Difende lo smartworking nella pubblica amministrazione, annuncia che nel giro di pochi anni i servizi online saranno più efficienti ma non nasconde le criticità e richiama i dirigenti che, nel caso, devono licenziare i «furbetti del divano». La ministra della Pubblica Amministrazione, Fabiana Dadone, ieri ha annunciato in un question time alla Camera che nella nota di aggiornamento al documento di economia e finanza ci sarà un disegno di legge con nuove disposizioni sul lavoro agile: «Ritengo giusto metterlo al centro del dibattito parlamentare». Non che che arriverà presto un decreto ministeriale che conterrà gli «indicatori di performance», per fornire alle amministrazioni pubbliche «prime indicazioni metodologiche per l’organizzazione del lavoro agile a regime». Ha anche precisato che bisogna «ripensare aspetti e istituti tipici che a mio avviso dovranno essere al centro della prossima tornata contrattuale, come il diritto alla disconnessione e alle connesse fasce di reperibilità e contattabilità, alla sicurezza sul posto di lavoro, all’utilizzo dei dispositivi tecnologici, alle modalità di valutazione e degli aspetti disciplinari, per un adeguato bilanciamento dei diritti e dei doveri».
Ministro Dadone, come si è abbattuta l’emergenza Covid sulla pubblica amministrazione?
«Come in tutti i settori, è stata un grave problema da affrontare con fermezza. A febbraio siamo stati i primi al mondo a parlare di lavoro agile per affrontare il virus e riuscire allo stesso tempo sia a mantenere il distanziamento fisico sia a erogare i servizi essenziali».
Lo smartworking ha reso più produttivi o no i dipendenti pubblici?
«Ha reso produttivi i dipendenti pubblici in una situazione la cui alternativa sarebbe stata chiudere gli uffici del tutto. Nella fase emergenziale sono emersi casi di eccellenza e situazioni di difficoltà, com’era naturale che fosse. Quando avremo lo smartworking ordinario, ne testeremo i risultati. Tutte le ricerche, però, dimostrano che incrementa la produttività».
Ma dopo i furbetti del cartellino non c’è il rischio di una crescita dei furbetti del divano? Avete sistemi di controllo efficaci, dati o evidenze?
«Il furbetto è tale anche se lo si obbliga a stare alla scrivania o gli si mette una telecamera. Il furbetto va licenziato. Se pensiamo che crescano o diminuiscano in base alle scelte politiche generali e non in base alle scelte organizzative del dirigente, forse non abbiamo chiaro in mente cosa sia un ambiente di lavoro. Lo smartworking è uno strumento molto potente in mano alla dirigenza, una modalità che funziona per obiettivi misurabili, capace di stanare chi batte la fiacca».
Negli ultimi anni ci sono stati progressi nella digitalizzazione degli uffici pubblici. Significa che presto potremo avere nuovi servizi senza fare file?
«Il Recovery plan ci darà infrastrutture che permetteranno l’interconnessione delle banche dati e la reingegnerizzazione dei processi amministrativi. Intanto abbiamo accelerato gli iter autorizzativi per l’installazione della banda ultra larga e il 28 febbraio ci attende uno switch importantissimo: tutti i servizi pubblici digitali dovranno transitare su AppIO, saranno al tempo stesso accessibili via Spid e i pagamenti verso le amministrazioni dovranno passare da PagoPa. Avremo moltissimi servizi online, ma anche gli italiani saranno più preparati per poterne usufruire…
(Fonte: IlTempo.it)
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