SANITÀ- È di ieri la sentita dichiarazione del presidente del sindacato infermieri Nursing up, riguardante la vicenda di sequestro di persona, durato diverse ore, avvenuta in Guatemala e che ha visto come vittime 11 infermiere impegnate alla somministrazione di vaccini in un villaggio del luogo.
Si ipotizza un tentativo di sabotaggio da parte dei banditi, che hanno poi giustificato le loro azioni definendosi No-Vax.
Al di là dello ‘schieramento vaccinale’, resta il fatto che l’aver vandalizzato il piccolo ospedale dove operava il personale medico e distrutto le dosi che erano presenti all’interno, rappresenta un abuso e una violazione della professione ma sopratutto «una disgustosa offesa verso la figura dell’infermiere, che mette a repentaglio la propria vita, in Paesi dove le condizioni sanitarie sono già precarie, oltre modo messo a repentaglio da azioni criminose, aggiunge De Palma».
In paesi come il Guatemala il tasso delle vaccinazioni è tra i più bassi dell’America Latina.
«La nefasta esperienza della pandemia, che ci stiamo lasciando gradualmente alle spalle, rimarrà tatuata per sempre sulla pelle degli infermieri. Ma i professionisti della sanità, nel mettere nuovamente alla prova se stessi, in qualunque parte del mondo si trovino, in questi mesi hanno confermato di essere “la certezza” su cui i cittadini possono fare affidamento in frangenti così difficili e inattesi, e soprattutto di rappresentare la solida base di competenza ed umanità su cui confidare per costruire il futuro».
L’appello del sindacato infermieri è ora rivolto all’OMS, di concerto con i Governi, affinché faccia il possibile per garantire la sicurezza, l’incolumità, di infermieri, in questo caso donne, madri, mogli, che hanno vissuto e vivono la paura, il dramma.
“Colpevoli” solo di svolgere il proprio dovere, in una emergenza sanitaria che in Paesi come l’America Latina si alimenta del retaggio di arretratezza, ignoranza e violenza, nemici ben più potenti di un virus.
Francesca Ruggiero