Il Lazio è la regione del centro Italia con la maggiore superficie coltivata a biologico, che nel 2020 è arrivata a 144 mila ettari di terreno, superando di poco la Toscana e il Molise che invece ha 104 mila ettari. E’ quanto confermano i dati Ismea relativi all’anno 2020. Un anno nel quale si è registrato un record di alimenti biologici e consumi domestici, dovuto anche alla pandemia, che ha spinto i consumatori ad orientarsi verso prodotti più salutari e Made in Italy.
“In quest’ottica – commenta il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri – non possiamo che accogliere positivamente l’approvazione da parte della Commissione Agricoltura del Senato della proposta di legge che prevede, tra le altre misure, l’introduzione di un marchio per il bio italiano. E’ quanto abbiamo chiesto come Coldiretti, proprio per contrassegnare tutti i prodotti biologici ottenuti da materia prima italiana, che potranno essere valorizzati sul mercato con l’indicazione “biologico italiano”. Questo ovviamente protegge tali prodotti dalle usurpazioni e imitazioni e fornisce una maggiore tutela ai consumatori”.
Per garantire una maggiore tracciabilità dei prodotti, il ddl prevede anche l’utilizzo di piattaforme digitali, che consentiranno di avere piena informazione sulla loro provenienza. Non mancheranno le sanzioni per fermare le frodi del settore e i controlli per garantire la terzietà dei soggetti incaricati.
L’incidenza della superficie biologica nel nostro Paese ha raggiunto nel 2019 il 15,8% della Superficie Agricola Utilizzata (SAU) a livello nazionale. Valori alti nelle regioni del centro Italia con il Lazio (23,2%), le Marche (22,2%), la Toscana (21,7%) e l’Umbria (13,9%).
“Dati senza dubbio incoraggianti – conclude Granieri -ma se da un lato assistiamo ad una crescita di questo settore, dall’altra dobbiamo prestare massima attenzione all’invasione di prodotti biologici da Paesi extracomunitari, che fanno registrare un incremento complessivo a livello nazionale del 13,1% delle quantità totali nel 2019 rispetto all’anno precedente. Siamo davanti ad una vera e propria invasione, che rende ancora più urgente dare la possibilità ai consumatori di distinguere sullo scaffale i veri prodotti biologici Made in Lazio. E’ fondamentale rafforzare i controlli sui cibi bio importati che non rispettano gli stessi standard di sicurezza Europei”.
Le categorie di prodotto biologico più importate, sono cereali, le colture industriali e la frutta fresca e secca, con un’incidenza rispettivamente del 30,2%, 19,5% e 17,0%. I tassi di crescita delle importazioni bio più rilevanti si sono avuti per la categoria di colture industriali (+35,2%), di cereali (16,9%) e per la categoria che raggruppa caffè, cacao, zuccheri, tè e spezie (+22,8%).
Andrea Calandra