Nadia De Munari, di origini venete, era nel paese sudamericano per l’Operazione Mato Grosso, per aiutare i poveri di una baraccopoli e gestire gli asili destinati ai bambini dal 1995.
Come riporta Avvenire, l’aggressione è avvenuta mercoledì scorso nella sua casa a Nuevo Chimbote, sulla costa centro-settentrionale.
La Farnesina, attraverso l’ambasciata italiana in Perù, segue il caso. Lo riferiscono fonti del ministero degli Esteri, secondo cui la rappresentanza è in contatto con le autorità locali che stanno conducendo le indagini sulla morte di Nadia De Munari e con i familiari in Italia per fornire loro assistenza.
“Nadia è una martire”. Sono le parole che ha pronunciato la mamma di Nadia De Munari al parroco di Schio, paese natale della volontaria che operava per i poveri delle baraccopoli. ”La mamma di Nadia – dice all’Adnkronos don Gaetano Santagiuliano, parroco di Schio – ha detto che la figlia è una martire. Parole che non potrebbero essere più vere perché Nadia ha donato la sua vita, ci ha messo il sangue”.
Il paese vicentino, come racconta il parroco, “è sotto shock. Nadia tornava a casa ogni due tre anni ed era entusiasta, orgogliosa del servizio che faceva con l’operazione Mato Grosso. Gestiva sei asili e la scuola elementare in una periferia degradata a due ore da Lima”.
Ieri la comunità di Schio la ha ricordata nella celebrazione religiosa. “E quattro sacerdoti tornati dal Perù provvisoriamente – racconta ancora il parroco di Schio – la ricorderanno anche oggi con una messa concelebrata e un rosario”.
Massimiliano De Stefano