Con il tempo abbiamo visto, e lo sa bene chi per la Cultura è una ragione di vita e lavoro, che il nostro Paese non ha mai avuto un occhio di riguardo a livello burocratico e fiscale per il mondo dell’arte, della musica, del cinema e dello spettacolo.
Sembra quasi che si voglia dare la colpa a questa Pandemia per giustificare ingerenze e problematiche in questo settore, dando a tutto ciò una vena di “Eccezionalità”, peccato che esistano da molto più tempo rispetto alla comparsa di questo Virus nel mondo.
“A favore e in supporto della Cultura”, in Italia è un bello slogan, quante volte viene pronunciato e quante volte lo si trova scritto qui e lì come valore fondamentale per il quale impegnarsi? Eppure, chissà come mai, mentre parlandone molti sembrino trasformarsi in una versione moderna di Dante Alighieri, quegli stessi si tramutano in dei Caligola appena ottenuto ciò che desiderano.
La Cultura in tutte le sue molteplici vesti o svariati campi è un mondo che partecipa attivamente alla vita economica di questo Paese. Immaginate, solo in ambito lavorativo, il numero di persone che hanno un impiego in questo settore; parliamo di milioni di operatori.
Basta pensare a quello che è successo il 17 Aprile 2021, data in cui si è tenuta la seconda manifestazione di “Bauli in Piazza”, dopo 419 giorni dal fermo delle attività produttive e culturali che vedono impiegati i lavoratori dello spettacolo.
E’ frustrante constatare come lo Stato, che da questo settore ottiene così tanto, non sembri sensibile all’ascolto e alla tutela di chi lo viva.
Purtroppo, è una consuetudine comune identificare l’andamento economico di questo settore basandosi più sull’immagine e il tenore di vita dei tanti volti noti e non ci si sofferma a pensare a coloro che stanno dietro alle telecamere o chiusi in un ufficio. Fantasmi, invisibili e anonimi, senza i quali nessun riflettore si accenderebbe.
Guardiamo, con preoccupazione, ai migliaia di Teatri, Gallerie d’arte, ai numerosi Cinema o alle più magnifiche Arene storiche di cui il nostro Paese è provvisto che con fatica riescono a resistere tra un pubblico sempre più lontano e uno Stato in continuo stato di passività.
Oggi più che mai, la Cultura deve ringraziare gli ormai sempre più rari “Mecenate” e molto meno lo Stato che si avverte sempre più distante e sordo alle numerose istanze fattigli.
La crisi che stiamo vivendo, ci palesa la riluttanza delle Istituzioni nel voler tutelare l’anima culturale del nostro Paese.
Siamo testimoni di una Politica basata sul chiedere sacrifici, senza chiedersi quanti ne siano stati già fatti.
Le carenti politiche amministrative che si sono succedute nel tempo, sommate a quelle attuali d’ emergenza, hanno reso le lacune, potenzialmente sormontabili, a veri e propri abissi, chissà quanto ormai colmabili.
Nasce spontanea una domanda: PERCHE’ LO STATO NON SI E’ ADOPERATO PER SUPPORTARE LE CATEGORIE DI UN COSI’ VASTO MONDO?
L’ impossibilità di lavorare, di ammortizzare le spese se non indebitandosi, l’inesistenza di un fondo cuscinetto apposito, hanno reso devastanti questi ultimi anni.
Se la Cultura di uno Stato è il riflesso della sua anima si consiglia, al nostro, di guardarsi bene dal passare dinanzi a uno specchio; potrebbe non piacere l’immagine che appare.
Fonte: La Nuova Alba
Francesca Romana Cristicini