Di Carlo Priolo, economista, sociologo e avvocato
26 gennaio 2021 piazza Monte di Citorio dalle ore 9 alle 14. Vi porteremo sul tetto del mondo per conoscere come si misurano le parole “democrazia” e “libertà”.
Due parole magiche, usate come il pane e l’acqua, presenti nella millenaria storia dell’umanità nello spazio e nel tempo. Usate dai potenti del mondo, auspicate dai diseredati di ogni ordine e grado, vinte e trionfanti da parte dei rivoluzionari di tutti i Paesi. Oggetto di studio di filosofi, di scienziati, di poeti, di scrittori, traiettoria di immensi pittori e scultori, luogo eterno di confronti, di dibattiti tra illustri pensatori. Elemento primo di guerre feroci, di conquiste e di sconfitte. Forza dirompente di rinascita e di speranza, fatale delusione per precipitare nell’abisso, ferita nativa dell’anima che fa dire al protagonista del poema di Herman Melville “Bartleby lo scrivano” “ prefererei di no”, parallela all’incipit del libro di Franz Kafka:
“Qualcuno doveva aver calunniato Joseph K. perché, senza che avesse fatto niente di male, una mattina fu arrestato”, elegante espediente del poeta francese Paul Eluard che termina la sua poesia sul vigore ritrovato // sul pericolo svanito // su l’immensa speranza //scrivo il tuo nome //e in virtù di una parola // ricomincia la mia vita // sono nato per conoscerti // per chiamarti //Libertà.
Forse solo Karl Marx, che ha corretto Georg Wilhelm Hegel, Sigmund Freud e Max Weber sono stati capaci di indicare il gradiente per capire il pensiero dell’uomo.
Il caso ha voluto che ho incontrato degli anonimi Signori, come quegli anonimi eroi del quotidiano dimenticati dagli uomini che fanno la storia, che hanno intuito di dare al loro nascente movimento politico il nome altisonante “Democrazia del Popolo” e con inconsueto galateo mi hanno invitato ad interpretare secondo scienza e coscienza i due termini “democrazia” e “popolo”.
Ma personalmente cosa c’entro in tutto questo io che sono il sig. “nessuno” e ho agito da sempre secondo le parole scolpite nel mio vissuto “preferirei di no”. Chiedetelo a Jacopo un bambino che ho incontrato al crocevia del destino quando ormai il viaggio si era fatto corto, per dirla con le parole di Oriana Fallaci. Quando ho guardato i suoi occhi ho capito che era il messia, l’ambasciatore di Gesù di Nazaret, che Ida Magli mi ha spinto a viverlo con una fede più forte. Jacopo mi ha insegnato ad interpretare il miracolo di Gesù.
Gesù gli disse: «Àlzati, e cammina». (Giovanni 5:1-8 – La Bibbia) l’interpretazione che nessuno ha mai dato. Gesù libera Lazzaro dall’angoscia che gli impedisce di essere, l’abbandono dalla vita per lasciarsi morire. Così i Cristiani andarono pellegrini nel mondo a diffondere il Verbo del Cristo il mistero della vita e della morte. Gesù con un gesto invita alla solidarietà divide il poco pane e dice prendete e mangiatene tutti.
Una paralisi morale, causata dalla politica e dalla religione del tornaconto personale, dal vandalismo istituzionale, di un tempo che fugge dalla libertà. La fuga è conseguenza della paralisi, nel momento in cui i viventi comprendono la propria condizione, ma fuggire, lasciar perdere, abbandonarsi e morire, è destino che condanna all’inerzia, tradisce il verbo del Cristo, crocefisso dai reprobi. Lui esorta: alzati e cammina.
Ora gli umiliati e gli offesi, Fëdor Dostoevskij, spettatori della decadenza della nobile indecenza e immonda ignoranza dei componenti della linea di comando che domina sugli oppressi, sui territori italici occupati da famelici personaggi che hanno conquistato i posti di potere con l’inganno e una legale corruzione, non avendo più nulla da perdere, alzano la testa, SI ALZANO E CAMMINANO, ricordando i fasti della grande Roma, Caput Mundi.
Gaio Sallustio Crispo, detto Sallustio (1.10.86 a.C. – 13.5.34 a.C.) “Il bisogno rende forti anche i paurosi.” “Con la concordia le piccole cose crescono, con la discordia anche le più grandi vanno in rovina.” “La prosperità mette alla prova persino l’animo dei saggi.” “La gloria delle ricchezze e della bellezza è effimera e fragile, la virtù è un bene splendido ed eterno.”
Arianna Calandra