Oggi a Piazza Monte Citorio, gli avvocati capitolini delle maggiori realtà associative nazionali Associazione Nazionale Giuristi Democratici insieme a Unione Camere Penali Italiane-Osservatorio Avvocati Minacciati, Legal Team Italia, Associazione Italiana Giovani Avvocati (AIGA), Associazione Studi Giuridici sull’immigrazione (ASGI), MGA sindacato nazionale forense, Magistratura Democratica, Movimento Forense hanno organizzato una manifestazione a cui ha aderito anche il Consiglio Nazionale Forense per ricordare Ebru e chiedere la liberazione di Aytac Unsal e di tutti i difensori, magistrati, parlamentari, giornalisti, accademici e docenti, detenuti ingiustamente nelle carceri turche.
Ebru Timtik è morta in difesa della giustizia, del diritto alla difesa e della dignità della professione forense, dopo aver intrapreso la sua ultima battaglia, uno sciopero della fame lungo e sofferto che ha segnato la fine della sua esistenza ma l’inizio di una nuova consapevolezza da parte di tutti, non solo degli operatori del settore.
L’Avv. Aytac Unsal, detenuto e condannato in appello in un processo farsa celebratosi in violazione di ogni regola, dopo 213 giorni di sciopero della fame, dopo la morte di Ebru e dopo la mobilitazione internazionale dell’avvocatura e dell’opinione pubblica, il 3 settembre è stato temporaneamente scarcerato sulla base della perizia medico legale che ha definito le sue condizioni di salute incompatibili con il regime di detenzione.
Questo processo ha un’importanza politica nella gravità in cui si esprime perché da una parte c’è quel pericolosissimo e intollerabile atteggiamento di sovrapposizione dell’avvocato con il proprio assistito – distorcendo così il senso della professione forense che altro non è che la garanzia dei diritti di tutti i cittadini – e dall’altra ha una feroce valenza intimidatoria verso tutti gli altri avvocati e professionisti turchi che non si allineano alle idee di Erdogan.
Ciò non è più tollerabile.
Per queste ragioni gli avvocati romani oggi chiedono che il Governo italiano, l’Unione europea e il Consiglio d’Europa facciano sentire la propria voce denunciando la responsabilità della Turchia per queste morti, e intraprendano ogni azione necessaria per garantire il diritto alla vita e al giusto processo per Aytac e per tutti gli avvocati ancora ingiustamente detenuti.