La Fondazione Carolina e Parole O_stili lanciano la campagna #PallediNatale: un progetto di informazione e sensibilizzazione che promuove la cultura digitale, ponendo l’accento sugli elementi etici e di responsabilità delle persone nell’uso della Rete.
È vero che i social media sono luoghi virtuali ma le persone che vi si incontrano sono reali, per questo occorre prestare attenzione a come ci si esprime.
Fondazione Carolina https://www.fondazionecarolina.org/– che da molti anni si occupa di educazione digitale per ragazzi – è dedicata a Carolina Picchio, la prima vittima riconosciuta di cyberbullismo in Italia, giovane ragazza che a soli 14 anni si tolse la vita nel gennaio del 2013, esasperata dagli atti persecutori di cinque bulli, o come titolarono i più importanti quotidiani dell’epoca “Uccisa da 2.600 like”.
A quell’evento così drammatico seguì la legge n. 71 del 29 maggio 2017, primo strumento che ha definito e affrontato concretamente questo problema, puntando a favorire una maggiore consapevolezza fra i ragazzi sull’importanza di non assumere atteggiamenti persecutori e che fornisce una definizione giuridica di “cyberbullismo” come «qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali in danno di minorenni, realizzata per via telematica, nonché la diffusione di contenuti on line aventi ad oggetto anche uno o più componenti della famiglia del minore il cui scopo intenzionale e predominante sia quello di isolare un minore o un gruppo di minori ponendo in atto un serio abuso, un attacco dannoso, o la loro messa in ridicolo».
Grazie a questa legge molte cose sono cambiate e tante devono esser ancora fatte, ma la prevenzione e la sensibilizzazione degli adolescenti oggi parte dalla scuola, e ciascun minore ultraquattordicenne vittima di cyberbullismo può inoltrare al titolare del trattamento o al gestore del sito del social un’istanza per l’oscuramento, la rimozione o il blocco dei contenuti diffusi in Rete. Se entro 24 ore il gestore non avrà provveduto, l’interessato potrà rivolgere analoga richiesta al Garante per la protezione dei dati personali, che rimuoverà i contenuti entro 48 ore, compilando il reclamo presente sul sito dell’Autorità Garante.
https://www.garanteprivacy.it/web/guest/home/docweb/-/docweb-display/docweb/6732688
Parole O_stili, https://paroleostili.it/ è un’associazione no-profit che da molti anni è impegnata contro la violenza del linguaggio usato in rete perché tweet, post, status e stories purtroppo sono sempre più aggressivi.
Parole O_Stili ha l’ambizione di ridefinire lo stile con cui le persone stanno in rete, diffondendo l’attitudine positiva a scegliere le parole con cura, consapevoli dell’importanza e della necessità di dare un esempio ai ragazzi.
Il Manifesto della comunicazione non ostile è un manifesto pensato in dieci punti che prova a indicarci la rotta costituendo un impegno di responsabilità condivisa, volto a favorire comportamenti rispettosi e civili affinché la Rete diventi un luogo accogliente e sicuro per tutti.
1
Virtuale è reale
Dico e scrivo in rete solo le cose che ho il coraggio di dire di persona.
2
Si è ciò che si comunica
Le parole che scelgo raccontano la persona che sono: mi rappresentano.
3
Le parole danno forma al pensiero
Mi prendo tutto il tempo necessario a esprimere al meglio quel che penso.
4
Prima di parlare bisogna ascoltare
Nessuno ha sempre ragione, neanche io. Ascolto con onestà e apertura.
5
Le parole sono un ponte
Scelgo le parole per comprendere, farmi capire, avvicinarmi agli altri.
6
Le parole hanno conseguenze
So che ogni mia parola può avere conseguenze, piccole o grandi.
7
Condividere è una responsabilità
Condivido testi e immagini solo dopo averli letti, valutati, compresi.
8
Le idee si possono discutere. Le persone si devono rispettare
Non trasformo chi sostiene opinioni che non condivido in un nemico da annientare.
9
Gli insulti non sono argomenti
Non accetto insulti e aggressività, nemmeno a favore della mia tesi.
10
Anche il silenzio comunica
Quando la scelta migliore è tacere. Taccio.