G20: Per sconfiggere la crisi climatica serve cooperazione
I disastri ambientali continuano a dimostrare gli importanti effetti che il cambiamento climatico sta avendo sul nostro pianeta e sul nostro stile di vita, la preoccupazione è alta nelle giovani generazioni, e il malcontento delle piazze di Friday for future e altre associazioni ambientali, non può più essere ignorato dai potenti del mondo. I principali venti leader del mondo hanno dato il via questa mattina alle trattative per fronteggiare l’emergenza climatica, ma da quanto emerge da una prima bozza, trovare un accordo unanime resta ancora difficile. Il mondo sembra così ancora diviso tra profitto e ecologia. I punti principali sono l’impegno per contenere l’aumento delle temperature entro 1,5 gradi, la data limite per garantire la neutralità delle emissioni di gas serra, lo stop alla costruzione di centrali a carbone e la riduzione della dipendenza dai combustibili fossili. Divide la scelta del 2050 come limite massimo entro il quale raggiungere la neutralità di emissioni, il termine ultimo rischia infatti di essere sostituito con un più generico e contro producente “metà del secolo”. Per quanto riguarda la necessità del contenimento dell’alzamento delle temperature, Draghi si affida alla scienza e insiste per fissare il limite a non più di 1,5 gradi in più dalle temperature preindustriali. Sono molti i leader che vogliono impegnarsi nel fronteggiare l’emergenza, da Mario Draghi alle dichiarazioni simboliche del principe Carlo, che sembrano fare eco a quelle della regina madre: “bisogna ascoltare la voce disperata dei giovani del mondo, che ci vedono come coloro che hanno in mano il loro futuro“. Il premier italiano definisce la lotta al cambiamento climatico come la “sfida decisiva “dei nostri tempi, sottolineando che “agire in ritardo” potrebbe voler dire pagare poi un prezzo molto più alto. Le fonti citano la possibilità di un impegno a “fare il massimo” per bloccare la costruzione di centrali a carbone per la fine degli anni Trenta. Sulla riduzione della dipendenza dei combustibili fossili l’impegno sarebbe invece “nel medio termine”.
Dalle scelte del G20 dipenderà anche la Cop26
La sfida climatica sarà al centro della Cop26, inaugurata oggi e in corso in Scozia fino al 12 novembre. I Paesi del forum sono responsabili di circa l’80 per cento delle emissioni di gas serra. Tra i pesi massimi, insieme con gli Stati Uniti e la Germania, ci sono Cina e India, potenze di industrializzazione più recente, fortemente dipendenti dal carbone e con fabbisogni energetici in crescita. Difficile capire se e come alle loro esigenze possa essere legato un altro capitolo, decisivo per i Paesi meno attrezzati ma più colpiti dalla crisi climatica: il trasferimento di fondi, per 100 o 150 miliardi di dollari l’anno, per aiutarli a fronteggiare il rischio della “catastrofe”.
Aurora Mocci