È stata rinnovata per altri quattro anni la “Carta dei diritti dei figli dei genitori detenuti”.
Il protocollo d’intesa tra il Ministero della Giustizia, l’Autorità Garante per l’infanzia e l’adolescenza e Bambinisenzasbarre Onlus è stato firmato dalla Ministra Marta Cartabia, dall’Autorità garante Carla Garlatti e dalla Presidente dell’associazione Lia Sacerdote.
La ‘Carta’, prima nel suo genere in Italia e in Europa, riconosce alcuni diritti ai figli dei detenuti, di seguito quelli più importanti.
Decisioni relative a ordinanze, sentenze ed esecuzioni della pena (Art. 1)
Di fronte all’arresto di uno o di entrambi i genitori, il mantenimento della relazione familiare – ove ovviamente non vi siano impedimenti giudiziari e ciò non contrasti con la tutela dell’incolumità del minore (come nel caso di reati nei confronti dei minori) – va assunta come un diritto fondamentale del bambino, a cui va garantita la continuità di un legame affettivo fondante la sua stessa identità e come un dovere/diritto del genitore di assumersi la responsabilità e continuità del proprio ruolo.
E anche nei casi in cui l’arresto del genitore evidenzi una situazione di precarietà del nucleo familiare – nel rispetto dei principi della Convenzione dell’ONU sui Diritti dell’Infanzia ed in ottemperanza a quanto previsto dalla legislazione italiana in materia di finalità della pena e di trattamento penitenziario – è necessario operare affinché la detenzione costituisca per il genitore detenuto un’occasione per recuperare l’identità genitoriale persa. Invece, di fatto, per molti genitori la carcerazione determina una cancellazione della genitorialità, molto simile a quella che sono indotti ad attuare i figli rispetto alla loro rete sociale di riferimento, quando per la vergogna di una condizione socialmente penalizzante nascondono la propria storia familiare.
Inoltre in attesa di raggiungere l’obiettivo di evitare la permanenza dei bambini in carcere, ipotesi questa da considerare come extrema ratio, l’Istituto di detenzione nel quale fa ingresso un genitore con figlio/i al seguito, deve assicurare che i diritti e le esigenze dei minori siano rispettate e tutelate.
Visite dei bambini all’interno degli Istituti penitenziari (Art. 2, 3)
Il mantenimento del legame affettivo è cruciale per lo sviluppo psico-affettivo del bambino e per la prevenzione della recidiva e la corretta reintegrazione sociale del genitore detenuto.
Tuttavia, un certo numero di fattori, come condizioni di visita non flessibili e ambienti di visita poco accoglienti, possono perturbare i rapporti familiari e il contatto con i figli. La sfida è creare un ambiente che accolga adeguatamente i bambini trovando il giusto equilibrio tra le esigenze di sicurezza e i buoni contatti familiari.
Il colloquio settimanale è l’unico strumento di mantenimento del legame importante per crescere, ma ciò spesso non basta, occorre, quando possibile, consentire al genitore, durante la detenzione, di essere presente nei momenti importanti della vita dei figli, soprattutto se minorenni, come ad esempio: i compleanni, il primo giorno di scuola, la recita, il saggio, le festività, la laurea.
In tutte le sale d’attesa deve essere attrezzato uno “spazio bambini” e spazio ludoteca dove questi possano sentirsi accolti e riconosciuti. Gli operatori, dal canto loro, devono essere ospitali e fornire ai familiari l’occorrente per un’attesa dignitosa (come scalda biberon o fasciatoio) e, ai più piccoli, strumenti (tipo giochi o tavoli attrezzati per il disegno) per prepararli all’incontro con il genitore detenuto.
Le strutture devono inoltre essere accessibili ai minorenni con disabilità e i colloqui devono essere organizzati in modo da non ostacolare la frequenza scolastica dei minorenni.
Formazione del personale dell’Amministrazione penitenziaria (Art. 4)
Il sistema penitenziario deve affrontare il tema dell’accoglienza, che non è solo strutturale e risolvibile con l’ausilio di spazi adeguati, ma, soprattutto, culturale con una formazione in grado di trasformare l’approccio professionale dei suoi operatori, valorizzando gli aspetti relazionali e di cura del detenuto.
La Carta dei figli dei genitori detenuti è quindi, nel suo complesso, un documento rivoluzionario che impegna il sistema penitenziario a trasformare gli aspetti relazionali e di cura del detenuto, considerando il suo ruolo genitoriale, e a cambiare la propria cultura dell’accoglienza, con maggior attenzione alle esigenze dei minori spesso schiacciati dal peso sociale che la detenzione del proprio genitore comporta.