(Fonte: ilPost)
Si chiamano ”pappi” e contrariamente ai pollini – granuli grazie ai quali molte piante si riproducono, invisibili a occhio nudo- sono invece strutture leggerissime che trasportano i semi – l’equivalente vegetale degli embrioni – di un particolare genere di alberi, i pioppi.
Quando ci imbattiamo in queste ”lane dei pioppi” dovremmo quindi chiamarle con il termine esatto ”pappi”.
Molti ritengono che causino reazioni allergiche, come i pollini appunto, ma non è del tutto vero.
I pappi infatti sono composti di cellulosa, una sostanza anallergica. Possono tuttavia accentuare i disturbi delle persone con allergie perché sulla loro superficie possono aderire pollini di altre specie di piante che fioriscono nello stesso periodo di diffusione dei pappi (tra cui le graminacee), o polveri sottili prodotte dal traffico stradale.
I pioppi sono un genere di alberi che fa parte della stessa famiglia dei salici e ne esiste una quarantina di specie, quasi tutte originarie dell’emisfero settentrionale. In Italia si trovano soprattutto quattro specie spontanee e i loro cultivar, cioè varietà coltivate. Le due specie più comuni sono il pioppo nero (Populus nigra), che si chiama così perché ha la corteccia scura, e il pioppo bianco (Populus alba), la cui corteccia invece è inizialmente color verde chiaro e poi diventa bianca, con placche nere.
In generale, in Emilia-Romagna i pioppi sono molto diffusi e fanno parte anche dell’immaginario legato alla regione: Amarcord di Federico Fellini ad esempio inizia con una “nevicata” di pappi, chiamati con l’espressione riminese «manine».
Oltre che nelle città, nella pianura Padana è molto comune vedere i pioppi in lunghi filari paralleli: sono i pioppeti coltivati per ottenere legname per la produzione di pannelli di compensato, carta e fiammiferi, ad esempio. Si tratta spesso di cosiddetti pioppi del Canada, una varietà ottenuta incrociando i pioppi neri con una specie americana, il Populus deltoides.
Francesca Ruggiero