Ormai femminicidi e sottrazione dei minori sono all’ordine del giorno, intrecciati in un sistema, un modus operandi ben preciso ed oggi accertato (numerose sono le prove), ma nonostante ciò continua a non essere risolto (volontariamente), massacrando la vita di innocenti bambini e tutta l’intera famiglia per anni ed anni. Troppi soldi ruotano intorno a questo dannato sistema che comprende soggetti in ogni parte delle istituzioni e non.
Troppi soldi sulle lacrime dei bambini, per cui non ci sta la volontà di risolvere il dramma del secolo, non gli ” conviene”.
Se ancora dopo anni di studi, di commissioni, di audizioni si afferma che la causa è la mancanza di “formazione, motivo patriarcale, culturale” (vero solo in parte), vuol dire che non c’è la volontà di mettere fine a queste tragedie, in modo tale che verranno elargiti anche importi considerevoli per la formazione molti dei quali andranno proprio a coloro che commettono le violenze sulle vittime, compiono reati contro intere famiglie, donne e soprattutto bambini. Se si ferma il violento (donna e uomo che sia) si ferma il “sistema” e tutte le figure istituzionali chiamate ad esprimersi non avranno profitti, come pure non ci sarà più una rete (ben calcolata) tra i vari tribunali, TM, tribunale ordinario, Corti d’appello, procure della Repubblica e tribunale penale.
Se fermi il violento, non ci saranno cause che durano anni ed anni ed i bambini non finiranno neppure nelle casa famiglia con rette ben documentate che vanno dai 100 ai 400 euro al giorno a bambino; mica gli conviene “mollare la preda”, meglio tenersela e massacrarla, falsificando ogni relazione.
Il violento/a non vuole la pace, si nutre delle sofferenze dei propri cari (soprattutto figli e mogli), gode nel torturare chi si è “permesso” di respingerlo, guadagna dalle condanne alle spese processuali, le Istituzioni ricavano su tutto il sistema. Vengono anche sistematicamente rifiutate le numerose proposte conciliative nel “supremo interesse del minore” dal parte del violento/a e delle Istituzioni, perchè il “sistema” si fermerebbe. Non interessa che un figlio viva sereno e felice, quando più punire e guadagnare.
Ripeto, troppi soldi girano.
Continuano le assordanti parole che fanno solo irritare chi subisce violenza istituzionale, “donne denunciate, lo Stato c’è, nessuno resterà solo, manca la formazione, è un fatto culturale, patriarcale” (lo è in parte), ma la realtà invece di fornisce un’altra verità, ossia la consapevole violazione delle normative da parte di alcuni magistrati (sottolineo, alcuni). Ma chi lo dice?
La Cassazione (numerose sentenze), tra cui la requisitoria della Sostituta Procuratrice Generale presso la Corte di Cassazione, dr.ssa Ceroni, l’ordinanza del 17 maggio scorso della stessa Cassazione, il Parlamento europeo (ricordiamo anche l’ultima risoluzione del 6 ottobre), il Grevio, la UE (9 dicembre 2021), la Cedaw, le normative nazionali, sovranazionali, le convenzioni europee.
“Donne denunciate” ripetano imperterrite le istituzioni, ma poi le stesse si contraddicono, e, quindi, come si esce dall’ inferno? Bella domanda!
“Donne denunciate”, ma poi ci troviamo di fronte ad alcune dichiarazioni che fanno discutere (molte), come ultimamente il Pm di Benevento, i Pm del pool antiviolenza e gip che addirittura invece di proteggere le vittime dichiarano falsità nelle richieste e decreti di rinvio a giudizio, e così via.
E poi c’è il caso Creazzo, il procuratore di Firenze accusato e sanzionato dal CSM per molestie sessuali nei confronti di una collega, atteso che il CSM ha ritenuto una “vicenda tra privati cittadini”. Quindi, si può molestare, tanto si è tra privati cittadini!
La “condanna” per le molestie da parte della disciplinare del CSM ha consistito nella perdita di due mesi di anzianità.
Forti sono state anche le dichiarazioni del presidente dei Gip di Catania, Nunzio Sarpietro che colpevolizza la donna secondo il quale “non riesce a tenere una condotta univoca, e purtroppo questo impedisce al giudice di avere una visione del fascicolo così completa che gli consenta di adottare una misura più adeguata”.
E poi ci sta la bufera al Procura di Benevento. Ha fatto scalpore la motivazione della richiesta di archiviazione di una denuncia per violenza sessuale emessa dal PM “l’uomo deve vincere quel minimo di resistenza che ogni donna, nel corso di una relazione stabile e duratura, nella stanchezza delle incombenze quotidiane, tende a esercitare quando un marito tenta un approccio sessuale”. Quindi, ritiene la PM che le presunte violenze da parte del marito sulla moglie sono “fatti carnali che devono essere ridimensionati nella loro portata” anche considerato il fatto che sono stati commessi “in una fase del rapporto coniugale in cui (lei) ha messo seriamente in discussione la relazione, meditando la separazione”. Ed ancora ritiene il PM che “ per quanto di cattivo gusto, quel coltello alla gola era uno scherzo” da parte del marito, durante la “preparazione di una cena di famiglia, alla presenza di testimoni”; “dopo aver sentito in tv un servizio sull’ennesimo femminicidio, ha preso un coltello con cui stava tagliando il pane e lo ha puntato alla gola della moglie dicendo che prima o poi anche lui sarebbe stato menzionato al telegiornale, tornando pochi istanti dopo ad affettare il pane”; “in momenti di rabbia si dicono tante cose che non si pensano ..”
Poi ci sono anche le numerose frasi ed affermazioni di alcuni giornalisti e conduttori televisivi che “giustificano” i femminicidi. Abbiamo più volte sentito che un OMICIDIO, UN CRIMINE diventa un semplice conflitto tra coniugi, “semplice raptus”, “un raptus per troppo amore”, l’amava, ma lei l’aveva respinto”, “se l’è cercata”, la donna ha avuto un comportamento esasperante, aggressivo” e molto altro ancora.
Quindi, donne denunciate, ma poi attenzione, speriamo nella “fortuna” di incontrare una giusta difesa.
Tutto questo e molto altro ancora, non è una netta ed oggettiva contraddizione? Le Istituzioni ci chiedono di denunciare, ma in sostanza le violenze sono “scherzi, vicenda tra privati cittadini”, etc etc.
È Natale, ci si scambia auguri di ogni bene, ogni serenità con amore, ma solo a parole, perché nei fatti i figli sono rimasti ancora un altro Natale senza il genitore con cui desiderano stare e del quale ne sono stati privati nella totale violazione di legge da coloro che dovrebbero fare giustizia. Altro che Buon Natale!
Un altro Natale (5, 10 anni e più) di genitori e figli lontani tra lacrime e dolore, madri che tengono stretti i propri figli per paura che li portino via, figli lontani nell’inferno delle casa famiglia, affidati ad estranei, isolati dal mondo in cui sono cresciuti, sequestrati di cellulari ed oggetti informatici, famiglie che non si sono scambiati regali, auguri, ma soprattutto abbracci ed amore.
Un altro Natale senza una telefonata, una foto dell’amato figlio/a, un regalo, tutto deciso dai violenti e dalle Istituzioni in un connubio “perfetto”, ma donne denunciate!
Non ci augurate il Buona Natale, ma impegnatevi che sia un Buon Natale e soprattutto una BUONA vita degna di essere vissuta senza violenze. Ci riuscite? Donne e bambini attendono giustizia.
Di Giada Giunti
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