Elezioni 2022: ecco le più importanti.
Sono molte le sfide politiche attese per il 2022, che potrebbero aprire le porte a rilevanti cambiamenti di leadership, dal Brasile con la sfida tra l’ex presidente Lula e Bolsonaro, alla Francia che ancora una volta nei sondaggi si vede divisa tra Macron e l’estrema destra; all’Ungheria la cui rielezione dell’attuale presidente Orban potrebbe decidere il futuro del paese nell’Unione Europea. Le elezioni di metà mandato negli Stati Uniti rappresenteranno una sfida per la solidità della leadership di Biden, già in calo nei sondaggi. Il 2022 per l’Italia si apre con le elezioni del Presidente della Repubblica e saranno oltre mille i Comuni coinvolti nelle elezioni amministrative previste, salvo imprevisti legati al Covid-19, per la tarda primavera. Elezioni attese anche in Africa, Sud America, Filippine e Australia.
Italia.
Il Presidente della Camera Roberto Fico ha convocato il Parlamento in seduta comune per il 24 gennaio 2022, segnando così la data di inizio delle elezioni per il nuovo Capo dello Stato. La scadenza del mandato dell’attuale Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è prevista per il 3 febbraio 2022 e l’incertezza riguardo a chi sarà il suo successore resta ancora molto alta. I grandi elettori, ovvero i 1009 parlamentari, comprendenti deputati, senatori, e delegati regionali, sono ancora molto divisi sui possibili nomi da eleggere. Il centro-destra propone come suo candidato l’ex premier Silvio Berlusconi, ma il colorito e discutibile passato personale e politico del Cavaliere polarizza fortemente il dibattito e rende scettici anche gli interni alla coalizione. Il segretario del PD, Enrico Letta, ha già comunicato che non sosterrà la candidatura di Berlusconi al Quirinale, sottraendo così al centro destra un buon numero di voti, senza i quali risulta difficile ottenere la maggioranza dei 2/3 alla prima tornata elettorale. Dal canto suo il centro-sinistra non ha ancora presentato alcun candidato, confermando così l’incapacità degli ultimi vent’anni del centro-sinistra di produrre dei leader carismatici in grado di rendere compatto lo schieramento. Molti i nomi di ex politici di rilievo su cui si è vociferato una loro probabile scalata al Colle, tra cui l’ex premier Romano Prodi, Massimo D’Alema, e per fino l’attuale presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, per rispondere a quella parte di Parlamento che sottolinea come sia arrivata l’ora che a ricoprire la più alta carica dello Stato sia finalmente una donna. L’uomo su cui più di tutti sono puntati i riflettori resta però l’attuale Presidente del Consiglio, Mario Draghi. Seguirà le orme del suo mentore Carlo Azeglio Ciampi, sublimando il suo cursus honorum con la nomina a Presidente della Repubblica, o rimarrà in carica fino al 2023? Questa la domanda che non smette di tormentare la politica italiana, e che probabilmente sta dettando le regole per i giochi di potere in atto delle diverse coalizioni per vincere la corsa al Colle. Per quanto riguarda le elezioni amministrative, salvo imprevisti legati agli sviluppi del Covid-19, oltre mille Comuni saranno chiamati alle urne per la tarda primavera, e tra i capoluoghi coinvolti troviamo Genova, Palermo e L’Aquila.
Francia.
Oltralpe si decide il futuro destino dell’Eliseo, i cinque anni di mandato del presidente Emmanuel Macron sono giunti al termine, e il 10 aprile del 2022 i cittadini francesi saranno chiamati alle urne per decidere il loro nuovo Presidente della Repubblica. La Francia è una Repubblica Semipresidenziale con un sistema elettorale che prevede un ballottaggio tra i due candidati più votati, in caso nessuno riesca a superare al primo turno la soglia della maggioranza assoluta, previsto per il 24 aprile. Emmanuel Macron ha ufficializzato la sua ricandidatura, e si vede in testa nei sondaggi, ma come insegnatoci dall’esperienza delle elezioni americane del 2016 Trump vs Clinton, non bisogna mai escludere colpi di scena. In queste elezioni presidenziali potrebbe aumentare la presenza femminile tra i candidati, oltre all’esponente di estrema destra Marine Le Pen, leader del Rassemblement National (ex Front National), troviamo infatti nello schieramento opposto, le possibili candidature dell’ex ministra francese della Giustizia, Christiane Taubira, e quella della sindaca di Parigi Anne Hidalgo, che dipenderà dall’esito delle primarie del partito. È prevista anche la candidatura di Jean-Luc Mélenchon. Emerge così un quadro in cui anche la sinistra d’oltralpe sembra conoscere il comune destino di una realtà interna frammentata, che se non curata in tempo, rischia di lasciare sempre più spazio a derive populiste di estrema destra. Proprio in quest’ultimo contesto si inserisce la novità di queste elezioni: il giornalista e saggista Éric Zemmour. Gli analisti prefigurano un ballottaggio tra Zemmour e Macron, riportando così a un deejavù delle dinamiche politiche delle elezioni del 2017, in cui la Francia è ancora chiamata a scegliere tra una leadership europeista e liberale, e l’estrema destra populista.
Ungheria.
Le prossime elezioni parlamentari ungheresi si terranno in primavera, ad aprile o maggio 2022. L’attuale presidente in carica, Viktor Orban, sarà sfidato da Péter Márki-Zay, uscito vincitore dalle primarie dell’opposizione. Il fronte di opposizione prevede un’alleanza composta da sei partiti molto diversi tra loro, che si sono uniti nella speranza di vincere contro Fidesz, il partito di governo di Orban. Si tratta di un’elezione significativa per la stabilità interna all’Europa, dati i numerosi attriti tra la leadership estremamente conservatrice di Orban e le politiche e le direttive comunitarie. La riconferma di Orban potrebbe segnare un ulteriore consolidamento con l’altrettanto conservatrice e populista Polonia, anche essa facente parte del gruppo europeo di Visegrad, così da dare il via a nuovi attriti con l’Europa, in particolare sul fronte dell’immigrazione clandestina e diritti umani.
Brasile.
Il 2 ottobre del 2022 sarà la volta del Brasile. L’attuale presidente Jair Bolsonaro ha confermato la sua ricandidatura, il suo principale sfidante sarà l’ex presidente Luiz Inacio Lula da Silva che ha governato il Paese nell’arco temporale 2003-2010. Lula avrebbe dovuto partecipare anche alle scorse elezioni del 2018, ma gli fu negato di candidarsi in quanto condannato di seconda istanza per corruzione. Le elezioni del 2018 videro il trionfo di Bolsonaro, con annessa polemica riguardo al ruolo assunto nella sua vittoria dalle fake news divulgate su WhatsApp, Facebook e altri social network. Entrambi i candidati di punta hanno qualcosa da farsi perdonare dal popolo brasiliano. Contro il primo è additata una malagestione dell’emergenza pandemica, simboleggiata dall’immagine della spiaggia di Copacabana diventata un cimitero per le vittime covid; la massiccia deforestazione della Foresta Amazonica, con annesso sterminio silenzioso delle tribù locali, per far spazio alle coltivazioni di soia, e una ancora difficile situazione economica. Il secondo candidato, se pur dichiarato prosciolto da tutte le accuse, dovrà riuscire a distaccare l’immagine di sé da quella dello scandalo per corruzione legato alla Petrobras, la grande azienda petrolifera pubblica del Brasile. Secondo il sondaggio condotto dalla società di consulenza Ipec, Lula ha il 48 percento delle intenzioni di voto contro il 21 percento dell’attuale presidente di destra. Le intenzioni di voto per Bolsonaro sono diminuite negli ultimi mesi, ed è aumentato il suo tasso di disapprovazione. Dietro a Lula e Bolsonaro ci sono l’ex giudice Sergio Moro, del partito conservatore Podemos, con il 6 percento, e l’ex candidato presidenziale Ciro Gomes, del Partito democratico laburista, con il 5 percento
Stati Uniti.
Le midterm elections si terranno martedì 8 novembre 2022. Si voterà per rinnovare tutti i 435 seggi della Camera e 34 dei 100 seggi al Senato, decidendo così chi governerà il Congresso per i prossimi due anni tra Repubblicani e Democratici. In 36 Stati si voterà anche per scegliere il governatore. Saranno indette molte altre elezioni a livello statale e locale. Questa sarà la prima elezione con i nuovi distretti ridisegnati dopo il censimento del 2020, che sembrerebbe sfavorire i Democratici. Le elezioni di metà mandato rappresentano un sondaggio importante degli umori dei cittadini nei confronti del Presidente, che aveva cominciato a calare nei sondaggi già a pochi mesi dalla sua elezione. A due anni dalle elezioni più tese degli ultimi tempi, il dibattito politico americano resta fortemente polarizzato e queste midterm elections monitoreranno l’andamento della profonda spaccatura che divide in due l’America.
Altri paesi al voto.
Gli altri paesi che andranno al voto nel 2022 sono per l’Europa: il Portogallo alle prese con delle elezioni anticipate; l’Austria che vede il consolidarsi della leadership del presidente in carica Alexander Van der Bellen, che però non ha ancora confermato la sua ricandidatura; la Slovenia con doppie elezioni, sia parlamentari che presidenziali; la Svezia, attualmente guidata per la prima volta da una donna. Per l’Africa saranno invece Kenya, Libano e Tunisia. Nei primi due paesi si teme il verificarsi di ostruzionismo e irregolarità per il mantenimento del potere degli attuali leader, mentre il terzo si trova a confrontarsi con delle elezioni anticipate e con il referendum per la stesura di una nuova costituzione. Resta alta la tensione per la decisione di sospendere il Parlamento tunisino per un altro anno. Seguono poi nel resto del mondo: Australia, Colombia, Corea del Sud e Filippine.
Aurora Mocci