Roma, 27 apr. – Con il processo di digitalizzazione in rapida ascesa e l’internazionalizzazione del lavoro, la lingua inglese ha ormai un ruolo fondamentale per moltissime funzioni professionali. Inoltre la sempre più adottata modalità ibrida del lavoro ha portato a diversi e profondi cambiamenti nell’ambito lavorativo e della fruizione di corsi di formazione
Twenix – azienda spagnola del settore EdTech – ha svolto una survey rivolta ai professionisti di diversi settori, con l’obiettivo di capire quanto la lingua inglese sia parte integrante del mondo del lavoro, quanti connazionali ancora la vivano come un’area da implementare e come la formazione possa essere d’aiuto nel migliorare le performance e la sicurezza personale lavorativa
Il 93% dei rispondenti alla survey ha un impiego e oltre 9 italiani su 10 riconoscono l’utilità dell’inglese nella vita lavorativa, denotando quindi un’inclinazione all’utilizzo della lingua straniera molto elevata. Eppure non tutti si sentono confident nel parlarlo: infatti il 52% afferma che l’inglese rappresenta ancora un ostacolo, basti pensare alla fluidità della conversazione o al bacino terminologico a cui una persona riesce ad attingere
Solo il 33% ha dichiarato di riuscire senza intoppi nei suoi intenti comunicativi nella lingua d’oltremanica. L’aspetto linguistico in cui il professionista italiano si sente più debole è la conversazione (50%), al secondo posto si trova il temuto listening con un 30%, seguito dalla produzione scritta (17%)
La dimensione orale detiene, dunque, il primato nella serie di scogli che un lavoratore incontra nella comunicazione in lingua inglese. Infatti, sono svariati gli ambiti in cui il Business English risulta essenziale: i meeting con i clienti internazionali richiedono l’utilizzo dell’inglese come lingua franca da parte di 1 connazionale su 2, anche l’internazionalizzazione delle aziende compare come motivazione per conoscere la lingua per il 21% delle risposte, al cui interno troviamo un 18% di rispondenti che utilizza il Business English con il proprio team proveniente da Paesi stranieri.
Francesca Romana Cristicini