«”In The Name” è la trasposizione musicale di ogni scusa, di ogni attenuante, che l’essere umano utilizza da sempre per giustificare qualsiasi atto di violenza. È un grido silente di protesta verso ciò che l’uomo prova a distruggere ogni giorno, ma al contempo si pone come una sorta di catarsi, di purificazione, per consentirci di ricongiungerci alla parte più ancestrale di noi», dice Iko nel presentare il suo ultimo lavoro discografico che suona quasi come una denuncia in musica, ma al tempo stesso uno stand-by spazio-tempo, il sollievo dal mondo di cui mente e corpo necessitano per ricongiungersi alla loro vera essenza.
”In The Name” e stato scritto da Giacomo Bove e arrangiato dallo stesso interprete, e si palesa come una suggestiva e commovente catarsi musicale, avvalorata dall’intensità emozionale di una vocalità inconfondibile che accarezza anima e cuore per risvegliare la mappa sensoriale insita in ciascun ascoltatore.
«”In The Name” – conclude YKO – è la mano insanguinata di un soldato che stringe l’erba per l’ultima volta tra le grida e il dolore. È l’esitazione della mano che affonda il ferro nella carne. È il rumore di mille passi nel fango che schizza fino alla faccia. È il suono che fanno i sovrani quando cadono e gli dei quando crollano», conclude l’artista campano che, sensibile e intenso quale si è rivelato, propone, in un armonico e suggestivo intreccio di sonorità di sonorità Irish, country e folk-rock, un tuffo nell’oceano dei sentimenti, un meraviglioso viaggio introspettivo tra cadute, risalite e la speranza di ritrovare quello che eravamo ieri, per costruire, giorno dopo giorno, quello che saremo domani.
Andrea Calandra