Tutti gli uomini che non sono: il trasformismo di Calabresi nero su bianco
Dallo svogliato elettricista Augusto Biascica di Boris, al pignolo archeologo Arturo Frantini di Smetto Quando Voglio, Paolo Calabresi ci restituisce sullo schermo personaggi iconici del cinema e della televisione italiana, ma ora la sua nuova sfida artistica si gioca sulla carta con Tutti gli uomini che non sono, Salani Editore, disponibile da ieri in tutte le librerie.
Sinossi
Cos’è il genio? E’ un lampo, un’intuizione, un principio di follia. A Paolo C. il colpo di genio arriva nel momento più buio della sua vita. Fa l’attore a teatro, ma quando i suoi genitori scompaiono prematuramente, seguiti a breve distanza dal suo maestro, il dolore e lo smarrimento lo riducono in mille frammenti. In quei momenti di malinconia, l’unico sollievo gli arriva dalla passione per il calcio. E a pochi giorni da una sfida della sua amata Roma contro il Milan, coi biglietti già esauriti da tempo, ecco l’idea che a nessun altro sarebbe mai venuta in mente: chiedere un posto omaggio a nome di un personaggio famoso e presentarsi allo stadio indossandone i panni. E così, la domenica, sfruttando una certa somiglianza con Nicolas Cage e borbottando qualche battuta in inglese, Paolo C. varca l’ingresso di San Siro. Contro ogni previsione, non solo riesce a farla franca ma nessuno si accorge dell’inganno”. Ma quello che all’inizio era soltanto un modo per entrare gratis allo stadio assume presto la dimensione di “un’intima necessità.
Perché recitare nella vita reale, all’insaputa di tutti, per lui diventa un modo per esorcizzare quei lutti e, al tempo stesso, sublimare l’amore per il proprio mestiere. Partendo da una serie di interpretazioni che Calabresi ha davvero realizzato, in un crescendo di situazioni surreali che mescolano continuamente finzione e realtà, il romanzo racconta le portentose capacità nascoste che tutti possono tirar fuori quando credendo di non aver più nulla da perdere.
Paolo Calabresi: età, film, vita privata
Paolo Calabresi, sulle sue origini non ci sono dubbi, romano classe 1964, dopo la maturità classica, ha frequentato la Facoltà di Giurisprudenza prima di dedicarsi alla recitazione frequentando la scuola del Piccolo Teatro di Milano, diretta da Giorgio Strehler, con il quale ha lavorato in diversi spettacoli. Trasformista di prim’ordine ha interpretato ruoli importanti in molti film, tra i quali Smetto quando voglio, Diaz e La Corrispondenza, e fiction televisive di successo come l’ormai giù cult Boris. Dal 2008 diventa una “iena” ufficiale del programma di punta di Italia 1 Le Iene, e anche qui si destreggia tra travestimenti e trasformazioni varie. Ed è proprio da questo suo talento camaleontico che si snodano le vicende del suo romanzo, partendo proprio dall’aneddoto realmente accaduto di quando nel 2000 e nel 2008, sotto le mentite spoglie di Nicolas Cage, riuscì ad assistere gratis alle partite della sua amata Roma prima contro il Real Madrid e poi contro il Milan. È sposato dal 1994 con la consulente artistica Fiamma Consorti, la coppia ha quattro figli: Arturo (calciatore professionista), Anna, Agostino e Aurora.
Aurora Mocci