Un presidio di fronte alla Regione Lazio per sollecitare l’istituzione di un tavolo con l’assessore al Lavoro Claudio Di Berardino, in vista di una mobilitazione più ampia che porti all’apertura di una vertenza nazionale al ministero del Lavoro. È quanto chiedono gli ex lavoratori e lavoratrici Adecco/Amazon Colleferro che, dopo la manifestazione del 10 maggio di fronte allo stabilimento aperto qualche mese fa nella cittadina alle porte di Roma, si sono riuniti in assemblea con il sindacato Usb davanti alla sede del Comune in piazza Italia.
Nulla da fare, quindi, per il tavolo di discussione convocato dal sindacato di base in sala consiliare, a cui erano stati invitati a partecipare i sindaci del territorio e la Regione Lazio, che però non si sono presentati. “Non è stato possibile perché l’amministrazione comunale ci ha detto di avere altri impegni- spiega al microfono Severo Lutrario, dirigente Usb Frosinone- Ne prendiamo atto e utilizziamo questa assemblea per organizzare i prossimi passi. Ci sono altre due cose di cui prendere atto: la prima è che Amazon ha incassato il colpo, grazie alle manifestazioni e ai presidi dei lavoratori. Una parte di loro, che erano stati esclusi, sono stati infatti richiamati dall’agenzia di lavoro interinale. Evidentemente Amazon si sta rendendo conto che non può comportarsi come ha fatto finora”. In piazza alcuni parlano di un centinaio di riassunzioni, anche tra chi aveva manifestato il 10 maggio, ma non si ci sono stime ufficiali. “Non è stato portato a casa nulla- chiarisce il sindacalista- perché la soluzione reale è un’internalizzazione dei lavoratori come dipendenti Amazon, non come somministrati.
Ribadiamo che Amazon utilizza l’80% di personale somministrato e solo il 20% è assunto, trasferito dall’hub di Passo Corese”.
Al centro della denuncia dell’Usb, infatti, c’è proprio il sistema di assunzioni messo in piedi dal colosso dell’e-commerce a Colleferro e in diversi hub a livello nazionale: “Amazon formalmente rispetta le norme, ma elude il senso delle assunzioni se il trucchetto è prendere disoccupati con disoccupazione lunga- osserva Lutrario- I somministrati possono servire solo per i picchi di produzione, per le variazioni, possono essere il 20-30%, non la regola”.
“Voglio ringraziare gli ex lavoratori Amazon per aver avuto il coraggio di denunciare pubblicamente e di manifestare- aggiunge Stefano Pollari, sindacalista dell’Usb Frosinone- Hanno dimostrato di saper rompere le catene di chi approfitta dei buchi della legge italiana per inserirsi. So che l’amministrazione ha convocato un incontro con tutti i sindaci dei territori dove c’e Amazon, anche la presidente della Commissione Lavoro della Regione Lazio si è impegnata in questo senso. Ma noi vogliamo che questa denuncia arrivi all’assessore del Lavoro e per questo siamo qui, per organizzare una manifestazione in Regione Lazio”, che, conferma all’agenzia di stampa Dire, si dovrebbe tenere la settimana prossima e dovrebbe veder presenti anche lavoratori di altri stabilimenti.
“Amazon sfrutta la disperazione laddove c’è bisogno di lavoro, utilizza i lavoratori per poi buttarli- interviene al microfono Massimo Pedretti, responsabile Usb logistica- dobbiamo far capire ad Amazon che non sono merci, nè pacchetti. Nelle prossime ore faremo partire la richiesta di un incontro all’assessore Di Berardino in coincidenza con la giornata in cui ci sarete anche voi in preisidio. Da lì partirà un altro esempio per i lavoratori italiani: andremo sotto al ministero del Lavoro e, se non basterà, a Montecitorio o alla Commissione europea”.
In piazza, a sostegno della mobilitazione, anche Ina Camilli, rappresentante del Comitato residenti Colleferro (CrC), mentre tra le ex lavoratrici e gli ex lavoratori serpeggia delusione per l’assenza di un interlocutore istituzionale: “Eravamo qui per parlare col sindaco e con la Regione- dice uno di loro al microfono- ci fa arrabbiare questa mancanza di risposte e dialogo. Con le parole non ci pago la spesa, neanche le bollette”. “Amazon non ha il coraggio di parlare con noi, si limita ai comunicati stampa: specchietti per le allodole”, rilancia all’indirizzo della multinazionale un’altra ex lavoratrice, che punta il dito contro le assunzioni interinali fatte con la “scusa dei picchi. Se fosse così- dice- farebbero contratti di somministrazione per sei mesi l’anno, invece Amazon ne usufruisce 12 mesi l’anno. E poi il picco di ordini c’è da quando è iniziato il lockdown”. E ancora: “Amazon ha un comportamento anticostituzionale”, denuncia, e mostra un cartello in cui è riportato l’articolo 41 della Costituzione italiana sull’iniziativa economica privata che “non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”.
Al termine dell’assemblea i lavoratori si sono spostati davanti alla sede dell’Agenzia Adecco, in via Petrarca, dove hanno mostrato durante un brevissimo flash-mob lo striscione: ‘No lavoro usa e getta modello Amazon’.
Stefano Bianco