Il 10 agosto 1893, con l’approvazione della legge 449, nasceva ufficialmente la Banca d’Italia. L’istituto di Via Nazionale, vide la luce dopo lo scandalo della Banca Romana, che fu, forse la prima tangentopoli del nostro Paese, e costrinse la politica di allora, al salvataggio della banca della capitale, ponendola in gestione fiduciaria, che venne affidata, appunto alla neonata Banca d’Italia, per realizzare la quale vennero fuse la Banca Nazionale del Regno d’Italia, la Banca Nazionale Toscana, e la Banca Toscana di Credito per le Industrie e il Commercio d’Italia. Per i primi anni di vita, la Banca d’Italia non ebbe poteri di vigilanza sul sistema bancario, fino all’arrivo come direttore, nel 1900, di Bonaldo Stringher, in carica fino al 1928, che “impose’ alla politica tale visione pubblica dell’istituto di Palazzo Koch. Ed il suo successore Alberto Beneduce, fu forse, ancora piu’ rigido ed intransigente sul fronte dell’utilita’ pubblica, della Banca d’Italia, quale strumento di sviluppo dell’economia, anche in contrasto col sistema bancario, nazionale ed internazionale, tanto da doversi ritirare nel 1936, dopo un “infarto” piuttosto sospetto, occorsogli durante una riunione della Banca dei Regolamenti Internazionali di Basilea. Per il gioco dei corsi e ricorsi storici, allora come oggi evidentemente, il nemico dell”economia italiana, era l’Europa, alla politica monetaria della quale stiamo pagando le conseguenze, verra’ consegnata la Banca d’Italia con il D.lgs 43 del 10 marzo 1998, che segna la fine del controllo governativo sulla stessa, e sancisce la fine della nostra autonomia monetaria. Eppure la Banca d’Italia potrebbe rappresentare, ancora, la salvezza per il nostro Paese, avendo nella sua pancia, al 2015, la bellezza di 2.451,8 tonnellate di riserva aurea, ed un ingente quantitativo di denaro, vedasi la mostra inchiesta, in tre parti di qualche settimana fa, che potrebbero permettere la rinascita Italiana senza creare debito verso l’esterno. Cosa aspetta la politica a muoversi in tale direzione? O dobbiamo pensare, forse in malafede, ma come disse Andreotti: “A pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca”, di esser di fronte ad un nuovo e ben piu’ grave scandalo della Banca Romana?
Luca Monti