Roma, 25 marzo 2022 – “Sono molto felice che una mamma abbia ottenuto dalla cassazione l’annullamento della sentenza di decadenza dalla responsabilità genitoriale sul figlio, stabilita dal tribunale dei minori, e del conseguente annullamento del trasferimento coattivo del bambino in una casa famiglia. Una ordinanza fondamentale che finalmente capovolge la pessima prassi che si sta portando avanti da troppi anni nei confronti di centinaia se non migliaia di minori ,che vengono allontanati con la forza dalle loro mura domestiche e dall’affetto di genitori e parenti, senza neppure essere ascoltati.
Domani 26 marzo sarò a Milano, alla manifestazione ‘Bibbiano è tutta Italia’, per ribadire il mio impegno nel voler contribuire a trovare una adeguata soluzione, perché non sempre se un bambino viene tolto alla famiglia è perché esiste un valido e accertato motivo”
“La Corte Suprema rileva che l’autorità giudiziaria di merito ha del tutto omesso di considerare quali potrebbero essere le ripercussioni sulla vita e sulla salute del minore per una brusca e definitiva sottrazione dello stesso dalla relazione familiare con la madre, con la lacerazione di ogni consuetudine di vita, ignorando che la bigenitorialità è, anzitutto, un ‘diritto del minore’. La Cassazione inoltre ritiene nullo il provvedimento dell’autorità giudiziaria di merito per non avere proceduto all’ascolto del minore, adempimento a tutela dei principi del contraddittorio e del giusto processo.
Infine, ha stabilito ‘fuori dallo Stato di diritto’ la decadenza della potestà genitoriale disposta nei confronti della mamma e il trasferimento del bambino in casa-famiglia con l’uso della forza”.
“Contrariamente a quanto si possa ritenere, non sempre l’allontanamento di un minore dalla propria famiglia è l’unica soluzione per tutelarlo. Troppo spesso, infatti, non vengono idoneamente portate a compimento tutte le azioni previste dalle leggi, prima tra tutte il suo ascolto ‘vero’, da parte dei Tribunali, dei Comuni, degli assistenti sociali, volte a verificare la reale situazione del minore nel contesto del nucleo familiare e nei rapporti con le realtà a lui più vicine, in cui si svolge la sua socialità.”
“Non si può inoltre accettare di mantenere un sistema in cui chi fornisce gli elementi per decidere le sorti del minore possa essere lo stesso soggetto che percepisce un compenso per accoglierlo. Anche ipotizzando tutta la professionalità e buona fede, appare decisamente un netto ‘conflitto di interessi’ specialmente se si considera che tale compenso può raggiungere i 12mila euro al mese. Dobbiamo controllare bene dove finisce la tutela e dove comincia il mercimonio”