Silenzio tombale delle istituzioni. Ancora nessuna risposta dopo l’appello mediatico del Sindacato Sicel, fatto direttamente da Giampiero Tofani, suo funzionario nazionale, che nel febbraio scorso, davanti al Palazzo Valentini – sede della Città Metropolitana di Roma – denunciava pubblicamente la presenza di «costi aggiuntivi per accedere al servizio del Difensore Civico assolutamente non congrui da luglio 2020» rispetto al normale iter di inoltro delle richeste di assitenza allo stesso ente da parte dei cittadini di Roma e Provincia, che avrebbero fruito del servizio.
In effetti, così come si apprende dall’esposto datato 18 febbraio 2020, inoltrato dallo stesso sindacato alla Corte dei Conti, per tutti i cittadini richiedenti la tutela dei propri diritti eventualmente lesi dalla pubblica amministrazione, si sarebbe addizionata alla normale procedura di semplice invio di raccomandata postale o elettronica “e null’altro..”, anche “la notifica obbligatoria alla controparte”. L’iter si è «aggravato nei tempi e nei costi» come avverte lo stesso Tofani: «Allungando di circa un mese i tempi della richiesta di assistenza pratica che ha così un costo aggiuntivo, variabile tra i 250 e i 400 euro».
Ad aggravare la posizione dello stesso Difensore Civico, prosegue la segnalazione del Sicel, c’è anche la «palese incompatibilità di indennizzo annuale liquidato dal Comune di Roma all’ente, di circa 72mila euro lordi» perché da determine comunali si evince la parificazione del compenso annuo lordo del Difensore Civico a quello del Presidente della Città Metropolitana, carica quest’ultima che – secondo il decreto legislativo n. 56 del 7 aprile 2014 (meglio conosciuto come Legge Delrio) – non deve più percepire alcuna indennità.
Michelangelo Letizia