“Il 29 giugno sono stata contattata dal Sindaco per restituire le chiavi dell’appartamento popolare di mia madre deceduta da un mese perché sembrava che avessero urgenza di far entrare i muratori.
Sono entrata a lasciare le chiavi e mi sono trovata chiusa dentro, erano circa 9, 11 persone e mi hanno trattenuto con la forza, nonostante le mie richieste più di una volta di non ascoltare, di non firmare un decreto che loro mi dicevano che dovevo comunque capire cosa mi stava succedendo”, queste le prime parole di mamma Deborah dopo la conclusione della conferenza stampa alla Camera dei Deputati del 7 luglio sui “prelievi forzosi e inserimento in comunità. L’urgenza di una riforma per tutelare il supremo interesse dei minori”. La conferenza è stata indetta dalle parlamentari Stefania Ascari (M5S), Veronica Giannone (FI), Rossella Muroni (Facciamo Eco), Laura Boldrini (PD), Lucia Annibali (Italia Viva), Doriana Sarli (misto), Maria Teresa Bellucci (FDI).
Paeseroma si era già occupata con diversi articoli del caso della mamma Deborah, ha seguito la precedente conferenza stampa alla Camera dei Deputati il 24 febbraio scorso, ha intervistato la stessa mamma ed il legale Donatella Bussolati, come pure le parlamentari che hanno indetto la conferenza
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” Io ero sequestrata in un ufficio comunale con un inganno pazzesco e dopo mi hanno anche sequestrato il telefonino in modo che io non potessi avere contatti con nessuno, mio figlio è stato prelevato è portato in una comunità”, continua il racconto la mamma che si è sforzata di trattenere le lacrime.
Deborah spiega di essersi sempre impegnata adeguatamente anche con i servizi, durante i colloqui, per gli incontri protetti ed aggiunge “quindi in 5 anni abbiamo fatto veramente di tutto”.
Con la forza che contraddistingue una mamma che nonostante abbia subito un vero e proprio abuso, una violenza esorbitante, mamma Deborah precisa qualcosa che dovrebbe essere scontato e soprattutto nel rigoroso rispetto delle normative. ” Questo papà chiede la casa famiglia dal 2018 e se veramente gli voleva bene io non penso che un buon papà vada a chiedere la casa-famiglia, – peraltro – non lo manteneva da un anno perché da quando era uscito il primo decreto provvisorio ha anche smesso di pagare il mantenimento”.
Deborah prende forza e coraggio e continua il racconto di quel momento drammatico che è un palese abuso di potere, una manifesta violenza privata, una negligenza inaudita da parte di chi dovrebbe obbligatoriamente essere al servizio dei cittadini, una aggressione da parte di figure istituzionali che nessuno dovrebbe raccontare per il semplice fatto che non dovrebbe mai accadere in un Paese che si vanta di essere civile. “ Io non ho neppure potuto salutare mio figlio, le ultime parole che gli ho detto sono aspetta qui la mamma che facciamo una buona colazione insieme.
Se io ho subito questo trauma io non posso immaginare che cosa passa aver subito mio figlio, sollevato mani e piedi che gridava lasciatemi”. Appunto, se lo chiederebbe qualsiasi persona dotata di un minimo di buon senso ed umanità.
Si rammenta che il prelievo coatto è “fuori dallo Stato di diritto” (Cassazione ordinanza n. 9691/2022) e che” alcuni provvedimenti incidono sui diritti di natura personalissima e di primario rango costituzionale” e che “ possono comprime pesantemente le libertà fondamentali delle persone e delle persone minori di età, la libertà personale, di domicilio, di comunicazione, di circolazione e, dunque, devono godere del massimo delle garanzie” (Requisitoria della Sostituta Procuratrice Generale di Corte di Cassazione, dr.ssa Francesca Ceroni nella sua requisitoria del 15.3.2021)
Deborah continua il racconto “Io sono traumatizzata perché venire chiusa da cittadina italiana in un ufficio comunale da un Sindaco, con una scusa, quindi sequestrata, sequestrata del telefono, mi indigna”.
Mamma Deborah lotta per fare ritornare a casa suo figlio e si augura possa accadere al più presto anche a “tutti gli altri bambini portati via ingiustamente e che hanno subito questi trattamenti”.
Analizzando questi “delitti”, rectius, crimini contro l’umanità, che vengono perpetrati su mamme e figli, si nota molto spesso che i bambini prelevati hanno molte analogie. Sono bambini ben educati, con ottimi profitti a scuola, lodati da insegnati e parenti, ma soprattutto hanno terrore del loro padre. È chiaro che nessun bambino dovrebbe essere allontanato dai genitori, indipendentemente dal ceto sociale, educazione e quant’altro, ma solo, come prevede la legge, ossia per extrema ratio. Sovente capita sempre più spesso (come rappresentato anche nella relazione presentata il 13 maggio scorso al Senato ” la vittimizzazione secondaria delle donne che subiscono violenza e dei loro figli nei procedimenti che disciplinano l’affidamento e la responsabilità genitoriale“, che le mamme che denunciano abusi, violenze, maltrattamenti, mamme che cercano di proteggere i propri figli dal padre violento e dal collocamento in casa famiglia richiesto dai padri, subiscono ulteriore violenza, la violenza secondaria, ossia quella istituzionale. E questo non può accadere, indipendentemente dal giudizio del magistrato, in ragione del fatto che il “rispetto” verso l’altro è un obbligo per tutti, quale che sia la carica o la funzione.
Nonostante l’affronto indecente che ha dovuto subire, Deborah si è espressa con grande lucidità, chiarezza e coraggio, ed ha aggiunto ” era un bambino sereno, che ha una sorella che lo adora, la sorella ha subito un trauma perché è una settimana che mi chiede di suo fratello e noi non abbiamo più notizie di questo bambino dal 29 giugno”.
Un quotidiano racconto che ci ricorda il profondissimo pozzo dell’orrore, un vero inferno sulla terra.
Un’altra storia di “incomprensibile follia”, un’altra drammatica storia che segnerà a vita una mamma, soprattutto il piccolo ed innocente bambino, compresi parenti ed amici.
Le dichiarazioni della mamma a margine della conferenza stampa alla Camera dei Deputati
L’avvocato Donatella Bussolati, legale di Deborah a margine della conferenza stampa precisa che si è recata a Roma alla Camera dei Deputati per “ denunciare un crimine, uno degli ennesimi crimini contro i minori.
Un decreto del Tribunale di Lodi che vede strappare dalle braccia della mamma un minore, o meglio dalle braccia dell’amica della mamma, perché la mamma è stata imbrogliata, chiamata in una casa comunale, sequestrata all’interno di questa casa comunale, mentre il bambino la stava aspettando per fare colazione insieme a una sua amica.
Questa mamma non rivedrà più il bambino perché viene strappato dalle braccia dell’amica della mamma per essere portato in comunità”.
Il decreto di allontanamento nasce da un ricorso da parte di “un padre che era stato denunciato per maltrattamenti.
Dall’ascolto del minore risulta tutta la sua violenza, il bambino dice papà mi tira schiaffi, tratta male la mamma, la mamma viene definita alienante. Viene riportato nel decreto in modo indiretto la PAS (sindrome di alienazione parentale) che è ritenuta completamente ascientifica, sia dall’ organismo mondiale della sanità che ribadito dalla nostra Cassazione con un’ordinanza ( n. 9691/2022) di pochi mesi fa. Nessun prelevamento di minore può avere basi su questo imbrogliante concetto di alienazione parentale.
Il minore viene sottratto proprio per questo”.
Il presidente del Tribunale di Lodi risponde alle istanze dell’avvocato Bussolati sostenendo che la madre è “manipolante, quindi ancora un presidente del tribunale che non ha partecipato al procedimento e che stigmatizza con un pregiudizio enorme questa mamma”.
La Bussolati osserva che il padre non pagava il mantenimento da anni e la mamma, nonostante la paura, si è sempre adoperata nell’informare il padre della vita del figlio, si è adoperata durante gli incontri, per far recuperare il rapporto padre-figlio, e anche in occasione di un accesso al pronto soccorso, ma ” non si era recato perché era occupato, un padre assente che non riesce ad instaurare una relazione”.
Un minore ha diritto alla bigenitorialità, ma non di subire violenze o di assistere a violenza, precisa la Bussolati. “Uno Stato che non è capace di lavorare sui genitori, ma in modo più comodo sottrae il minore all’amore della mamma” Mamma Deborah aveva perso un mese fa la propria mamma, morta di tumore, il piccolo Giò ha perso la sua nonna.
Nessun sentimento viene rispettato neppure di fronte alla morte. Una crudele indifferenza anche manifestata anche a seguito della perdita di un parente così stretto.
“Il piccolo Giò non ha potuto salutare la sua nonna e adesso non ha potuto neppure salutare la sua mamma. Lo Stato in questo modo ha creato un trauma certo a un minore”, e la Bussolati si chiede dove sia il superiore interesse del minore.
Nessun superiore interesse, ma solo danni certi, dolori profondi, violenze efferate.
Le dichiarazioni dell’avvocato Donatella Bussolati a margine della conferenza stampa del 7 luglio alla Camera dei Deputati.
Il piccolo Giò è stato strappato dalle braccia dell’amica della mamma, Manuela Bruschini, attivista di MaternaMente. La Bruschini ha tentato di difendere il bimbo, ma è stata strattonata, allontanata dal bimbo da più persone, mentre veniva portato via. La Bruschini è stata refertata al pronto soccorso con lievi escoriazioni, il segno di 5 dita resta impresso sulla sua schiena per due giorni, ma la cicatrice più profonda risiede nel cuore e nell’anima.
Manuela viene raggiunta da Paeseroma che ci spiega che “con MaternaMente e MovimentiAMOci Vicenza, unite, cerchiamo semplicemente di stare vicino alle madri vittime di violenza istituzionale, per quanto e come possiamo. Cerchiamo di rendere evidente il quadro di pregiudizio e violenza patriarcale che si sta abbattendo sul legame materno in quanto tale.
Il 29 giugno io ero con Deborah proprio per starle vicino, in un momento in cui i servizi sociali avevano chiesto un incontro con il bambino. L’incontro si è svolto on line, si è addirittura parlato di progetti estivi. Siamo uscite perché Deborah era stata sollecitata dal Sindaco (Collemaiocco, Lodi) per restituire le chiavi della casa popolare della mamma defunta.
Deborah è stata sequestrata in Comune e degli sconosciuti si sono avvicinati a noi che eravamo all’esterno del Comune. Conoscevano dettagli della vita del piccolo, sorridevano. Diventavano sempre di più – continua il racconto della attivista nel momento più drammatico del prelievo coatto – e si avvicinavano. Ho cercato di portare via il piccolo e mi hanno circondata. Allora ho cercato di stringerlo, gli ho detto abbracciami, ma lui era impietrito”, una storia che fa venire i brividi solo nell’ascoltare tanto crudeltà e violenza.
“Mi hanno presa con forza alle spalle e strappata dal bambino, sollevata mani e piedi. Lo hanno portato dentro al Comune e mi hanno lasciata solo quanto lui non c’era più – continua Manuela con chiarezza e forza che la contraddistingue anche nei momenti drammatici-. Mi hanno impedito di raggiungere Deborah e ammonita più volte di non usare il mio telefono personale.
Come donna e madre, non auguro neanche alla più feroce delle nostre persecutrici di provare lo smarrimento, l’impotenza e l’angoscia che ho provato nel non riuscire a proteggere un bambino che mi era stato affidato da sua madre. Ovviamente oso solo immaginare l’angoscia di Deborah, che nonostante tutto lotta con raziocinio e una immensa forza.
Questa è la tutela di madri e bambini nel nostro Paese? Così conclude Manuela Bruschini di MaternaMente.
Anche in questa storia si annovera un defunto, una vita di un bambino distrutta ed una esistenza segnata, una sorella che cerca suo fratello con il cuore spezzato, una mamma devastata, una amica aggredita, tanti amici e conoscenti scandalizzati, ma uniti a mamma Deborah e alla sorella del piccolo Giò, tutto sempre “nel superiore interesse del minore”!
Noi siamo dalla parte del piccolo Giò e della sua mamma.
Di Giada Giunti
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