Dopo Venezia, Firenze, Pisa, Reggio Emilia, il 12 luglio alla Prefettura di Roma, il 13 a Napoli e Piacenza, il 14 a Parma, oggi la volta di Bologna.
La volontà dei bambini benchè sancita delle numerose normative, come pure le sentenze della Corte di Cassazione (per es. Cass. 32309/18, “con il compimento del dodicesimo anno d’età sorge l’obbligo del giudice di ascoltare il minore nei procedimenti che lo riguardano, con sanzione di nullità”) non viene ascoltata, per cui la maggior parte delle sentenze ed ordinanze sono nulle, atteso che il minore non è mai stato ascoltato; mai i bambini vengono ugualmente prelevati, nella totale disapplicazione delle normative.
“Madri in Rivolta” sono arrivate anche a Piacenza il 13 luglio ed a Parma ieri 14 luglio
A Piacenza, in data 13 luglio una delegazione del comitato organizzatore di madre rivolta, composta anche da Manuela Bruschini ed Iris Tagliatti, ha incontrato il Viceprefetto Aggiunto dottor Attilio Ubaldi e consegnato l’appello rivolto al ministro dell’Interno e altri dicasteri. Una lettera per sensibilizzare le Istituzioni sugli allontanamenti dei bambini dalle mamme e la violenza istituzionale che ricevono. Una “distorsione della bigenitorialità” che crea allontanamenti, danni ai bambini, allontanamenti coatti, racconta al Viceprefetto Ubaldi, la mamma Bruschini.
Il 14 luglio si è svolto il presidio alla prefettura di Parma alla presenza di alcune mamme vittime di violenza istituzionale, che hanno poi partecipato all’incontro con il Capo di Gabinetto della prefettura di Parma dottoressa Canfora, consegnando l’appello di “madri rivolta”.
Il link del testo dell’appello al Prefetto, al Presidente del Consiglio, alle Ministre Lamorgese, Cartabia e Bonetti, ai Ministri Speranza ed Orlando.
Storia di donne-mamma che da vittime “passando” per alcuni tribunali vengono definite illecitamente “carnefici”. Nei tribunali dei minorenni, Corti d’Appello e tribunali civili vengono accusate di PAS (alienazione parentale) alle quale vengono sottratte i figli ed in ambito penale vengono processate e condannate se denunciano violenze. Stesso copione che si ripete da nord a sud, da est ad ovest. Le mamme dovrebbero avere giustizia in un luogo deputato per ottenerla, diversamente subiscono ulteriore violenza, quella istituzionale. Ed allora per amore dei propri figli scendono in piazza, lottano, gridano il loro dolore e le loro ragioni, in tutta Italia per dire basta ai prelievi coatti ed il ritorno dei propri figli al loro nido.
Bologna, stamattina “Madri in Rivolta” alla Prefettura
In nome di quella bigenitorialità sempre e comunque si allontanano figli dalle mamme con metodi nazisti (Cassazione 17 maggio 2021), si prelevano con la violenza per collocarli in casa famiglia oppure dal padre che percepisco violento e di cui hanno paura.
Laura di Mascolo, Francesca Fortuzzi davanti alla Prefettura chiedono l’abolizione della legge 54. Laura di Mascolo “ deve essere presa in considerazione la situazione di quel bambino”, se non si riesce ad obbligare l’altro genitore (il padre) il bambini viene punito, separato dalla mamma assolutamente adeguata per essere o mandato in una comunità, oppure dal padre”. La richiesta delle madri in rivolta di Bologna è che vengano interrotti immediatamente i prelevamenti forzati dei bambini e l’abolizione o la revisione della legge 54”, ci racconta Laura di Mascolo.
Laura di Mascolo continua “il bambino deve essere ascoltato e rispettato nelle sue volontà, nei suoi desideri, nelle sue paure”. Nelle scorse settimane abbiamo assistito a ben tre prelievi coatti tra le urla dei bambini che chiedevano solo di rimanere tra le braccia del genitore che gli fornisce cure, protezione e soprattutto amore.
Si invoca la bigenitorialità per il padre, per cui vengono strappati alla madre (dati statistici in percentuale, ma i bambini non vanno strappati a nessuno dei due genitori) e poi alle madri si viene negato di vederli e sentirli, ad allora dove finisce ora la bigenitorialità? La risposta è che è solo un espediente per alimentare il “sistema” dei prelievi coatti, il profitto delle case famiglia e delle c.d. figure istituzionali.
Francesca Fortuzzi ci racconta “di una mamma che si è vista arrivare un ricorso per il riconoscimento di paternità da una persona problematico, violenta ed aggressiva e la bambina ha dovuto incontrare per forza questo padre che neppure conosce sulla base della bigenitorialità, un dovere in capo al minore di frequentare un genitore che tra l’altro non ha mai partecipato a nulla; è terribile che lo Stato imponga di frequentare un padre violento o abusante”.
Il prossimo appuntamento è per il 20 luglio alla Prefettura di Palermo.