Nell’essere umani, il vaiolo delle scimmie si risolve da solo in poche settimane, e la gravità della malattia è parigrado a quella della varicella”. La rassicurazione, arriva dall’epidemiologo Donato greco – consulente Organizzazione Mondiale della Sanità, per trenta anni a capo del laboratorio dell’Epidemiologia dell’istituto superiore di sanità; poi, direttore generale della prevenzione al ministero della Salute, ed ex componente del CTS durante l’emergenza Covid.
“Anzi, la varicella comporta una estensione delle vescicole su tutto il corpo e da febbre elevata, mentre il vaiolo delle scimmie è quasi sempre molto localizzato, nei casi di cui parliamo in questi giorni a trasmissione sessuale le manifestazioni epidermiche dell’infezione sono limitate alla zona dei genitali, senza febbre elevata”.
Greco, tra i massimi esperti di emergenze sanitarie degli ultimi cinquanta anni, ricorda di avere partecipato – proprio alla fine degli anni ottanta – in Congo, a una indagine sul campo relativa proprio a una epidemia di vaiolo delle scimmie.
“In realtà, non siamo di fronte a una nuova pandemia – il virus è ben noto da tempo, in Africa – e non preoccupa particolarmente rispetto al rischio di propagazione, perché per infettarsi i contatti devono essere molto stretti e prolungati – come nelle dinamiche dei rapporti sessuali; non ci sono, dunque gli stessi pericoli di una trasmissione aerea, che facilita ‘la corsa’ del virus, come per SarsCov-2”.
A tranquillizzare – attraverso l’Adnkronos Salute – anche l’infettivologo Stefano Vella, docente di Salute Globale all’Università Cattolica di Roma.
“A dispetto del nome – spiega Vella – come già è stato chiarito in questi giorni, non parliamo di una infezione pericolosa come quella prodotta dal vaiolo; la malattia è lieve e abbiamo – nel caso si rendesse necessario – anche diversi antivirali utilizzabili, per quanto non specifici, ma efficaci. E da quanto ne sappiamo fino ad oggi, chi già vaccinato contro il vaiolo, potrebbe essere già ‘schermato'”.
(Adnkronos).