Carlo Orlandi è un ingegnere, per oltre trent’anni collaboratore di un’importante multinazionale del settore automobilistico, che però, un po’ come Luciano De Crescenzo, si è dedicato sempre anche allo studio dei misteri del cosmo e degli interrogativi essenziali dell’uomo: spaziando dalla fisica alla filosofia, dalla religione alla psicologia. “CAMMINO” (Albatros Edizioni, 2019) è stato il suo primo libro, che apre una “duplice porta”, diremmo, sull’infinito e sull’infinitesimale.
E’ stato presentato presso la scuola English Cambridge School di Via del Casale di S Nicola (nei pressi dell’Olgiata): scuola voluta, a suo tempo, dalla Living the Future Foundation, Fondazione, nata nel 2016, che vuole aiutare le famiglie che, in tutto il mondo, sono costrette a migrare, e non riescono quindi ad assicurare ai propri flgli una regolare istruzione.
Fabrizio Federici: Tu nella vita sei un ingegnere, con all’attivo varie esperienze professionali (tra cui, fondamentale, quella, più che trentennale, presso un’importante multinazionale del settore automobilistico). Però hai molte passioni, tra loro anche assai diverse: lo sport (praticato soprattutto in gioventù), la musica, l’interesse per la fisica, la psicologia, la religione. Che cosa. soprattutto, ti spinge a scrivere, occupandoti, poi, soprattutto dei “quesiti di base” che attendono l’uomo su questa Terra?
Carlo Orlandi: E’ vero, ho molte passioni ed ho avuto la fortuna di poterle praticare anche se non fino in fondo, come avrei voluto e questo resta un mio cruccio. Ho fatto il corridore automobilistico, lo sciatore agonista, il canottiere, mi hanno sempre appassionato la psicologia, la musica, la fisica e la spiritualità. Anzi proprio questa mi ha accompagnato tutta la vita. Qualcuno potrebbe pensare ad un uomo dinamico: forse è così, non so, ma tutto nasce dalla sofferenza. Un’infanzia difficile con violenze psico-fisiche che hanno intaccato un carattere molto sensibile; quindi ho sempre cercato di mettermi alla prova e di fare introspezione. Dalla sofferenza impari ad essere o un po’ più saggio o un po’ più cattivo. E l’introspezione porta necessariamente a porsi dei “perché”. E’un cammino lungo, faticoso e doloroso ma per me è l’unica via.
Nella presentazione di questo tuo libro, “Cammino”, sottolinei che uno dei “leit-motiv” della tua vita è la lotta con te stesso: in definitiva, come per tanti altri uomini (esclusi quelli che vivono felici della loro ignoranza, pochezza ed anche presunzione, senza neanche porsi il problema di migliorare), il continuo sforzo di migliorarsi, di elevarsi spiritualmente e intellettualmente vincendo anche quelle che sono le proprie resistenze interne. Puoi parlarci meglio di quest’aspetto così importante della tua vita, che ovviamente, si riflette anche nei tuoi scritti, e che anzi, traspare già dal titolo stesso di questo tuo primo libro, appunto “Cammino”?
Il soffermarmi sui “perché”, come dicevo, è stato un percorso obbligato in quanto, per cercare di lenire la mia sofferenza interiore, non ho scelto la strada luccicante e seduttiva del nostro bel mondo basato sul consumismo che mette un coperchio alla sofferenza interna, anzi per essere sincero, ho provato questa strada ma il grido interno è stato più forte del chiassoso esterno. La conseguenza più diretta dell’introspezione sono proprio le domande ancestrali a cui l’essere umano non può rispondere e con le quali ci si dovrebbe confrontare per dare il giusto valore alla realtà.
Passando ai contenuti, poi, “Cammino” è, in sintesi, soprattutto un’ indagine – a carattere sia filosofico che sociologico – su questa società attuale, sempre più nevrotica, disorientata, autolesionista; da un lato pervasa da timori apocalittici, dall’altro quasi felice di suonare sull’orlo dell’abisso, un po’ come la celebre orchestrina del “Titanic”. Premesso che l’ Autore non è mai il più obbiettivo giudice delle sue creazioni, cosa rappresenta, per te, questo libro?
Con la stesura di questo libro sono riuscito a sintetizzare 60 anni di vita, di esperienze e di meditazione. Purtroppo questo in mondo frenetico “The show must go on”, come definisce bene il titolo di questo brano dei Queen e quindi ruotiamo freneticamente dentro un cilindro pensando che correndo sempre di più, si possa ottenere la felicità. La felicità è solo un miraggio nel deserto umano che abbiamo creato. Questo libro rappresenta un “grido nel deserto”.
Libro che, non dimentichiamo, inizialmente – come riveli nella prima pagina – era stato pensato per lasciare in eredità a tua figlia qualcosa di più personale ed intimo. Come hai deciso, poi, di scriverlo sostanzialmente per tutti, allargando il più possibile la platea dei destinatari?
Inizialmente volevo lasciare a mia figlia qualcosa di intimo, cioè il mio pensiero ovvero la parte più profonda della mia anima. Poi ho pensato che forse tutto ciò che avevo scritto, a qualcuno avrebbe potuto essere utile. E ho deciso di pubblicarlo a mie spese e ho preso l’impegno di devolvere in beneficienza il ricavato. Così è stato. L’odierna presentazione sarà l’occasione per dare il mio contributo alla organizzazione di beneficienza Living the Future Foundation che ci ospita la cui missione è istruire, formare ed integrare i ragazzi, un po’ meno fortunati, in un’oasi di pace e tranquillità.
Consumismo, pseudocultura di massa, mirabolanti prospettive di sviluppo basate, in realtà, su indicazione di falsi traguardi e, al contrario, sottovalutazione dei problemi reali: questi, alcuni dei tratti più negativi della società contemporanea evidenziati nel saggio, e su cui ci siamo già un po’ soffermato nella terza domanda. .Non possiamo fare a meno di pensare a quel che il mondo ora sta vivendo con la pandemia da Coronavirus. Quando, più di 1 anno fa, iniziasti a scrivere il libro, per caso presentivi l’arrivo di qualche improvvisa emergenza che avrebbe potuto porre in primo piano tutto questo?
Che si creda o no, in un passo del Vangelo secondo Matteo, il Maestro predice come inizieranno le tribolazioni per l’umanità. Cito testualmente: “ Sentirete di guerre e di rumori di guerre. Guardate di non allarmarvi perché deve venire, ma non è ancora la fine. Si solleverà azione contro nazione e regno contro regno; vi saranno carestie e terremoti in vari luoghi ma tutto questo è solo l’inizio dei dolori” (Mt 24,1-7). Tutte queste cose accadono da migliaia di anni ma cosa sono manciate di millenni in confronto, ad esempio, alla nascita dell’Universo avvenuta circa 14 miliardi di anni fa? Ora, direi che il Covid 19 fa parte senz’altro di questa profezia. Certo, la durata dei tempi di cui parla Gesù, non possiamo stabilirla in nessun modo (di questo passo, infatti, son state date varie interpretazioni, per capire a quali precisi momenti della storia Cristo si riferisse, N.d.R.). Tuttavia, una questione che mi fa riflettere è la seguente: l’Umanità riuscirà a capire che nonostante tutta la tecnologia, tutta la scienza, tutto il sapere è bastato un organismo microscopico a mettere in ginocchio il Pianeta in pochissimo tempo? E il virus non guarda in faccia nessuno, né i ricchi, né i potenti, né gli arroganti e né la superbia di questa umanità, colpisce come la Morte che non guarda in faccia nessuno. Questa è la realtà ed il monito su cui bisognerebbe riflettere. Mentre, quando ho scritto il libro, ho sempre tenuto a mente questo passo del Vangelo di Matteo.
Infine, quale sarà l’oggetto del tuo prossimo saggio?
Premetto che non sono uno scrittore, “CAMMINO” è stato il frutto di una ispirazione. In questo momento non so se nella mia vita ci sarà un’altra analoga situazione che mi porti a scrivere un altro libro. Possibili temi sui quali mi piacerebbe soffermarmi sono: il male, l’odio, la paura e la solitudine. Ma devo ancora fare altri progressi per poterne parlare.
Fabrizio Federici
Redazione