Un’altra pagina nera per i diritti umani in Turchia è stata scritta in questi giorni.
Dopo la Polonia, che a luglio 2020 ha abbandonato l’accordo ratificato a Istanbul perché, secondo l’esecutivo ultra-conservatore polacco, conterrebbe «concetti ideologici» non condivisibili, tra cui quello sul sesso «socio-culturale» in opposizione al sesso «biologico»
https://www.paeseroma.it/2020/07/29/la-polonia-esce-dalla-convenzione-di-istanbul/
anche la Turchia – dopo averlo preannunciato da più di un anno – si è ritirata dalla Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica.
L’accordo è noto come Convenzione di Istanbul proprio perché fu ratificato nella città turca e la Turchia, per mezzo del suo presidente Erdogan, è stato il primo Paese a firmarla.
Ieri, invece, lo stesso Erdogan ha reso ufficiale il ritiro, affermando che tali misure sono necessarie perché questo accordo sarebbe contrario alle norme dell’Islam e incoraggerebbe divorzio e omosessualità.
Molte le manifestazioni di protesta in tutto il Paese.
Ricordiamo infatti che la Turchia è tra i paesi più sanzionati dalla Corte europea dei diritti umani di Strasburgo per inadempimento agli obblighi di protezione nei casi di violenza contro le donne e domestica
Ma il ritiro della Turchia dalla Convenzione di Istanbul è solo l’ultimo episodio di una inarrestabile regressione sul terreno dei diritti umani e civili, di cui Erdogan si è reso responsabile.
Nei giorni scorsi, infatti, vi è stata anche la richiesta di chiusura dell’HDP, Partito democratico dei popoli (HDP), filocurdo e di sinistra libertaria, terza maggiore forza politica rappresentata che è ora al vaglio della Corte costituzionale e la privazione del seggio parlamentare a Ömer Faruk Gergerlioğlu condannato a due anni di carcere per alcuni post pubblicati sui social.
Il presidente turco è determinato a portare avanti un vero e proprio attacco finale contro chi nel Paese cerca di fare ancora opposizione alla sua deriva autoritaria.
Ieri mattina la Turchia si è svegliata con la notizia che Ozturk Turkdogan, presidente della più grande organizzazione Ong turca: Ihd, l’organizzazione per i diritti umani, è stato arrestato dalla polizia; poche ore dopo si è saputo che in manette sono finite almeno 20 persone, fra cui politici curdi e attivisti.
Del resto, quanto i diritti umani e il giusto processo fossero minacciati dal potere intransigente di Erdogan si era ampiamente compreso a seguito degli emblematici episodi in cui erano rimasti vittima proprio molti avvocati, ricordiamo l’avvocata Ebru Timtik e la carcerazione di Aytaç Ünsal.
Molte sono state le manifestazioni svolte in tutto il mondo e le iniziative di protesta anche della classe forense italiana. In Turchia, giornalisti, accademici, avvocati, magistrati e difensori dei diritti umani, vengono incarcerati e condannati, nonostante accuse infondate e in assenza di elementi di prova, solo perché sono considerati oppositori politici.
Del resto è evidente che anche la libertà d’espressione non è garantita.
All’indomani della richiesta del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa alla Turchia affinché dia attuazione al giudizio vincolante della Corte europea dei diritti umani e rilasci il difensore dei diritti umani Osman Kavala e l’esponente politico Selahattin Demirtaş, le richieste sono rimaste inascoltate.
Stesso dicasi per Melike Balkan e Özgür Gür che rischiano fino a tre anni di carcere in Turchia. Iscritti alla facoltà di biologia, attivisti del Gruppo di solidarietà lgbti dell’Università tecnica del Medio Oriente di Ankara, col quale hanno organizzato svariate parate, riunioni ed altri eventi, sono stati arrestati nel 2019 insieme a altri manifestanti, solo per aver preso parte a un sit-in pacifico in occasione della giornata dell’orgoglio Lgbti.
La Turchia ha compiuto così un ulteriore passo verso l’isolamento dal consenso occidentale che l’allontana sempre di più dall’Unione Europea, dai valori sui quali si fonda, con conseguenze sul piano dei diritti umani che possono solo iniziare ad immaginarsi.