«Commentare il risultato del voto elettorale amministrativo in particolare di Roma dove mi sono presentato come candidato sindaco -con la lista “Figli d’Italia Bambini nel mondo”- risulta essere quasi insuperabile se si valuta che il confronto è stato posto nella ultima fase solo su due temi che abilmente la sinistra pone da oltre 40 anni: democrazia e libertà.
Se ancora oggi nei momenti bui della perdita di consenso si sostiene che l’Italia è un Paese di sinistra contro i sovranismi e populismi e se ancora i punti cardinali per orientare l’elettorato, ma anche per guidare il dibattito dei commentatori, è quello destra, centro, sinistra con il principio metafisico che centro significa moderazione, ma la sinistra è progressista e riformatrice ed assicura sicurezza -per questo sinistra è sinonimo di democrazia e libertà-; ne consegue che si discetta su una serie di postulati in modo che il confronto tra i contendenti ed i commenti dei giornalisti avvenga su un piano astratto lontano dalla realtà vissuta dagli elettori.
Una metafisica che alimenta parole e frasi senza senso tra tifoserie in lotta per accreditarsi i posti di comando già assegnati, atteso che la bandiera della democrazia è stata già assegnata per postulato alla sinistra.
I leader e i rispettivi colonnelli dei partiti detti di destra per collocazione non originaria ed autonoma vengono appunto collocati nella posizione di destra decisa dalla sinistra, la quale essendosi collocata a sinistra ovviamente l’avversario politico non può che essere di destra.
Grave che i leader e i rispettivi colonnelli invece di demolire questa demenziale ma intelligente costruzione si affannino a giustificarsi consegnando plurime fonti di prova per affrancarsi dal marchio dell’infamia e dal virus del male, condannati a subire una imperitura frode politica che data da quando il fronte unito comunisti e socialisti si sono abusivamente intestati la Resistenza con il sangue e le morti degli altri che hanno partecipato.
Tale irreale dibattito è perennemente favorito dai giornalisti commentatori politici in modo da essere esentati dal pensare e dal conoscere per cui il dibattito odierno viene desertificato e l’elettore non può che avere disgusto e noia, tanto che evita di esercitare l’unico diritto consentito quello del voto.
La lettura dei numeri i soli che possono rappresentare la realtà dice che nei concorrenti in campo i due promossi sono stati Gualtieri e Michetti e nel confronto tra i due è risultato vincente Gualtieri.
Gualtieri deve però rinnegare pubblicamente per essere credibile l’apporto giunto inaspettato della frode elettorale, questa sì dannosa per quel poco di democrazia e libertà concesso al popolo sovrano, ordita da Landini e Letta esitata con la manifestazione di sabato 15 ottobre a Piazza San Giovanni, organizzata offrendo ai pensionati iscritti alla CGIL i pullman e il pranzo al sacco.
Ovviamente Gualtieri non può misurare quanto questo evento ha inciso sui voti ottenuti e probabilmente non ha inciso in modo determinante per mettere in discussione la vittoria. Ma se afferma di voler essere il Sindaco di tutti gli abitanti di Roma, come dovuto e come viene retoricamente dichiarato per ogni vittoria elettorale, invece dei tradizionali ringraziamenti a tutti deve pubblicamente respingere quei voti che ha avuto grazie alla frode intentata da Landini e da Letta, che dovrebbero avere la decenza di dimettersi avendo anche deliberatamente agito per istigazione all’odio sociale.
Michetti è stato penalizzato dai leader dei partiti che lo hanno indicato incapaci di smarcarsi dall’accusa falsa di essere gente di destra, quindi fascisti, nazisti o al minimo extraparlamentari, fuori dall’arco costituzionale. Tali leader difronte ad un poker d’assi così favorevole non sono stati capaci di avvalersi di un boomerang offerto dalle truppe di sinistra. Peraltro, il garbato e competente Michetti ha dovuto subire la presenza di un peso morto nella persona del magistrato Simonetta Matone che è stata presentata dal duo Salvini e Berlusconi come Prosindaco, figura istituzionale sconosciuta fino ai tempi moderni, proprio per marcare il divario con la Meloni che ha scelto Michetti. La Matone, oltre ad ostacolare la preferenza per Michetti, ha spinto per la sola forza di gravità verso il basso, un peso esanime di un cadavere quale oggetto molto pesante e inerte tale da far precipitare nell’abisso. La persona era ed è improponibile essendo rea di aver partecipato per 17 anni alla compravendita dei figli d’Italia nei lager di Stato – le case famiglia gestite dalle Coop rosse, da preti e suorine.
Nelle macellerie degli affari sporchi e corrotti i bambini degli ultimi vengono sezionati per i pezzi di ricambio dei figli dei ricchi o affidati a pedofili amici, lesbiche amiche delle assistenti sociali, ad omosessuali convinti che è sufficiente avere degli orientamenti sessuali di un certo tipo per essere autorizzati bellamente a togliere i figli ai genitori biologici. Genitori ritenuti non idonei da giudici corrotti e assistenti sociali asservite al lucroso mercato delle espropriazioni di Stato (12 miliardi l’anno).
Il paradosso, se non fosse che il parametro destra sinistra per misurare l’affidabilità politica è una colossale truffa, il popolo della sinistra avrebbe dovuto votare a valanga per la magistrata Matone.
Altro tema ignorato dai leader del centro destra che dovrebbero agire con tutti i mezzi per denunciare l’altra frode istituzionale per cui pubblici ministeri inventano centri di corruzione, intere aree di voti di scambio, un PM parte da Agrigento per recarsi su una nave ONG per iscrivere su registro degli indagati il Ministro dell’Interno, inventano una trattativa Stato/Mafia dove vengono sfregiati, macchiati dal fango mediatico, Eroi dello Stato e lo stesso Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per poi, dopo aver acquisito pubblicità a costo zero a spese dello Stato, fondano un partitino e diventano magicamente dei politici e gli elettori li premiano pure. Altro che la Repubblica delle banane come scrivevano quei geni del quotidiano “La Repubblica”.
La Raggi si è comportata bene, si è proposta non ha fatto alleanza con il PD, un tempo nemico violento ed irriducibile, ha accettato il responso delle urne e non ha dato alcuna indicazione al ballottaggio. Ora per continuare ad onorare il suo stile dovrebbe dire a Conte che i voti sono i suoi e non possono essere gestiti dal nuovo leader dei M5S, che viene osannato dal PD solo perché dichiara ogni giorno, anche lui di essere di sinistra, e di voler iscriversi come vassallo nella area democratica, progressista e soprattutto inclusiva che il demiurgo Enrico Letta giunto dalla Francia vuole salvare la sinistra di lotta e di governo per una Italia migliore.
Calenda è l’imperatore dell’imbroglio, il pupazzo manovrato dal puparo che si presenta come l’uomo dei fatti, l’imprenditore capace di risolvere i problemi, dalla cattedra segna nel registro tutte insufficienze, in particolare a Michetti che lo assolve per l’appartenenza al ricostituito partito fascista, ritiene che non possa essere definito un nazista, ma la sentenza è quella di essere un incapace, non può governare Roma non avendone i titoli e l’esperienza. Se fosse onesto avrebbe dovuto umilmente affermare “votate tutti Carlo Priolo è quello che ha più titoli, capacità professionali ed esperienza”. Calenda ha brillantemente derubato i suoi ignari elettori ha finto di non dare indicazioni ma ha annunciato pubblicamente di votare Gualtieri e poi ha emesso un decreto nei confronti del subalterno Gualtieri: “non ti permettere di far entrare in Giunta quelli dei cinque stelle”. Carte alla mano, come diceva il buon Di Pietro, il fascista, usando un termine inappropriato, è solo Calenda.
Gli altri concorrenti in numero di 18, di cui Democrazia Cristiana esclusa dal TAR, sono stati totalmente oscurati e non appare abbiano proposto nulla di rivoluzionario salvo proposte settoriali o imitazioni di altre epoche.
Una piccola notazione sul candidato collocatosi all’ultimo posto con lo 0.02%,
il cui modello culturale operativo -offerto agli elettori di Roma attraverso la candidatura a Sindaco di Carlo Priolo- manifesta bellezza di unità patriottica, di solidarietà sociale, di senso civico, l’impegno unificante verso tutti per offrire sostegno, aiuto concreto, rispetto della persona sia come singolo sia come partecipante a gruppi e movimenti.
Amatevi gli uni con gli altri, non c’è altra possibilità».
Si ritiene da parte di molti studiosi della community scientifica mondiale che le guerre siano inevitabili per la natura intrinsecamente aggressiva dell’animo umano.
Esiste un incombente pericolo di guerra planetaria agita senza armi: la bomba della menzogna, bomba di antica costruzione, attualmente modernizzata estremamente potente alla costruzione della quale partecipano in una gara solitaria i potenti del mondo. Per un nuovo anno mirabilis sarà necessario mutare radicalmente il sistema del burocratismo in particolare quello della giustizia, i cui sacerdoti non rispondono delle loro azioni al popolo sovrano.
È breve l’estate l’inverno dura tutta la vita.