appunto di quell’incendio doloso, i presidenti della Repubblica Italiana Sergio Mattarella, e della Repubblica Slovena, Borut Pahor, quasi omonimo per nome e cognome dello scrittore, hanno consegnato a quest’ultimo le massime onoreficenze dei rispettivi Stati, in segno di fratellanza e rispetto fra le due nazioni, oggi per fortuna pacificamente confinanti. probabilmente il libro più conosciuto di Boris Pahor, è “Necropoli”, un volume autobiografico, nel quale lo scrittore triestino, descrive la propria drammatica esperienza di sopravvissuto ai lager nazisti, che egli paragona infatti, ad una necropoli.
Ma i gesti simbolici compiuti ieri da Sergio Mattarella, e Borut Pahor, in rappresentanza di Italia e Slovenia, per rappresentare la riappacificazione non si sono esauriti con il conferimento delle onoreficenze incrociate allo scrittore triestino. I due Presidenti, infatti, si sono recati, insieme, sia al Narodni Dom, dove, appunto, iniziò la diatriba nazionalistica, sia alla Foiba di Basovizza. Proprio quest’ultima visita, è entrata nella storia, in quanto finora, nessun presidente nè jugoslavo, nè sloveno, si era mai recato in visita alle foibe, per paura probabilmente che tale visita potesse suscitare polemiche nel proprio Paese, quale surrettizio riconoscimento della realtà storica di tali terribili eventi, sempre pervicacemente negati da parte slava. Finalmente riteniamo che dopo un secolo, si sia chiusa definitivamente questa tragica pagina della storia, italiana ed europea.
Luca Monti