Avvocati sul piede di guerra a Napoli, sentenza scritta ancor prima dell’udienza, l’incredibile episodio è quanto ci rende noto il popolare comitato di cittadini “giustizia e verità”aggiungendo una amara considerazione : Che all’interno dell’Associazione Nazionale Magistrati potesse annidarsi una “realtà tra il sovversivo e lo stampo mafioso” ci aveva avvertito più e più volte illo tempore il presidente Cossiga, la cui felice memoria viene ancora oggi immediatamente associata all’esilarante quanto amaro episodio nel quale aveva appellato l’allora dominus Luca Palamara “ faccia di tonno invitandolo a citarlo in giudizio”, ma leggere la minacciosa replica partorita dalla giunta distrettuale della corte di appello di Napoli all’indirizzo dell’avvocato Gerardo Mariano Rocco Di Torrepadula, ci dà una conferma che lascia raggelati:
“Bisogna fare molta attenzione a parlare di verdetto anticipato, perché degli appunti sui fatti di causa riportati in un foglio recante l’intestazione dell’organo giudicante, ma non firmato e privo dei segni che conferiscano ad esso il crisma dell’ufficialità, non possono essere mai e poi mai scambiati per una sentenza, ma restano dei semplici appunti privi di qualsiasi valore giuridico; l’assunto che fosse una sentenza pronta per essere firmata è del tutto indimostrabile e sembra piuttosto contraddetto dalla notizia che i cinque fogli si trovassero non nel fascicolo processuale, ma in un separato fascicoletto contenente le carte private del giudice, nel quale nessuno dovrebbe mettere le mani senza essere stato preventivamente autorizzato dal magistrato ad uso esclusivo del quale il fascicoletto viene formato. Mi domando inoltre se ci si può davvero meravigliare che, a fronte di udienze in cui sono fissate non meno di quindici discussioni, i magistrati della Corte di appello preparino qualcosa di scritto in vista della camera di consiglio, nella quale poi si formerà il convincimento dell’organo deliberante. Grave sarebbe piuttosto se la sentenza fosse stata già firmata e licenziata, perché nessuna decisione può ritenersi validamente formata, ove venga adottata senza adeguatamente valutare le argomentazioni esposte nella discussione orale. Sono infine convinto che non siano queste le battaglia giuste da combattere, perché la Corte di appello di Napoli e la magistratura napoletana tutta danno quotidiana prova di riconoscere l’imprescindibile valore della dialettica processuale e non sono certo episodi come questo che possono smentirlo”
Il fatto riguarda ovviamente la vicenda dell’avvocato Napoletano che alla vigilia della udienza, nel visionare il fascicolo si trova davanti ad una sentenza giá scritta, ahimè non in senso retorico, ma nero su bianco aveva sotto gli occhi la conferma anche in appello della condanna di primo grado del suo assistito. Il verdetto apparso redatto in ogni punto, tranne che la firma.
L’accaduto ha suscitato l’indignazione dell’avvocatura Napoletana che ha indetto una giornata di sciopero per richiamare l’attenzione sul gravissimo episodio.
Il comitato (GeV impegnato a vigilare su processi il cui ambito si prospetta criminogeno ed inquinato) si è subito attivato: “Questo potrebbe non essere un caso isolato, ma solo un fatale errore da inserire nell’alveo di una probabile routine consolidata che potrebbe far capo all “ennesimo segmento del sistema detto impropriamente Palamara ” che ha indubbiamente incancrenito il settore giudiziario italiano che ha portato oggi ai dis onori della cronaca numerosissime troppe procure italiane”.
Gaetana Di Lorenzo