In ambito penale per subire una condanna bisogna che vengano espletati i tre gradi di giudizio, diversamente in ambito civile minorile, per arrivare ad una condanna basta una semplice ipotesi di come sei, come potrai essere, quello che potrebbe succedere, sulla base di un rischio, sulla base di un ipotetico comportamento, sulla base di costrutti ascientifici, opinioni personali, sulla base di troppi baci ed abbracci, e così via, o perché i figli hanno terrore dei padri per le violenze alle quali hanno assistito. Per la condanna definita in Cassazione, per accertare eventuali reati passano circa 10 anni, diversamente per allontanare un figlio da un genitore passa “un giorno”, basta una segnalazione, una relazione e l’inferno è sulla terra.
Mi sono arrivati racconti di mamme che sono state costrette a chiedere scusa, per cosa? Per aver subito maltrattamenti dai propri partner, perché hanno o non hanno un compagno, perché vanno in vacanza al mare o in montagna, per aver l’appartamento troppo in ordine e pulito, oppure con una pila di panni da lavare, perchè sei troppo magra o troppo grassa. Dalle dichiarazioni di genitori, specialmente donne, ed avvocati arrivano numerose segnalazioni da parte delle c.d. figure istituzionali di ritirare le denunce sporte o non depositare opposizione ad una richiesta di archiviazione dopo aver subito maltrattamenti, aggressioni e quant’altro. Tutto perchè sotto minaccia essere allontanati dai propri figli per cui, secondo alcune consulenti, meglio inginocchiarsi e subire ulteriori maltrattamenti, che essere allontanati dai propri figli. Ma neppure questo è sufficiente, perché è già tutto deciso, indipendentemente dai tuoi comportamenti e nonostante tu abbia seguito le prescrizioni di taluni tribunali.
Il 24 febbraio presso la Camera dei Deputati si è svolta la conferenza stampa “Tutela dei minori: le falle del sistema”, organizzata dalla deputata Stefania Ascari (m5s), Commissione Giustizia e Antimafia e membro della “commissione parlamentare di inchiesta sulle attività connesse alle comunità di tipo familiare che accolgono minori”.
Ha partecipato alla iniziativa anche l’onorevole Veronica Giannone (FI), segretario della commissione Infanzia e Adolescenza e componente della commissione Giustizia.
Sono intervenuti alla conferenza l’Avv. Donatella Bussolati, esperta di diritto minorile e di famiglia, Avv. Sara Fiorino, esperta di diritto di famiglia e tutela delle fasce deboli, una donna vittima di violenza che ha avuto il coraggio di denunciare il proprio ex partner, ma non solo non ha trovato quella necessaria tutela per impedire ulteriori violenze già vissute, come pure la violenza assistita, ma addirittura il tribunale ha deciso di allontanare mamma e figlio. Pende una decisione di allontanamento del suo secondo figlio di 9 anni dalla propria mamma.
A margine della conferenza ai microfoni di Paeseroma abbiamo ascoltato le loro dichiarazioni.
Dalle varie dichiarazioni e dai dati che stanno arrivando anche in “Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività connesse alle comunità di tipo familiare che accolgono minori” emergono dei dati oggettivi, ossia che il sistema della tutela dei minori presenta delle evidenti falle, e quindi, non rispetta ciò che viene definito il supremo interesse dei minori. Un dato che emerge rappresenta il fatto che la maggior parte dei figli allontanati dai propri genitori, in particolare dalle madri accade proprio a quelle donne che hanno avuto il coraggio di denunciare le violenze subite dagli ex mariti, compagni. Non solo non sono state protette da coloro che hanno l’obbligo di tutelarle, ma sono precipitate in quell’inferno della violenza istituzionale dalla quale è molto difficile uscirne. Soprattutto crea danni irreversibili ai poveri bambini, durante tutta la loro infanzia, a volte fino al 18esimo anno di età, bambini che vengono prelevati con metodi violenti da 10, 20, 30 persone nelle proprie case, sradicando porte, alzandoli di peso, trascinati via dalle braccia delle proprie mamme, tra le urla disperate, mentre supplicano di restare con la propria madre. Accade alla maggior parte ai bambini che hanno terrore dei propri padri perché violenti o perché li percepiscono come violenti (si parla ovviamente solo di alcuni casi), di ragazzi che hanno avuto il coraggio di denunciare la pedofilia e quant’altro. Ciò che doveva essere la loro protezione, diventa la loro condanna, come pure le donne vittime di violenza, vengono ritenute e trattate da carnefici. Le violazioni delle normative è un altro dato che emerge, come la mancanza dell’ascolto del minore, altro dato ben argomentato dalla deputata Giannone nell’intervista. Infatti, il mancato ascolto del minore, anche secondo la Suprema Corte di Cassazione, rende le decisioni affette da nullità. La Giannone ci segnala anche che spesso le consulenti scelte sono sempre una ristretta cerchia, a dispetto dalle totalità di disponibilità negli elenchi a disposizione.
Nella convinzione comune si è più propensi a pensare che se un figlio viene allontanato dalla propria famiglia un motivo estremamente grave ci debba per forza essere, per cui i genitori vengono additati come fossero dei perfetti criminali. Amici e parenti che si allontanano, violenze su violenze, dolori ed altre sofferenze ancora.
Proprio su quei genitori accudenti, che amano e proteggono i propri figli si abbattono le improprie penalizzanti nomine delle CTU (consulenti tecniche d’ufficio), rigorosamente sempre gli stessi, ed ancora le nomine di tutta quella pletora di consulenti nominati da alcuni magistrati che sfociano in sentenze di allontanamento sulla base di sindromi inesistenti come l’alienazione parentale (PAS e costrutti ascientifici), “ipotetici disturbi, probabili rischi, madri simbiotiche, rapporto fusionale, conflitto di lealtà”, decisioni emesse per ciò che ipoteticamente potrebbero essere le mamme (e non eventuali reati). Stesso comune denominatore, stesso dato emerso è che accade in tutta Italia, in ogni estrazione sociale, qualsiasi ambiente, stesso modus operandi, stessi prelievi coatti, stesse relazioni che non hanno nulla che corrisponda alla realtà, dove il violento non viene fermato, ma gli si da quella “forza” che gli fa commettere più violenze, atteso che si sente “protetto” dalle figure istituzionali. Insomma vige la regola del vago, del probabile, del potrebbe, dell’opinione personale del consulente di turno.
Dove sta il supremo interesse del minore? La risposta è scontata!
In sostanza con i possibili “rischi o rischi psicopatologi” che si leggono nei copia incolla delle relazioni delle c.d. consulenti, si devastano vite di bambini e delle loro famiglie, e soprattutto si crea un reale danno, una inaccettabile mutilazione del corpo e nell’anima e danni irreversibili, irrisarcibili che resteranno scolpite nella memoria di piccole creature.
Anche in occasione della conferenza stampa promossa dell’onorevole Stefania Ascari e Veronica Giannone è emerso un altro dato impressionante, ossia che sono soprattutto le donne vittime di violenza ad essere allontanate dai propri figli.
Sostiene la Ascari, come altre colleghe che Il sistema di tutela minori presenta sempre di più delle falle evidenti e questo è il motivo per il quale ha organizzato una ulteriore conferenza, assieme alla deputata Veronica Giannone anch’essa nella commissione d’inchiesta che si occupa dell’ allontanamento dei bambini dalle proprie famiglie di origine. Sono stati portati all’attenzione alcuni casi emblematici. E’ importante parlarne,
“Purtroppo in commissione d’inchiesta arrivano continuamente esposti che denunciano l’ingiusto allontanamento dei propri bambini e soprattutto l’ingiusto sistema di tutela per mancanza di risorse, per mancanza di ascolto dei minori, per mancanza di ascolto delle famiglie, per mancanza di una formazione continua e specifica da parte di tutti gli operatori che ruotano attorno al sistema di protezione dei bambini”, commenta la Ascari.
“Ancora oggi all’interno delle aule di tribunale sussistono i pregiudizi, pregiudizi secondo cui se una madre denuncia i maltrattamenti in famiglia, denuncia le violenze e le minacce” risulta la stessa ad avere “il dito puntato, viene colpevolizzata e non creduta”.
Per questi si sta lavorando in commissione Giustizia una proposta di legge, “c’è la commissione d’inchiesta citata e soprattutto ci sono gli atti ispettivi, interrogazioni, mozioni interpellanze, question time su cui segnaliamo al Ministero di competenza queste storie che sono il peggior incubo che possa capitare a un genitore”.
Come rappresentante delle istituzioni la Ascari conclude a margine della conferenza che “non si può guardare o porgere lo sguardo dall’altra parte, ma bisogna ascoltare, capire, ma soprattutto intervenire”.
Veronica Giannone (FI)
Veronica Giannone assieme ad altre colleghe ha fatto presente che si sono svolte numerose conferenze stampa riguardanti le falle del sistema degli affido dei minori e nel caso specifico questa conferenza ha trattato un caso riguardante un bambino della Lombardia che purtroppo “si ritrova a rischiare di essere allontanato dalla madre dopo una denuncia da parte della stessa nei riguardi dell’ex marito” e soprattutto dopo una valutazione nella quale la mamma viene accusata di non aiutare il bambino ad avere un buon rapporto col padre. “Questo è un paradosso – replica la Giannone – perché non è che qualcuno può aiutare il proprio figlio ad avere un rapporto, i rapporti si creano e deve essere il genitore stesso a crearlo con il proprio figlio”. Purtroppo da questa situazione c’è il rischio che questo bambino venga inserito in una cosiddetta casa famiglia. Il piccolo da giorni è barricato in casa con il terrore di essere prelevato con la violenza ed allontanato dalla mamma con la quale desidera vivere.
Un altro caso invece riguarda una bambina di Imperia – ci racconta la Giannone – che invece è stata allontanata dalla madre sempre con motivazioni simili. “Valutazioni effettuate sempre sulla donna che hanno portato a definirla, appunto ostativa, problematica”.
Purtroppo la bambina è stata già prelevata e in un modo veramente vergognoso, passatemi il termine – ribadisce – perché comunque, per poterla prendere, è stata sfondata la porta principale di casa”.
Precisa la Giannone che “questo è un trauma che ai bambini non si può assolutamente far pagare. Sono dei traumi che noi non sappiamo veramente che cosa comporteranno soprattutto nel loro sviluppo, nel loro futuro”.
La deputata Giannone ci tiene a sottolineare che indipendentemente dal partito di appartenenza con la collega Ascari, collaborano assieme anche nella commissione di inchiesta sull’affido minori nella quale “ ogni settimana riusciamo a svolgere più audizioni sia su casi specifici, sia con professionisti che autorità garanti che posso delineare un quadro più specifico e che ci permette di comprendere effettivamente quelle che sono le falle del sistema per poter arrivare a trovare una soluzione, di migliorare il sistema stesso In modo tale da tutelare effettivamente il benessere dei bambini”.
Dati preoccupanti
“In questa commissione stanno venendo fuori dati preoccupanti, molto preoccupanti, non soltanto per il numero dei bambini che vengono allontanati dall’ambito familiare o inseriti in struttura o in famiglia affidataria, ma soprattutto legate proprio a dei racconti che ci arrivano soprattutto nelle audizioni segrete, di gestioni proprio sbagliate, scorrette, di grandi errori commessi in ambito giudiziario e che non tutelano i bambini ed è questa è la cosa più preoccupante”, continua la deputata.
Evidenzia le Giannone che ci sono più proposte di legge per le “quali stiamo elaborando un testo unico che appunto raccolga tutte le proposte e soprattutto le posizioni di tutte le forze politiche, senza più pensare a quella che è una estrazione politica, bensì alla risoluzione di un problema gravissimo che riguarda i nostri figli”.
La deputata ha depositato varie mozioni, e cita in particolare quella depositata qualche mese fa riguardante proprio “l’ascolto dei minori e le modalità di prelievo degli stessi che devono avvenire sempre e comunque solo nei casi in cui vi è la reale necessità.
Cioè l’allontanamento di un bambino da una famiglia o da una madre come in molti casi che noi stiamo studiando che abbiamo studiato in questi anni, deve avvenire soltanto nel caso in cui ci sia un vero pregiudizio per il minore; e per pregiudizio intendo proprio uno stato di abbandono, uno stato di maltrattamento dello stesso, nei casi in cui è necessario allontanarlo dalla sua famiglia perché può avere un pericolo effettivo per la vita.
Nella maggior parte dei casi si riscontra lo stesso modus operandi ed infatti precisa la Giannone che “non si può allontanare un bambino solo perché una CTU, cioè un consulente tecnico d’ufficio valuta attraverso la psicologia la possibilità che un genitore, spesso la mamma, sia “adesiva o ostativa o alienante” o tutti i termini che vengono utilizzati. Non è così che si può risolvere la situazione e conclude che “i bambini vanno tutelati, quindi noi continueremo il nostro lavoro perché questo avvenga nel miglior modo possibile”.
L’intervista:
Atteso che solo per extrema ratio come previsto dalla legge, un bambino può essere allontanato dall’ambito familiare in cui vive, abbiamo chiesto alla parlamentare Veronica Giannone se esiste un dato rispetto alle segnalazioni che arrivano in commissione, sulla tipologia di famiglie alle quali vengono allontanati i propri figli. Sostanzialmente è emerso che i figli vengono allontanati dalle famiglie indigenti, da quelle abbienti, ma soprattutto alle donne già vittime di violenza che hanno avuto il coraggio di denunciare gli ex mariti, compagni e soprattutto laddove la violenza viene trasformata in conflittualità, che conflittualità non è.
“Non c’è una tipologia specifica, perché abbiamo visto che può capitare in famiglie che hanno dei ruoli professionali importanti, può capitare in famiglie che sono straniere, a famiglie che invece hanno difficoltà economiche quindi non c’è uno standard” risponde la Giannone ed evidenzia che è stato notato in Commissione che “ci sono dei casi di separazione in cui la violenza viene trasformata in conflittuale”. Accade nella maggior parte dei casi di separazione in cui ci sono situazioni di violenza, fisica, psicologica, economica, laddove non c’è una separazione serena, sottolinea la parlamentare.
Ma i casi più diffusi ed eclatanti che arrivano in Commissione sono proprio quelli in cui la violenza viene trasformata in conflittualità, ci spiega la parlamentare ed infatti aggiunge “ che sono proprio quelli i casi in cui si arriva poi effettivamente all’epilogo peggiore, che è quello appunto dell’allontanamento del minore dall’ambito familiare.
La Giannone fornisce altri dati emersi ossia che molte richieste di aiuto arrivano proprio da donne in difficoltà economiche ed infatti sottolinea che “è assurdo che anziché aiutarle si è arrivati a togliere il bambino a queste donne o a queste famiglie. Questo si, purtroppo è vero, a noi sono arrivate queste segnalazioni”, ed aggiunge che non sono casi unici.
Arriviamo così nuovamente a quanto soprattutto le mamme vittime di violenza segnalano da anni con denunce, manifestazioni, sciopero della fame, segnalazioni alle Istituzioni, alle denunce di avvocati ed associazioni.
“La percentuale più grande, è sui casi di quella che viene definita conflittualità, io dico definita perché in realtà non è conflittualità, perché la violenza è una cosa, la conflittualità è una cosa, il trasformare la violenza in conflittualità è comunque sbagliato”, conclude la deputata di Forza Italia.
Ascoltiamo le parole della deputata Giannone:
Chiediamo alla deputata Veronica Giannone come può risolvere la questione del non rispetto di alcune normative.
Il mancato ascolto del minore, la posizione della Giannone:
“Il problema è una questione di interpretazione dei giudici, purtroppo ad oggi i bambini non vengono quasi mai ascoltati, e questo è il primo grande problema” risponde la Giannone e rilancia “ anche quando vengono ascoltati è raro trovare l’ascolto da parte del giudice diretto, bensì viene demandato a terza parte, terza parte sono servizi sociali, il consulente tecnico d’ufficio, Il curatore speciale quando nominato, ma non il giudice, è veramente raro”.
La deputata spiega che è come se ci fosse “un trasferimento dell’ascolto effettuato di una terza persona riportato al giudice e dal quale il giudice non può discostarsi”, e sottolinea che è difficile che il giudice si discosta dalla valutazione emessa da una consulente dallo stesso scelta.
“Sempre più spesso notiamo che sono una ristretta cerchia di persone, non tante quante sono quelle inserite nella lista dei Tribunali di appartenenza, interpretano sulla base della psicologia e soprattutto sulla base di una linea teorica che non significa sia giusta o sia la realtà, e soprattutto non portano al giudice delle prove concrete, comprovate, delle prove tangibili, non ci sono, sono tutte interpretazioni.
Sono delle valutazioni – sottolinea la deputata – che riguardano la persona o quantomeno il pensiero della persona che ho di fronte, che è ancora peggio.
Precisa la deputata che sulla riforma del processo civile questo aspetto lo ha evidenziato sia in commissione che in Aula, ha depositando anche delle proposte emendative che potessero modificare questo aspetto. La deputata ritiene che lo psicologo forense “ non è adatto, ci deve essere qualcuno professionalmente adatto e competente a fare una valutazione corretta e soprattutto capace di portare delle prove scientifiche e giuridiche”.
E, quindi, ecco come si decidono gli allontanamenti dei minori dalle proprie famiglie che produrranno effetti devastanti sul futuro dei piccoli ed indifesi bambini.
Avvocato Sara Fiorino, esperta di diritto di famiglia e tutela delle fasce deboli
“Siamo qui per parlare dei casi che succedono in tutta Italia, attraverso un modus operandi che è uguale dappertutto, quindi non c’è una differenza di luogo, di città, di posto, di bambini, di tipologia di bambini”, incalza immediatamente la Fiorino fornendo un quadro chiaro di quanto avviene per decisione di alcune sentenze e decreti emessi da alcuni giudici nei tribunali italiani.
“Parliamo oggi di minori sottratti alle proprie famiglie, spessissimo, nella maggior parte dei casi purtroppo riscontriamo famiglie meravigliose, cioè genitori meravigliosi, papà, ma soprattutto mamme”.
Il dato che emerge anche dalle dichiarazioni della avvocata è che “si sta facendo una battaglia purtroppo soprattutto nei confronti delle mamme. Più sono accudenti, più vogliono bene, tutelano il proprio figlio, i propri figli e più purtroppo vengono etichettate più per quello che ipoteticamente sono e non per le azioni che in realtà svolgono”.
Ecco, che man mano cadono i pregiudizi secondo i quali “neppure alle prostitute ed alle drogate allontanano i figli e soprattutto “chissà che avrà fatto se le hanno allontanato il figlio”. Frasi che fanno male, sia perché totalmente infondate e sia perché provocano ulteriore e profondo dolore, sulle donne che già subiscono violenza dall’ex partner, dalle istituzioni e che soprattutto subiscono il dolore più profondo e devastante dall’essere private della loro ragione di vita, i propri figli.
Le chiediamo di alcuni casi che ha trattato ed oggetto anche della conferenza
“Il più eclatante è l’ultimo quello che è accaduto il 5 gennaio, in una regione del nord, in Liguria, dove praticamente a seguito di un irruzione in casa, è stata sottratta una bambina di 10 anni alla propria madre” e sottolinea le modalità che non si mettono in atto neppure per pericolosi malviventi “ mentre sia la bambina che la mamma erano in bagno sotto la doccia”.
La Fiorino si rappresenta anche un altro caso di una “bambina sottratta in ospedale ricoverata 8 anni fa per una gastroenterite. E’ stata tolta alla mamma nonostante le due CTU avevano dichiarato perfettamente idonea, invece stranamente con la nomina di un tutore, è cambiato tutto, questa mamma non era più tutelante, non era più una buona madre, e quindi le è stata tolta la bambina che aveva un leggero handicap di tipo mentale”.
Le chiediamo se in alcuni casi ha riscontrato similitudini e la risposta conferma quanto già è merso da altre dichiarazioni e soprattutto da quanto sta emergendo dalle indagini della commissione affidi illecito alla Camera.
“In entrambe quello che spinge è la violenza, violenza – lo sottolinea – violenza subita dalla mamma, dalle mamme, e dalle rispettive bambine, sia subita che assistita”
E arriviamo al punto di ciò che comporta aver avuto il coraggio di denunciare (nella maggior parte dei casi depositato fonti di prova granitiche) l’ex marito, convivente, ex compagno “ nel momento in cui denunciano la violenza automaticamente vengono prelevati i figli ed inseriti o in case famiglia oppure affidati al genitore maltrattante, in virtù di una bigenitorialità ( legge 54 del 2006). Il minore è obbligato ad avere rapporti con l’altro genitore pure non volendo; a fronte della bigenitorialità viene sacrificata la violenza, la volontà del minore”, conclude la Fiorino sottolineando il concetto della violenza che non viene arrestata, ma perpetrata ancora di più da coloro che hanno l’obbligo di tutelare donne e figli vittime di violenze.
Avv. Donatella Bussolati, esperta di diritto minorile e di famiglia
L’avvocato ci racconta di un caso emblematico che è stato trattato in conferenza stampa sottolineando che la mamma “dopo aver subito violenza, rischia l’allontanamento del figlio con un provvedimento estremamente contradditorio che addirittura prevede tre soluzioni alternative tra di loro completamente opposte l’una dall’altra; da un centro diurno a uno semiresidenziale ad una comunità”. Precisa la Bussolati che è stato lasciato “libero arbitrio, una scelta discrezionale ai servizi sociali, specificando che in base alle risorse del territorio la scelta potrà andare in una direzione piuttosto che in un’altra, è inaccettabile, sottolinea.
L’avvocato precisa che il bambino, come risulta anche dalle sue pagelle, è un “bambino gioioso, entusiasta, curioso, che si relaziona bene con i pari e con adulti.
Quindi questa è la dimostrazione esatta che non sta vivendo un pregiudizio, mentre è sicuro che un allontanamento è un danno irreparabile”.
Le chiediamo se ha riscontrato similitudini nelle motivazioni che hanno portato all’allontanamento del figlio o dei figli dai genitori e se ricoprono tutto il territorio italiano.
“I casi sono numerosissimi, un dolore che invade tutte le aule di giustizia, di tutti i gradi, soprattutto per la discrezionalità lasciata e magistrati e allo stesso tempo per l’organizzazione dei servizi che non sono monitorati, che svolgono doppi ruoli, da quello di assistenza a quello di investigazione, addirittura inquisizione io lo chiamo, quindi ovviamente minano quello che la fiducia alla base”, ribadisce la Bussolati senza mezzi termini.
Ed anche in questo caso, cita proprio le violenze denunciate da parte delle mamme che “addirittura dopo aver subito la violenza vengono invitate dai servizi a far conoscere all’altro genitore il luogo di abitazione con progetti che ovviamente sono fallimentari, perché noi sappiamo che la vittima di violenza ha un percorso veramente faticoso alle spalle e va tutelata, non va lasciata in balia di chi l’ha aggredita fino al giorno prima”.
Mamme, ma anche padri, la Bussolati sottolinea di seguire alcuni casi di papà che non riescono ad incontrare i propri figli perché i servizi non si rendono attivi per costruire tutti quei progetti per riavvicinarli ai propri figli.
Il legale fa presente che “queste sono violazioni palesi dei nostri diritti, sia interni che internazionali e questo è gravissimo. Urge una riforma che non può essere quella legge delega 206 del 2021, ma quella deve essere un inizio di una riflessione per portare ad una riforma organica” che metta seriamente al centro l’interesse del minore.
Abbiamo sentito la mamma Sara (nome di fantasia), una donna, una docente, che ha avuto il coraggio di denunciare le violenze, ma sulla quale pende un ordine di allontanamento dal proprio figlio, nonostante abbia rispettato tutte le prescrizioni che le sono state imposte dalle figure istituzionali in ottemperanza alle decisioni emesse. La testimonianza della mamma:
“Io ho denunciato violenze e sono uscita di casa a febbraio 2017 in presenza dei Carabinieri, ho fatto il mio percorso in un centro antiviolenza che mi ha aiutato tantissimo” racconta mamma Sara ed aggiunge che è riuscita ad avere un appartamento nel quale cresce i suoi due figli “però il problema è che il tribunale che sta gestendo la separazione con il mio ex, mi considera alienante verso il bambino, perché questo bambino comunque rifiuta il papà”. Sara ci racconta di aver sempre inviato il papà tramite mail o tramite whatsapp (alcuni dei quali ce li mostra) a stare con il figlio, lo ha sempre informato sulla sua vita e soprattutto “tento di mandare messaggi per aiutarlo a creare un dialogo ed ho sempre fatto quello che i servizi mi hanno chiesto” , come accompagnare il figlio ad ogni incontro deciso tra padre e figlio.
Di Giada Giunti
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