“Mi viene da piangere perché sono stati 4 anni da incubo, incubo – lo ripete – Io ho sempre avuto una vita molto bella, poi ho avuto la sfortuna di incontrare una persona che probabilmente non dovevo incontrare” così tra le lacrime contenuta inizia il racconto mamma Sara (nome di fantasia), una storia struggente difficile anche per chi ascolta.
La mamma di due bambini di 5 e 7 anni racconta che all’ inizio il suo compagno sembrava una persona “splendida, poi si è rivelato invece molto violenta. Sono partite le denunce dagli ospedali per violenza psicologica, tutto è stato archiviato. Solo dopo la separazione – si ferma mamma Sara, respira, respiriamo – i bambini hanno iniziato a parlare, a parlare di cose che non avrebbero dovuto sapere, che nessun bambino dovrebbe sapere.
Racconti sempre più dettagliati che parlavano di quello che mi faceva pensare all’abuso sessuale.
Questi racconti sono stati esaminati anche da neuropsichiatre importanti, proprio esperte in abuso ed hanno confermato i miei sospetti.
Quindi ci sono state delle denunce, un’altra denuncia proprio per abuso sessuale sui bambini, con i disegni, le perizie del neuropsichiatra e le registrazioni, ma comunque sono state archiviate.
E’ stato archiviato tutto, è stato archiviato tutto” – ripete la mamma che racconta un dolore che nessuna mamma dovrebbe mai provare, atteso che sta semplicemente cercando di proteggere i propri figli – ed allora fidandosi delle Istituzioni ha chiesto aiuto ai servizi sociali, agli educatori ” chiedevo aiuto, dicendo i bambini mi raccontano queste cose, non so cosa stia succedendo, ma per favore qualcuno indaghi, io non mi sento sicura di mandare i bambini dall’altra parte (dal padre), perché mi stanno raccontando e mimando queste cose, stavano mimando cose che dei bambini, torno a ripetere non dovevano sapere” – le lacrime scendono sul quel volto tenero e delicato della mamma e per me trattanerle per non interrompere il suo drammatico racconto è stato veramente difficile, e precisa – ” dei racconti sempre più precisi su quello che succede, l’ora in cui succedeva, che cosa succedeva, se succedeva a tutti e due o a uno solo, ma hanno archiviato tutto.
Ad un certo punto dopo che i bambini hanno parlato anche al pronto soccorso e sono stati ritenuti attendibili, invece di far partire le misure cautelari per proteggere me ed i bambini, mi hanno tolto i bambini li hanno messi in casa famiglia.
Li posso vedere un’ora e mezza al mese, la mamma gli è stata staccata e la mia colpa qual è stata? quella di denunciare!”.
Continuo a guardare le sue mani che “parlano” di un dolore atroce, si muovono, si intrecciano l’una nell’altra, faceva male solo guardarle, ma ancor di più ascoltare le sue parole, il dolore di un cuore devastato faceva davvero male all’anima, pensando soprattutto ai suoi figli.
” E quindi chiedo aiuto non solo per me, per tutte le mamme perché ci sia di nuovo il diritto a poter essere protette e diritto delle mamme a proteggere i propri bambini, perché in questo momento non è così.
Io mi sono sentita questi anni come impotente, perché io non ho potuto proteggere i miei bambini e questo non deve essere così.
Quindi chiedo aiuto perché ci sia un cambiamento”.
Nessuna domanda era adeguata, perché quel racconto non avrei mai voluto sentirlo, perché non sarebbe mai dovuto accadere a dei bimbi, alla mamma, ma era necessario per documentare storie tragiche, assurde, difficilmente da credere e tentare di fare emergere un sistema drammatico, per cercare di annientarlo. Così le chiedo quanti anni avevano i suoi figli quando le hanno raccontato di questi abusi.
” La mia piccola non aveva ancora 4 anni, non aveva 4 anni e poi la rilevazione più sconvolgente è stata proprio al compleanno dei 4 anni, tanto che poi è partita la prima denuncia; anche quella archiviata. L‘altro bambino 2 anni di meno, quindi ne aveva 2, mi raccontavano di fatti che avvenivano tra i due bambini, non era solo violenza nei confronti dei bambini, ma la bambina mi diceva “il papà ci insegna queste cose ma poi le dobbiamo fare tra di noi e lui sta seduto a guardarci e dobbiamo fare delle cose” e poi si copriva la testa, abbassava la testa piangendo perché non riusciva a continuare, allora interveniva l’altro bambino dicendo ” ci faceva mettere nudi incrociati”, si ferma mamma Sara, io guardo a terra, poi le sue mani, guardare il suo volto faceva male. Poi riprende con coraggio e determinazione, con una chiarezza che solo una mamma che lotta per amore dei suoi figli può avere ” non voglio andare oltre a dire queste cose che ho dovuto ascoltate, cose che nessuno mamma dovrebbe ascoltare. Ho chiesto aiuto al giudice, ho detto per favore nessuna mamma dovrebbe ascoltare queste cose, per favore aiutatemi. Non è successo, non sono stata aiutata, non sono stata creduta, la controparte come al solito mi accusa di alienazione nominando la Pas, anche se dovrebbe essere un costrutto ascientifico che non dovrebbe più esistere nei tribunali, invece lo scrivono ancora nero su bianco, ed io non creduta.
Chiedevo le intercettazioni ambientali e se una persona sta mentendo le intercettazioni ambientali e telecamere in casa non dovrebbe chiederle.
Io le chiedevo, chiedevo controlli sui bambini, lui non voleva, un incubo che spero che non debbono più passare altre mamme”, poi ancora un attimo di silenzio, un altro respiro, un abbraccio tra noi che era inevitabile.
Ecco, queste sono storie di disumana tortura, storie che distruggono le vite di mamme e soprattutto bambini segnati per tutta la vita.
Continuiamo ad elencare femminicidi, figlicidi, dare notizie di bambini sgozzati da padri diagnosticati violenti, molti dei quali erano annunciati, ma allora perché non si interviene prima? Gli elementi di prova ci sono, altre prove scaturirebbero dalle indagini, ma siamo sicuri che ci sia la volontà di farle? Siamo sicuri che siano state rispettate tutte quelle normative nazionali, sovranazionali, le sentenze della Suprema Corte di Cassazione, la risoluzione del Parlamento europeo, le disposizioni della UE, del Grevio?
Come mai le storie delle mamme che hanno avuto il coraggio di denunciare hanno tutte un drammatico e “scontato” comune denominatore? L’allontanamento traumatico dei propri figli, la devastazione della intera adolescenza che impregnerà inevitabilmente la loro esistenza, con l’assoluzione dei carnefici. Che ci sia la volontà di non tutelare donne e bambini?
Di Giada Giunti