Quasi 2,5 miliardi di euro. E’ l’incasso cui Roma Capitale ha dovuto rinunciare perché gli uffici non sono stati in grado di evadere in questi anni da una parte le pratiche sull’affrancazione dal prezzo massimo di cessione degli alloggi costruiti nei piani di zona e dall’altra quelle relative ai vari condoni che si sono succeduti dalla prima metà degli anni ottanta. Il conto lo ha fatto, intervistata dall’Agenzia Dire, Carla Cappiello, presidente dell’ordine degli Ingegneri di Roma e Provincia: “L’affrancazione è un settore dove il Comune è sostanzialmente fermo dal 2015, lo dicono i dati pubblicati dalla stessa amministrazione sul suo sito- ha spiegato- Ci sono circa 7.800 domande presentate, ne sono state lavorate circa 1.800, quindi siamo a una percentuale di evasione del 24%. A Roma ci sono oltre 100 piani di zona e si possono stimare 200mila alloggi. Calcolando in media 8.000 euro di affrancazione per ogni pratica inevasa nelle casse del Comune vengono meno circa 1,5 miliardi”. Inoltre “sempre sul sito si legge che ci sono circa 1.250 domande improcedibili per motivi vari e noi ci chiediamo quali siano. L’amministrazione non ha a disposizione i dati per fare i conteggi del calcolo degli oneri di affrancazione? Non si trovano le convenzioni o gli espropri? Non lo sappiamo, ma con l’ascolto potremmo aiutare l’amministrazione”. Passando ai vari condoni edilizi “sono ferme 176mila pratiche all’ufficio condono e anche in questo caso c’è un importante mancato introito per l’amministrazione- ha proseguito Cappiello- Facendo un calcolo medio di 5mila euro tra oblazioni, diritti e oneri abbiamo un mancato incasso del Comune di circa 800 milioni, che potrebbero essere utilizzati per rendere efficiente l’amministrazione, creare infrastrutture e rendere la città migliore sotto il profilo del servizio”. Una maggiore efficienza sul fronte della digitalizzazione aiuterebbe a recuperare terreno: “Il Comune ha detto di avere inserito il condono nella sua piattaforma elettronica, non è del tutto vero perché si può accedere alla pratica di condono conoscendo alcuni dati ma se non ho queste informazioni non accedo e l’attività del libero professionista, per esempio colui che opera nell’ingegneria forense, e’ bloccata. Questa non è digitalizzazione- ha attaccato Cappiello- Prima deve esserci un percorso di analisi e razionalizzazione”. Un altro tallone d’Achille per i romani sembra essere legato all’ottenimento del il bonus del 110% per l’efficientamento energetico e antisismico delle loro case: “Questo problema si lega alla situazione degli archivi del Comune di Roma- ha detto la presidente Cappiello- E’ molto difficile attuare e finalizzare la pratica per il cliente per l’ottenimento del finanziamento, perché troviamo una difficoltà enorme ai fini della legittimità urbanistica. Abbiamo tempi di risposta biblici, quando otteniamo risposte. E’ vero che il professionista non deve più attestare la conformità urbanistica confrontando l’esistente col progettato e autorizzato, basta che indichi il titolo. Ma così non va bene: io devo disporre di un’informazione che potrei non avere e poi, se anche fossi brava a risalire al numero di protocollo del titolo edilizio del fabbricato, l’ingegnere non può assumersi la responsabilità di attestare che quel protocollo sia afferente a quel fabbricato e che ci sia la rispondenza tra quanto vede e quanto è stato autorizzato”. Da qui la richiesta degli ingegneri: “Con gli strumenti ci sono si razionalizzi l’operato e si renda efficiente questa amministrazione che ha tecnici validissimi- ha concluso Cappiello- La buona amministrazione deve valorizzare queste competenze”