La Calabria è la regione italiana dove la qualità dell’assistenza sanitaria è fra le peggiori di tutto il Paese. Gli indicatori sono praticamente tutti sulla soglia minima di “decenza”, come aveva già rilevato anche la Corte dei Conti nell’audizione nelle commissioni congiunte Bilancio della Camera e del Senato sul Documento di Economia e Finanza 2022.
Eppure non è sempre così e, anche nella terra cara a Corrado Alvaro, esistono eccellenze e professionalità di assoluto valore.
«Anche al Sud si possono fare delle cose importanti», afferma Antonio Grosso, implantologo di fama e ideatore della tecnica che espande ossa sottili, al fine di permettere l’innesto di impianti dentali senza l’uso del martello chirurgico. «Nel 2005 – spiega Grosso – mi sono posto il problema di come ridurre il dolore nei miei pazienti, nel non fare avvertire i colpi di martello nella tecnica espansiva e ho messo a punto una soluzione per cambiare lo strumento utilizzato. Usare un espansore a vite riduce i fastidi e rende più facile il lavoro a me e ai miei pazienti».
Quella tecnica è ora diffusa a livello mondiale ma il marchio di origine porta dritto nel cuore della Calabria: «Ho insegnato al master per implantologia nazionale e internazionale di II livello per diversi anni alla Sapienza e avevo uno studio a due passi da piazza di Spagna – dice ancora Grosso – ma, a un certo punto, ho deciso di tornare a casa. Per amore della mia famiglia e della mia terra».
Antonio Grosso oggi ha 65 anni e, nella sua Paola (Cs), ha creato uno studio odontoiatrico all’avanguardia per l’inserimento di impianti: «Sono orgoglioso di aver portato qui una tecnica che tentano di copiare ancora oggi a distanza di 17 anni, visto il successo e la documentazione di migliaia di impianti inseriti. In tutti i casi in cui tecniche espansive si rendono necessarie per il corretto inserimento di un impianto noi, qui, nel cuore della Calabria, facciamo ricorso a una metodica basata su una sequenza di viti di espansione a diametro crescente da me disegnate».
La tecnica ha rappresentato, nel 2005, una nuova concezione nella preparazione del sito implantare, basata su un sistema di viti atraumatiche a doppio passo innestate su di un apposito manico, bypassando anche l’utilizzo delle frese chirurgiche standard: «Si tratta di un metodo – continua Grosso – che permette di espandere l’osso in modo controllato. Il braccio di leva lungo, dato dal manico, con le viti inserite in modo progressivo, consente di spostare facilmente la parete di osso interessata mano a mano che si procede avvitando, così da creare un sito implantare ampio e permette di inserire l’impianto nella posizione voluta in un sito a quattro pareti. La forma delle spire fa sì che le stesse procedano in modo autofilettante in tutte le condizioni di osso mascellare, in modo da creare un sito per la collocazione dell’impianto senza scolpire un lembo, nella maggior parte dei casi, e senza, quindi, dare dei punti di sutura».
La tecnica, dunque, permette di intervenire con meno dolore per il paziente e con tempi di recupero decisamente più rapidi: «L’implantologia moderna -sostiene Grosso – deve partire dal presupposto che, alla base della riuscita di un intervento, vi deve essere un’accurata progettazione, non soltanto per ottenere un giusto posizionamento dell’impianto ma, soprattutto, per raggiungere ottimi risultati funzionali ed estetici. La progettazione passa, inevitabilmente, per un’attenta anamnesi del paziente e, quindi, per un’accurata valutazione della conformazione della propria dentatura. In tal senso, l’odontoiatria ha trovato nella tecnologia un importante alleato. Oggi la chirurgia implantare computerizzata guidata ci permette infatti una serie di informazioni preoperatorie utili nella pianificazione del trattamento».
Un’analisi preventiva, fatta attraverso gli strumenti diagnostici di ultima generazione, consente, dunque, di conoscere le caratteristiche ossee sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo: «Sappiamo così – dice ancora Grosso – come posizionare gli impianti, con quali diametri e con quali lunghezze operare e, nello stesso tempo, decidere la relazione che questi impianti avranno con le protesi studiate per ottenere la riabilitazione del paziente».
Ma la tecnologia da sola non basta: «L’elemento più importante resta quello umano – tiene a precisare Grosso – come resta fondamentale una cura per l’aspetto psicologico del paziente. Chi va da un odontoiatra ha spesso paura del dolore e rassicurarlo è uno degli aspetti del nostro lavoro. La tecnica che utilizziamo qui in Calabria ci aiuta in tal senso. Illustrandola, abbiamo infatti modo di spiegare come l’assenza del martello chirurgico garantisca minori fastidi, e di questo sono davvero molto orgoglioso. Possiamo dire che la Calabria è, sotto questo punto di vista, all’avanguardia e che qui si utilizza una metodica che, in altre parti di Italia, non si usa. Per una volta, la mia terra primeggia e io sono fiero di aver contribuito a a tutto questo. Che soddisfazione vedere negli occhi dei miei pazienti il sollievo di non dovere emigrare per motivi di salute e lo stupore di chi viene qui, da noi, da altre regioni italiane».