Cari lettori di Paese Roma incontriamo oggi l’artista e attivista Fabiana Macaluso. Classe 1980, pittrice, scultrice e sensitiva di fama internazionale, Fabiana viene definita la “pittrice del sesto senso”. Un vero e proprio percorso emotivo nel passato, presente e futuro quello attraverso le rappresentazioni su tela dell’artista torinese. Attraverso il dono delle sue mani Fabiana riesce a trasmettere le sue intense e vivide percezioni. In questi giorni l’abbiamo raggiunta telefonicamente per farci raccontare le sue emozioni, le sue esperienze e i suoi sogni. Ecco cosa ci ha raccontato:
Fabiana come ti sei avvicinata alla pittura?
«L’arte per me è nata durante l’adolescenza, disegnavo spensieratamente e successivamente ho scelto di approfondire le mi conoscenze su questa materia e mi sono iscritta al liceo artistico. Ero felicissima, la scuola più bella in assoluto. Mi sono diplomata con ottimi voti. Il mio stile e lo studio della mia percezione è nato dopo grazie anche ai meravigliosi viaggi in luoghi paradisiaci come la Polinesia, l’Africa, etc. Mi hanno segnata e ho deciso che dovevo assolutamente valorizzare le bellezze di quei posti tropicali, la natura, le usanze di quelle etnie misteriose che tanto amo».
Quali sono stati i tuoi maestri e i tuoi punti di riferimento artistici?
«Patrizia non ci sono stati maestri in particolare tranne che professori scolastici. Ho sempre creato a modo mio. Ho usato la mia fantasia, le mia capacità e tutte quelle conoscenze maturate con il mio percorso di studio. Tanta ammirazione sicuramente per diversi artisti che hanno lasciato traccia, come Paul Gauguin, che amo molto per la sua voglia di vivere libero, in epoche così difficili, nel paradiso tropicale polinesiano. Lui per me è anche stato un grande spunto di ispirazione. Mi piace però essere originale e adotto la mia tecnica. Amo molto anche Canova io sono anche scultrice e amo la perfezione».
Come scegli i tuoi soggetti e come arrivi alla definizione delle tue raffigurazioni?
«I miei soggetti sono studiati dal profondo della mia anima. I miei occhi vedono ciò che è la verità e voglio comunicare a modo mio argomenti sensibili e fatti quotidiani di etnie tribali di culture diverse dalla mia. Penso di non essere io a scegliere ma che sia il cosmo a scegliere me. Sono stata definita da critici su cataloghi e riviste di arte “l’artista dei colori e dei dolori del mondo” e la Gauguin 2.0.».
Recentemente hai realizzato una grande opera artistica al “Parco Dora” di Torino. Ce ne vuoi parlare?
«Si esattamente uno dei miei ultimi progetti artistici riguarda la mia manager Debora Cattoni. Lei ha scelto me e io ho deciso di raffigurare lei in molte mie opere come una vera icona del ventunesimo secolo. Dora è molto simile a me e la vedo come una grande donna. Lei si è costruita da sola con tanta fatica ma è riuscita a realizzare ciò che desiderava. Noi donne siamo delle eroine e io la definisco “100 donne in una”. Come modella principale, rappresentata nelle mie opere, la porterò nelle migliori gallerie e anche sui tanti muri delle città proprio come quello di Torino del Parco Dora. Ho voluto dedicare a Dora infatti un museo a cielo aperto del writing dove ogni writer va a dipingere ciò che vuole. Per questo progetto ho coinvolto anche Writer Chiuto, un mio caro amico e collega, conosciutissimo nel mondo writing che si è da subito dimostrato orgoglioso di aiutarmi».
Con La tua arte seppur giovanissima hai girato il mondo. La pandemia, che ci ha duramente colpiti, ti ha permesso in qualche modo di continuare a lavorare anche a distanza?
«Si è vero con le mie opere sono stata quasi ovunque e sto continuando da sola anche sotto pandemia aprendo belle collaborazioni in Spagna e in America Latina. Ho dato origine anche al mio progetto d’arte Virtual Art Workshop Social Group. Attualmente 40 artisti ne fanno parte. E’ un movimento no profit di arte nel mondo. Il progetto virtuale è nato alla chiusura di un laboratorio artistico che amministravo nella mia città. A causa della crisi è stato chiuso ma non non ho mai smesso di credere che l’arte salverà il mondo. Mi sono affidata così ai social ottenendo grandi risultati. Gli artisti, seguendo i miei consigli, partecipano insieme a me a molti eventi a volte senza nessuna commissione all’estero. Sono come una guida spirituale dono loro coraggio e speranza aiutandoli ad inserirsi in contesti di arte quali gallerie e musei del mondo».
Quando questa pandemia non affliggerà più l’umanità e si ritornerà alla quotidianità da dove riprenderai?
«Sicuramente riprenderò da New York e Dubai e insieme alla mia manager Debora Cattoni faremo grandi cose».
Patrizia Faiello