ROMA – Anche alla luce della recente sentenza della Cassazione sul caso Massaro, occorre vietare il prelievo forzoso dei minori al di fuori delle ipotesi di rischio di attuale e grave pericolo per l’incolumità fisica del minore stesso. Disciplinare le modalità di esecuzione dei provvedimenti escludendo interventi traumatici, specie in ospedale o a scuola. Istituire con urgenza una commissione interministeriale (Giustizia e Salute) che esamini l’attuale condizione di tutti i minori allontanati coattivamente dalla loro abitazione, valutandone gli effetti sul minore stesso e sulle madri.
Questa una delle raccomandazioni di portata storica che la Commissione d’Inchiesta sul femminicidio esprime nella sua relazione che sarà presentata il 13 maggio (dopo essere stata approvata all’unanimità il 20 aprile 2022) sulla vittimizzazione secondaria di mamme e bambini oltre a ribadire l’esclusione di teorie non riconosciute dalla comunità scientifica (Pas).
La Commissione chiede anche di ampliare i requisiti di accesso al patrocinio a spese dello Stato per le donne vittime di violenza che debbano difendersi in provvedimenti civili o minorili per l’affidamento dei figli.
L’INCHIESTA DELLA COMMISSIONE SUL FEMMINICIDIO
L’inchiesta è stata svolta nel 2020 e 2021 e ha realizzato due rilevazioni campionarie. Per quanto riguarda i procedimenti civili di separazione giudiziale con affidamento di figli minori, è stato individuato un campione statistico di 569 fascicoli, rappresentativi dei 2089 iscritti al ruolo nel trimestre marzo-maggio 2017. Per quanto riguarda i procedimenti cosiddetti “de responsabilitate”, in cui i Tribunali per i minorenni decidono sull’eventuale decadimento della responsabilità genitoriale e sull’affidamento dei figli, il campione statistico ha compreso 620 fascicoli, rappresentativi dei 1452 iscritti al ruolo nel mese di marzo 2017. La Commissione ha inoltre esaminato altri fascicoli acquisiti agli atti per un totale di 1411, nonché ha svolto un’indagine qualitativa su 36 “casi emblematici” di sottrazione di figli alle madri anche con la forza pubblica.
NEI CASI DI AFFIDO SOLO IL 7,8% ASCOLTATO DAI GIUDICI
Bambine e bambini soggetti dell’affido nel 69,2% dei casi non sono stati ascoltati, e quando l’ascolto avviene (30,8% dei casi), esso viene delegato nell’85,4% dei casi al tecnico nominato e ai servizi sociali. Solo nel 7,8% dei casi il giudice ha parlato con i bambini.
È un altro numero inedito che emerge dall’indagine della Commissione d’Inchiesta sul femminicidio che sarà presentata il 13 maggio. Il fenomeno dei bambini che rifiutano il genitore violento, quasi sempre il padre, e che sono invece costretti a frequentarlo o spesso sono allocati presso di lui, è spesso aggravato dal mancato ascolto dei minori, nella maggior parte dei casi delegato a periti e servizi sociali.
NEL 96% DELLE SEPARAZIONI CON VIOLENZA I TRIBUNALI NON NE TENGONO CONTO PER AFFIDO MINORI
In Italia la violenza maschile contro mogli, compagne e figli non viene rilevata nel 34,7% delle cause giudiziali di separazione, mentre per quanto riguarda i procedimenti minorili sulla genitorialità siamo in presenza di violenza domestica nel 34,1% dei casi e nel 28,8% dei casi di violenza diretta su bambini e ragazzi, per l’85% agita dai padri, ma anche questi fenomeni sono “invisibili”, cioè non riconosciuti dagli operatori. Di più, nel 96% delle cause di separazione giudiziale in cui si riscontra violenza domestica, i Tribunali ordinari non ne tengono conto per decidere sull’affido dei figli, mentre i Tribunali per i minorenni nei casi in cui c’è violenza finiscono con l’affidare i minori nel 54% dei casi alla sola madre, ma con incontri per lo più liberi con il padre violento. Anche questi numeri che emergono dall’ultima indagine della Commissione di inchiesta del Senato sul Femminicidio e la violenza di genere dal titolo ‘La vittimizzazione secondaria delle donne che subiscono violenza e dei loro figli nei procedimenti che disciplinano l’affidamento e la responsabilità genitoriale’, che è stata approvata all’unanimità il 20 aprile 2022 e che sarà presentata il 13 maggio.
La Commissione d’inchiesta sul femminicidio per la prima volta è entrata nel terreno inedito delle separazioni giudiziali, della violenza denunciata e nel fenomeno oscuro e troppe volte ‘sommerso’ della vittimizzazione secondaria che mamme e bambini vivono in tribunale e che spesso porta queste donne a rischiare di perdere persino i propri figli.
VALERIA VALENTE: “RELAZIONE STORICA”
“Questa è una relazione storica- ha sottolineato la senatrice del Pd Valeria Valente, presidente della Commissione Femminicidio- perché per la prima volta il fenomeno della vittimizzazione secondaria viene indagato e quantificato in modo scientifico e per la prima volta, dati alla mano, si ricostruisce il percorso della violenza contro le donne e i minori nelle aule dei tribunali, anche attraverso i pregiudizi e gli stereotipi di cui sono vittime. Tengo a sottolineare che molto è stato fatto sia dal legislatore (penso alla riforma del processo civile) che dagli operatori della giustizia (penso alle buone pratiche di molti Tribunali), ma molto resta da fare per dare concreta attuazione alla Convenzione di Istanbul, soprattutto in termini di formazione per riconoscere la violenza ed evitare di penalizzare donne e minori due volte. Per questo il nostro lavoro, approvato all’unanimità, contiene proposte concrete per tutte le istituzioni”.
NEL 54% CASI TRIBUNALE MINORENNI HA LASCIATO INCONTRI LIBERI CON PADRE VIOLENTO
Nell’80,4% dei casi in cui il Tribunale per i minorenni ha adottato una decisione conclusiva nel 19% ha confermato l’affidamento ai servizi sociali, nell’8% il collocamento presso i due genitori e nel 54% il collocamento presso la sola madre, con incontri per lo più liberi con il padre violento.
Sono alcuni dei numeri che riguardano i minori e che emergono dall’indagine della Commissione d’inchiesta sul femminicido rispetto alla violenza domestica e ai procedimenti di affido dei bambini.
NEL 28,8% PROCEDIMENTI AL TM 85,1% VIOLENZA DIRETTA ESERCITATA DA PADRI
Nel 34,1% dei casi nei procedimenti sulla responsabilità genitoriale pendenti nei Tribunali per i minorenni sono presenti allegazioni di violenza (atti, denunce, annotazioni) che portano al rifiuto del figlio di vedere il genitore violento. Di questi, l’86,3% riguardano allegazioni di violenza, ovvero affermazioni di una delle parti (da sottoporre a verifica nel corso o all’esito del procedimento) relative a comportamenti di uno o di entrambi genitori nei confronti dell’altro genitore o della prole, il 3% riguardano disfunzionalità genitoriali, ovvero comportamenti solo potenzialmente pregiudizievoli per i figli, mentre il 10,7% riguardano sia allegazioni di violenza che disfunzionalità genitoriali. Nel 16,9% dei fascicoli in cui si è riscontrata la presenza di violenza domestica sono presenti anche misure cautelari, in gran parte a carico del padre (91,3%). Nel 6,7% dei casi sono presenti sentenze penali di condanna, in gran parte a carico del padre (84,7%).
E i bambini? In queste situazioni finiscono spesso per essere affidati ai servizi sociali. Questi i numeri che emergono dall’indagine della Commissione d’inchiesta sul femminicidio e che riguardano mamme e bambini e la loro ulteriore vittimizzazione nelle aule di giustizia.
Da notare che i documenti relativi alle violenze, riporta la Relazione della Commissione, sono già presenti nelle memorie di costituzione e negli atti introduttivi, con deposito di atti quali referti o denunce nel 65,2% dei casi. Nel 28,8% dei procedimenti pendenti davanti ai Tribunali per i minorenni, la violenza riguarda direttamente il minore e viene esercitata nell’85,1% dei casi dal padre, nell’8,6% dei casi dalla madre e nel 6,3% da entrambi i genitori.
Nel 9,4% dei casi con allegazioni di violenza e/o disfunzionalità genitoriale, viene segnalato negli atti introduttivi il rifiuto del minore di vedere un genitore, che nel 70,3% dei casi è il padre. Anche di fronte ai Tribunali dei minorenni, l’ascolto dei bambini e dei ragazzi avviene solo nel 33,4% dei casi.
Cosa succede ai bambini e ai ragazzi oggetto di provvedimento sulla potestà genitoriale nei casi di violenza in famiglia? “Numerosi- scrive la Commissione- sono gli affidi ai servizi sociali, riscontrati nel 55,2% dei casi (175 casi su 317), misura che appare particolarmente punitiva per i genitori e fortemente rivittimizzante per le madri che hanno subito maltrattamenti. In questi casi, infatti, il genitore viene esautorato: saranno, invero, i servizi sociali a ‘gestire’ la vita del bambino, prendendo per il minore tutte le decisioni ritenute più opportune, relegando i genitori al ruolo di ‘spettatori inermi’ della vita del figlio del quale, se collocato poi in struttura, non saranno nemmeno informati”.
(FONTE DIRE)