“Niente festeggiamenti per il mio compleanno. Niente dolci, spumante, auguri … ho pensato ad una ricorrenza ricordata in maniera atipica: voglio dare inizio ad uno sciopero della fame collettivo, coadiuvato dalle tante persone che da 6 anni mi sono vicine. Sto preparando questa forma ghandiana di protesta che avrà inizio proprio nel giorno del mio compleanno.”
È la dichiarazione di Emilio Vincioni, un padre che non riesce ad avere con sé la figlia, trattenuta in Grecia dalla madre.
La storia di Emilio e della sua bambina è nota a molti ma non a tutti, prossimamente pubblicherò la vicenda che si snoda tra tribunali greci ed italiani, Convenzioni internazionali e Corte Europea, provvedimenti inquinati da pregiudizi difficili da credere che possano essere reali, tanto appaiono assurdi, incredibili, contradditori, kafkiani.
Basti sapere che la bimba formalmente risulta sullo stato di famiglia del padre, ma in realtà da 6 anni vive in Grecia e non ha mai visto l’Italia.
I particolari raccapriccianti nelle prossime puntate.
Ora Emilio Vincioni annuncia l’iniziativa di protesta che partirà il prossimo 18 febbraio: “Inizio uno sciopero della fame e la motivazione è semplice, non festeggio perché non ho nulla da festeggiare.
Come me soffrono tanti altri genitori, nonne, nonni, zie, zii e cuginetti privati dell’affetto di bambine e bambini lontani migliaia di chilometri. La protesta parte dal mio caso ma deve dare voce e visibilità a tanti, troppi altri casi simili: centinaia di bambine e bambini sono trattenuti all’estero da un genitore che ha violato tutto il violabile sotto il profilo umano, prima ancora che penale e civile.
La novità è nell’azione collettiva: uno sciopero della fame nel quale dopo di me si alterneranno tante persone che conoscono la mia storia e mi sono vicine: avvocati, presidenti di associazioni, giornalisti, consiglieri degli EELL ma soprattutto amici della rete che mi hanno espresso e continuano ad esprimermi solidarietà”.
Difficile, per chi non ha vissuto esperienze simili, comprendere la sofferenza lacerante di un genitore al quale viene impedito di stringere la figlia tra le braccia, vederla crescere, seguirla nello studio, accompagnarla alle attività extrascolastiche, raccoglierne le confidenze, leggerle le favole della buonanotte, consigliarla, guidarla, sostenerla nelle sue delusioni e ridere con lei dei suoi successi.
L’iniziativa prevede una modalità di protesta non violenta e nemmeno rischiosa per la salute di chi la mette in atto: settimane o mesi di astinenza dal cibo porterebbero sicuramente alla debilitazione di un solo soggetto, mentre la catena umana che partirà il prossimo 18 febbraio sarà composta da tante persone che si alterneranno, 24 ore a testa, nel proseguire ad oltranza l’azione dimostrativa.
Un’azione di protesta collettiva per sensibilizzare l’opinione pubblica, i media, le autorità.
Foto e cartelli quotidiani, col conteggio dei giorni, documenteranno il progredire dello sciopero della fame; pagine social e siti web sono già mobilitati per seguire l’iniziativa e darle visibilità.
L’unico aspetto curioso della vicenda è il fatto che i cittadini debbano organizzare delle azioni eclatanti per chiedere il rispetto dei propri diritti e dei diritti dei propri figli.
Come promesso, a breve i dettagli della vicenda di Emilio e di sua figlia.
E a seguire di tante altre.
Rita Fadda