L’associazione ‘Papà Separati’ vuole appoggiare la lista in oggetto alle prossime amministrative di Roma Capitale con lo scopo di raccogliere e canalizzare il grande scontento di una parte consistente della nostra società: le famiglie separate costituite da padri, madri, figli e figlie strappati dal contesto d’origine e collocati in istituti
Auspicabile è che la famiglia, intesa sotto l’aspetto antropologico e sociologico come unione monogamica, eterosessuale e procreativa, fosse dotata di forte stabilità ed equilibrio per la crescita dei figli in un’atmosfera adeguata. Al giorno d’oggi, tuttavia, lo strumento del divorzio e le lacune legislative e processuali connesse, spesso facilitano i già presenti desideri egoistici delle parti, portando ad una deresponsabilizzazione personale volta alla destabilizzazione del nucleo familiare a danno della prole.
Approfittando della grande visibilità offerta dalle elezioni di Roma Capitale e dalla conseguente possibilità, consentita per legge, di accedere ai principali canali televisivi nazionali, si possono mettere in evidenza le problematiche dei genitori separati e dei loro figli: il voto alla lista ‘Figli d’Italia – Bambini nel mondo’ evidenzierà il peso elettorale di questa parte della popolazione italiana che, se unita, può finalmente avere la possibilità di far valere le proprie ragioni e porre le proprie istanze.
Uno dei temi fondamentali da evidenziare, ad esempio, è quello dell’alienazione di uno dei due genitori: può accadere, infatti, che una parte si imponga sull’altra e allontani i propri figli, interferendo e mettendo in atto una denigrazione volta a screditare l’affettività della controparte. A questo contribuisce poi il percorso della separazione che coinvolge giudici e assistenti sociali, i quali sono autorizzati ad operare decisioni che sebbene a parole vengano definite “nell’interesse del minore”, spesso si rivelano esserne a sfavore, sia che i bambini vengano affidati alle sole madri, figura prevalentemente affidataria, le quali possono mettere in atto azioni alienanti nei confronti dei padri, sia che vengano invece affidati a famiglie terze con motivazioni poco sostenibili.
Si vuole dunque evitare che i figli siano utilizzati come ‘elemento di ostaggio’ contro l’ex coniuge e che siano dunque costretti a portare il peso della separazione. Per evitare ciò sarebbe auspicabile che la legge di affido non ponga i giudici nella condizione di privilegiare un solo genitore, ma ponga davvero in primo piano gli interessi del minore.
Qualora queste richieste dei separati fossero veicolate, si avrebbe la possibilità di dare risalto alle problematiche di molti uomini e donne italiani, di valorizzarne il voto e di concederne più spazio nel corrente dibattito sociale e politico.
Francesca Romana Cristicini