In occasione della recente uscita di “Chieffo Charity Tribute”, l’album in formato fisico, contenente oltre venti cover dei brani di Claudio Chieffo, realizzate da artisti di spicco della scena musicale italiana e internazionale, oggi abbiamo il piacere di ospitare Benedetto Chieffo, figlio del cantautore romagnolo.
I proventi della vendita dei dischi saranno devoluti in beneficenza ad AVSI KENYA. Il progetto discografico nasce da Punto Fermo – Chieffo Charity Tribute ed è prodotto dal Comitato amici di Claudio Chieffo, in collaborazione con Esharelife Charity Foundation e con il Patrocinio del Club Santa Chiara.
Chieffo Charity Tribute” è un disco composto da 22 cover dei brani di Claudio Chieffo alla cui realizzazione hanno partecipato: Gianni Aversano, Massimo Bubola, Luca Carboni, Paolo Cevoli, Giorgio Conte, Gioele Dix, Daniele di Bonaventura, Roberta Finocchiaro, Paolo Fresu, Giua, Markéta Irglová, Mirna Kassis, Svavar Knútur, Giacomo Lariccia, Giovanni Lindo Ferretti, Chico Lobo, Lombroso, Giovanna Marini, Dario Muci, Alessandro Nidi, Enza Pagliara, Omar Pedrini, Santoianni, Ambrogio Sparagna, Tatá Sympa, Davide Van De Sfroos eKreg Viesselman.
Benedetto Com’è nato questo nobile progetto?
«Claudio Chieffo come artista e come padre ha sempre considerato come molto importante la condivisione, per questo pensando a come valorizzare la sua opera artistica e umana ci è venuto spontaneo pensare ad un disco per beneficenza. Molte sue canzoni nascono per condividere un momento della vita di qualcuno o con qualcuno: mio padre partiva spesso per raggiungere persone cui era nato un figlio, persone che si sposavano, amici cui moriva una persona cara: andava e cantava, poi tornava a casa. Molto spesso poi teneva concerti per beneficenza: tanti per Avsi, ma ricordo anche quello molto bello al teatro comunale di Carpi insieme all’amico Guccini per l’Associazione Malati Oncologici».
Da che desiderio è stata mossa l’iniziativa di unire artisti così diversi?
«Le canzoni di mio padre sono piene di domande, delle domande che sono nel cuore di ogni uomo, ed è per questo che parlano a tutti; qualsiasi sia il mondo da cui uno viene, se ha il cuore un minimo aperto, è difficile che non si lasci toccare da queste canzoni: la varietà degli interpreti ne dà conferma. Ci siamo rivolti ad artisti diversissimi tra loro con la curiosità di scoprire se è vero che queste canzoni sono per tutti e mi pare che abbiamo centrato il segno».
Parlaci di quello che vorresti che arrivasse a chi ascolta il disco per la prima volta.
«Ci piacerebbe che chi ascolta il disco la prima volta possa accorgersi che c’è un grande cantautore italiano, Claudio Chieffo, che non conosceva o che credeva di conoscere, e vada ad ascoltare anche le altre canzoni. Su ebay qualcuno ha messo un ritaglio di giornale degli anni 70, credo, dal titolo: “Chieffo è popolarissimo e nessuno lo sa”. Ha scritto uno sfracello di canzoni bellissime, molti le portano nel cuore, ma nessuno sui media ne ha mai parlato. Questo non mi interessa più di tanto, ma vorrei che le canzoni arrivassero a toccare il cuore di tante altre persone».
Il brano a cui sei personalmente più legato?
«Potrei dire quale canzone di mio padre amo di più, ma darei una risposta diversa ogni mezz’ora. Se devo dire a quale tra le cover dell’album mi sento più legato, non saprei dal momento che fanno parte di un progetto polifonico!».
Che criterio avete utilizzato per la scelta degli artisti?
«Abbiamo cercato innanzitutto artisti senza pregiudizi, che avessero il cuore aperto, e abbiamo proposto loro canzoni che ci pareva potessero essere nelle loro corde. Tanti anni fa un cantante famoso a cui chiedevano di mio padre disse che le sue canzoni erano “un sottoprodotto culturale”. Temo che non le avesse mai ascoltate, i 22 artisti che hanno accettato di partecipare al disco invece le hanno ascoltate e con una semplicità e una umiltà straordinarie le hanno interpretate».
Di Patrizia Faiello