La Rai ha aderito a questa giornata con un’iniziativa suggestiva: dalle 17.30 di domenica 1 novembre e fino alla mattina del 3 novembre, sulla facciata della sede di viale Mazzini di Roma, scorreranno i nomi di 77 tra giornaliste e giornalisti caduti nella quotidiana battaglia per un’informazione completa e veritiera.
Con la risoluzione A/RES/68/163, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 2013 ha proclamato il 2 novembre la “Giornata internazionale per porre fine all’impunità per i crimini contro i giornalisti” al fine di esortare gli Stati membri a mettere in atto misure specifiche per combattere l’attuale cultura dell’impunità. La data è stata scelta in ricordo dell’assassinio di due giornalisti francesi in Mali il 2 novembre 2013.
Questa storica risoluzione condanna tutti gli attacchi e le violenze perpetrati contro giornalisti e agenti dei media; esorta gli Stati membri a fare tutto il possibile per prevenire tale violenza e garantire che gli autori di questi crimini siano assicurati alla giustizia; invita inoltre gli Stati a promuovere un ambiente sicuro che favorisca l’esercizio della professione di giornalista in modo indipendente e senza interferenze inappropriate.
Il fulcro di questa risoluzione sull’impunità deriva dalla situazione preoccupante degli ultimi undici anni, durante i quali quasi 1.000 giornalisti sono stati uccisi per aver cercato di scoprire alcuni eventi e informare il pubblico. La maggior parte dei cronisti viene assassinata in contesti non di guerra e 9 casi su 10 restano impuniti.
Queste cifre non includono i molti altri giornalisti che affrontano quotidianamente aggressioni non mortali, comprese torture, intimidazioni e molestie oltre ai rischi specifici per le giornaliste donne, inclusa la violenza sessuale.
L’impunità promuove l’impunità e alimenta un circolo vizioso. A soffrirne è l’intera società perché l’accesso all’informazione, sia essa economica, sociale o politica, affidabile e di qualità è la pietra angolare della democrazia, del buon governo e di istituzioni efficaci.
Per questo è stata stilata anche la Dichiarazione di Jakarta – durante la celebrazione della Giornata mondiale della libertà di stampa a Jakarta, Indonesia (1-4 maggio 2017) – testo fondamentale che affronta altre importanti sfide oltre alla sicurezza dei giornalisti, vale a dire le fake news e più in generale la proliferazione di contenuti falsificati.
La Dichiarazione sottolinea “l’importanza, per la vita democratica civica e politica, di un giornalismo di interesse pubblico di alta qualità, compreso il giornalismo investigativo, che rispetti gli standard professionali ed etici e goda della protezione della riservatezza delle fonti, e riconosce che tale giornalismo rappresenta un bene pubblico per tutti i membri della società ”.
Questo giorno è di grande importanza per le agenzie delle Nazioni Unite, i governi, i media, la società civile e contribuisce inoltre alla realizzazione di uno dei punti previsti dalla nuova Agenda 2030 delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile ovvero la promozione di società giuste, pacifiche e inclusive.