ROMA – “Con frequenza sempre crescente, pochi giorni fa a Pisa, ieri a Roma, i tribunali si pronunciano per sottrarre i figli alle loro madri, anche con l’uso della forza pubblica. In nome di una bigenitorialità che si presume sempre ‘necessaria’, anche contro la volontà del bambino, si strappa un minore al suo unico affetto, al suo solo punto di riferimento. L’obiettivo è ‘resettare’ i suoi sentimenti per spingerlo a costruire un rapporto diverso con entrambi i genitori, in particolare con il padre che questi bambini rifiutano. A mio avviso si tratta di scelte molto discutibili, quasi sempre eccessive e pericolose, che diventano illegittime e inaccettabili di fronte ai casi di padri violenti. Ora, finalmente, grazie a pronunce inequivocabili della Cassazione, va maturando una giurisprudenza più netta e chiara. A maggior ragione, dunque, è gravissimo l’uso della forza pubblica per sradicare un bambino dal suo ambiente familiare”. Lo dice la senatrice del Pd Valeria Valente, presidente della Commissione di inchiesta del Senato sul Femminicidio e la violenza di genere.
“Non possiamo avallare– prosegue Valente- la visione distorta di un astratto e superiore interesse del minore in nome della bigenitorialità, quando in realtà il bambino, indifeso e inerme, subisce un profondo trauma. Non possiamo tollerare queste pratiche, testimoniate dai video e dagli articoli di cronaca che vengono sottoposti con sempre più frequenza all’attenzione della Commissione d’inchiesta sul femminicidio del Senato. Con queste azioni, infatti, si minano i principi dello stato di diritto, danneggiando proprio quei bambini che si pretende di tutelare e si rischia di ferire due volte le madri che già hanno subito violenza domestica. In qualità di madre, di donna, di parlamentare, di Presidente della Commissione d’inchiesta sul femminicidio del Senato, rivolgo un appello a tutte le autorità competenti, mi rivolgo a tutte le ministre interessate affinché intervengano facendo sentire la loro voce, e pongano subito in essere gli interventi di loro competenza per far sì che queste drammatiche vicende non si ripetano più. Non sono degne di un paese come l’Italia e dei nostri valori costituzionali, ma non solo: sono in aperto contrasto la Dichiarazione sui diritti del fanciullo e con la Dichiarazione universale dei diritti umani”.
(Fonte agenzia DIRE)