E’ di ieri la notizia dell’arresto, ad Hong Kong, dell’editore Jimmy Lai, a capo della holding Next Digital. Lai, che alle nostre fonti risulta avere anche passaporto inglese, e’ accusato, secondo i media statali cinesi di: “….Essere un sostenitore della rivolta….e di aver con le sue pubblicazioni, in particolare Apple Daily, aver istigato l’odio, diffuso voci e diffamato le autorita’ di Hong Kong ed il Continente per anni.”
Il Global Times, annuncia l’arresto anche di due dei figli di Jimmy Lai, e di due importanti dirigenti di Next Digital. Secondo alcuni analisti tuttavia, l’arresto di Lai, rappresenterebbe una ritorsione del governo di Pechino, verso quello di Washington, “reo” di intromettersi troppo negli affari interni cinesi riguardanti la repressione delle rivolte democratiche ad Hong Kong, e delle minoranze etniche nello Xinjiang. E probabilmente non e’ un caso che il portavoce del ministero degli esteri cinese, Zhao Lijian abbia affermato che: “In risposta ai comportamenti sbagliati degli Stati Uniti, la Cina ha deciso di imporre sanzioni a quegli individui che si sono comportati male su questioni relative ad Hong Kong.”
Sicuramente Jimmy Lai, corrisponde al profilo di uno degli individui citati dal portavoce ministeriale cinese, ed il governo di Pechino, forte della nuova legge sulla sicurezza, che si basa anche sul presupposto della “collusione con potenze straniere”, ha proceduto al suo arresto. Gli analisti, tuttavia sostengono che l’editore anglocinese, si sarebbe esposto, prestando il fianco alle accuse governative, con alcuni viaggi negli Usa, lo scorso anno, per incontrare a Washington, il Vicepresidente Mike Pence, ed il Segretario di Stato, Mike Pompeo. Ed anche in questo frangente non sembra casuale la risposta all’arresto di Jimmy Lai, pubblicata sul profilo Facebook ufficiale del Dipartimento di Stato Usa, a firma dello stesso Pompeo, che riportiamo qui sotto.
Tuttavia, appare degna di nota la reazione della societa’ civile di Hong Kong, che sembra essersi schierata, in modo silente, ma compatto ed efficace dalla parte di Jimmy Lai, attraverso gli acquisti massicci della sua rivista Apple Daily, con le copie vendute, passate in un sol giorno da 70mila a 550mila, e con il consolidamento in borsa delle azioni della sua Holding Next Digital, aumentate di valore, sempre su base giornaliera del 520%.
Tale reazione ha creato probabilmente un corto circuito nel sistema cinese di rigido controllo dell’economia, e potrebbe riservare spiacevoli sorprese al governo di Pechino. Ma prima di ogni considerazione geopolitica, va messa in evidenza la gravita’ dell’arresto di un editore indipendente, che a nostro avviso, rappresenta palese violazione della liberta’ di stampa, vista l’indefinitezza delle accuse verso Jimmy Lai, e ci piacere vedere tutti i giornalisti e tutti gli editori del nostro Paese schierati in sua difesa, perche’ non puo’essere tollerata, o peggio ancora sdoganata, col silenzio, la repressione della liberta’ d’espressione sulla quale si basano sia la liberta’ di stampa, che la stessa professione giornalistica. Occorre che si alzi forte la voce dell’informazione per denunciare casi del genere, ovunque nel mondo.
Luca Monti
“Io aderisco, a titolo personale, alla campagna #Dubitoergosum a difesa della liberta’ di stampa e d’opinione.”