La guerra cancella l’incerto cammino intrapreso dopo la guerra precedente per ritornare al punto di partenza. I diritti sono la negazione dei bisogni in quanto per ottenerli necessita ricorrere al giudice che è un essere umano che dovrebbe applicare la legge uguale per tutti con autonomia e indipendenza e questo non è possibile, cosi come è stata costruita l’organizzazione della amministrazione della Giustizia. La guerra scoppiata nel cuore dell’Europa appare abbia sancito il diritto alla difesa, ma tale diritto viene negato da decenni alle mamme d’Italia che hanno subito il coatto abusivo allontanamento dei figli perché troppo amore fa male. La scienza insegna che le categorie del Bene e del Male devono essere misurate nella realtà vissuta altrimenti è “falsa coscienza” come hanno dimostrato Marx e Freud.
Le altisonanti affermazioni della difesa dei valori occidentali devono essere misurate con dati empirici altrimenti sono astratti furori, metafisica, equazioni irrisolvibili. Il burocratismo ha annullato le relazioni umane e consentito a falsi profeti di generare l’inferno del quotidiano. La rivoluzione francese è costata 2,5 milioni di morti.
Leggiamo dei numeri: vittime seconda guerra mondiale tra militari e civili: 68.000.000
Russi: 26.000.000, Cinesi: 19.600.000, Tedeschi: 7.420.000, Polacchi: 5.630.000, Indonesiani: 4.000.000, Giapponesi: 2.630.000, Jugoslavi: 1.200.000, Ungheresi: 580.000, Francesi 560.000, Italiani 473.000, Americani 414.000, Inglesi 365.000, Lituani 345.000
I numeri della Resistenza di cui in molti si propongono autentici sostenitori pur non avendo partecipato e neppure si sono informati.
Jugoslavi 1.000.000 tra combattenti e civili, Greci 400.000, Francesi 150.000, Italiani 54.000 di cui 17.000 militari e 38.000 civili
Anche nei numeri dei morti l’Italia è ultima ma coloro che hanno governato e governano il Paese più bello del mondo e con Roma Caput Mundi sono i primi al mondo per la produzione della menzogna, una moneta superiore al dollaro e all’euro che circola alla velocità della luce e produce la crescita esponenziale del PIL (pericolo inquinamento libertà) che se si trattasse della produzione di beni e servizi il benessere sarebbe equamente distribuito in tutti i territori e ne beneficerebbero anche gli abitanti dei deserti.
Le mamme coraggio della Capitale consapevoli di poter essere ascoltate, dopo decenni di silenzi colpevoli, in questi momenti di dibatti dissennati sulla guerra hanno chiesto alla Questura di Roma l’autorizzazione ad occupare per una mattinata la famosa piazza di Montecitorio davanti alla Camera dei Deputati contigua a Palazzo Chigi, la sede del Governo, ma hanno ricevuto un diniego anche per la seconda opzione Piazza del Popolo. Motivo vietato manifestare vicino ai Palazzi del potere in questo momento delicato per le sorti dei valori dell’occidente, quali democrazia e libertà, che vengono difesi con estremo e straordinario sforzo di mezzi e uomini dal Presidente del Consiglio e dai suoi Ministri, i migliori dalla nascita della Repubblica.
Pochi mesi or sono, prima dell’esplodere dei tempi di guerra, una illuminata Giudichessa della Corte d’Appello di Roma, alla presenza del sottoscritto e di uno degli avvocati più preparati d’Italia, ha tuonato contro la madre di un bambino nato genio e finito nel tritacarne degli allontanamenti illeciti: “se dice una parola la butto fuori”. La mamma si è scusata chiarendo che voleva sapere dove fosse finito il figlio visto che lo avevano rapito in un giorno di scuola il 15 dicembre 2016, durante le lezioni ed era stato tradotto in un carcere di Stato, che l’attuale ministro della Giustizia, Prof.ssa Marta Cartabia, si rifiuta di visitare. Sono andati a prelevarlo in 8 operatori, di cui 5 agenti dell’anticrimine su comando della Dott.ssa Angela Altamura della Divisione Anticrimine della Questura di Roma, alla quale ripetutamente è stato chiesto il DVD che registra il sequestro del bambino mentre era in consegna alle insegnanti della scuola elementare e della Preside, anch’esse dopo plurimi accessi agli atti si sono rifiutate di dare chiarimenti. Tali episodi di occultamento e prepotenza istituzionale ricordano analogie del passato e partiche del presente in alcuni ambienti molto noti alle liturgie del Governo.
Se vietano a delle mamme, pacifiche e sofferenti, di manifestare a Piazza di Montecitorio ed a Piazza del Popolo si potrebbe sospettare, solo sospettare, che quelli che accusano gli altri con termini pesanti quali dittatori, autocrati, pazzi, malati di mente, barbari, dissennati, macellai, bulli, potrebbero essere così tranchant per celare qualche scheletro nell’armadio di famiglia. Se i valori che dicono di difendere con le armi sono la democrazia e la libertà non può revocarsi in dubbio, come amano dire i superbi magistrati, la pace non giungerà né ora né mai per l’equazione che alcuni uomini, popolazioni, sono ontologicamente nemici dei valori che appartengono solo ai popoli dell’occidente che disegna la storia universale e costituisce la fucina dei saperi e delle leggi uguali per tutti.
La manifestazione si potrebbe organizzare a Corviale, ma c’è il pericolo che i dimenticati delle bidonville di Roma Capitale potrebbero unirsi alla mamme coraggio e poi l’esercito dei disperati potrebbe invadere le piazze del Centro senza autorizzazione della Questura.
Non siamo cinghiali che rovistano nei cassonetti traboccanti rifiuti alla ricerca di cibo, ma siamo ridotti alla povertà per il traffico e la spartizione del bottino propiziato dalle faraoniche spese processuali alle quali vengono sistematicamente condannate le mamme che chiedono ai Giudici della famiglia, forti del posto fisso e del lucroso stipendio versato dai condannati, di riabbracciare i figli prigionieri dello Stato tiranno che demolito il nucleo vivente della società, la famiglia, ha bombardato il rapporto affettivo, biologicamente determinato, tra madre e figlio.
I Màneskin cantano “siamo fuori di testa ma diversi da loro”. Se pure alle mamme viene vietato di protestare per poter ottenere la liberazione dei propri figli prigionieri della Pubblica Amministrazione, forti della inumana violazione dei diritti umani, allora i celebrati i Màneskin potrebbero avere ragione: “siamo fuori di testa”.
Neppure la scienza ha ingresso nelle logiche del potere in ragione del fatto che si potrebbe verificare che la linea di comando del Paese potrebbe essere conquistata dai migliori, dai meritevoli, ma in molti che sono collocati da tempo immemore nella gerarchia della struttura organizzativa statale potrebbero essere costretti a cambiare lavoro.
Ma c’è di più: l’intero edificio dei “diritti”, così come costruito, potrebbe crollare e questo confligge con gli interessi di pochi nei confronti delle sofferenze dei molti.