Nel 2019, Antonini e i suoi legali fanno una prima diffida a Facebook Europa.
«Mi sono visto cancellare il profilo e la pagina politica, dalla sera alla mattina» dice Antonini, «In un sol colpo tutto è sparito senza alcuna spiegazione».
Antonini decide quindi di scrivere ai legali di Facebook: «Da lì iniziata una piccola odissea giudiziaria. La pagina è stata nascosta, mentre il profilo personale, dopo varie sollecitazioni, viene ripristinato a marzo, ma limitato nelle funzioni. Ad esempio, ho perso il controllo di alcuni gruppi che amministravo. Da marzo arriviamo ad oggi, quando mi viene di nuovo cancellato il profilo proprio alle porte di una causa di mediazione».
Sono molti i cittadini che si trovano nella stessa situazione di censura. Il problema più grande riguarda però il fatto che molte di queste pagine, come quella di Antonini, si dedicano non solo ad attività politica, ma anche professionale. Antonini infatti è a capo di una cooperativa sociale a Roma, dove si fanno lavori utili per il terzo settore (Spazio nostrum).
«Mi hanno messo il bavaglio. Non ho violato nessuno standard del social, non c’è stato alcun richiamo o prima ammonizione. Se non piace ciò che comunichi ti fanno fuori».
Antonini pagava circa 2000€ l’anno per le sponsorizzazioni, soldi che Facebook non gli ha restituito.
«Il danno di immagine è forte. Contavamo più di 20.000 follower e engagement importanti. Adesso i follower si chiedono cosa ci è successo e perché hanno cancellato la pagina. Tutto questo getta su di noi un alone di incompetenza di cui non abbiamo colpa».
Antonini termina con un ammonimento per tutti gli utenti: «La mia pagina era molto controllata, ma con questo clima di anti-politica e sovranismo dilagante, la mannaia può calare su chiunque e all’improvviso. La libertà non è garantita da un social come Facebook».
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Redazione