E’ stata depositata una nuova interrogazione parlamentare sul caso Giunti (la 7ima) dall’on.le Stefania Ascari (M5S), capogruppo Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività connesse alle comunità di tipo familiare che accolgono minori.
Si legge nella interrogazione “la vicenda in esame è stata trattata da più fonti giornalistiche nel corso del tempo e trae origine da un episodio del 2010, quando la signora G.G. decideva di lasciare il marito a seguito del comportamento di quest’ultimo, ritenuto aggressivo dalla signora, anche in presenza del figlio minorenne. In seguito, la signora acconsentiva al procedimento consensuale per la separazione, a conclusione del quale la signora otteneva l’affidamento ed il collocamento del figlio; sei mesi dopo, il padre del minore chiedeva la modifica delle condizioni chiedendo che gli venissero assegnati la casa e l’affidamento del figlio minore. Il giudice negava quanto richiesto, e confermava i provvedimenti presi in sede di separazione. Il padre ricorreva quindi in appello, chiedendo, tra le altre cose, l’affidamento del minore ad una casa-famiglia.
A conclusione del procedimento, la Corte rigettava il ricorso del padre, disponendo invece incontri protetti padre-figlio, nell’ottica di un graduale ripristino della loro relazione. Da ultimo, si disponeva l’affidamento del minore ai servizi sociali, mantenendone la collocazione presso la casa familiare affidata alla madre; successivamente, il padre denunciava la madre per abbandono di minore, portando così all’apertura di un nuovo procedimento presso il Tribunale per i minorenni di Roma, ove il giudice disponeva un’altra c.t.u..” che dopo alcuni mesi di incontri protetti padre-figlio li sospendeva dichiarandoli “violenti, inumani e deteriorati”.
La mamma è accusata di essere “simbiotica, il minore non si vuole allontanare dalla mamma”, mentre dalla relazione della c.tu. risulta che il padre presenta un “ disturbo della personalità, del pensiero, che non lo facilita in un corretto esame della realtà circostante e lo rende non in grado di relazionarsi a questa in modo efficace”, “ per cui egli nel cercare di colpire la madre rischiava di ferire gravemente il bambino…. un atteggiamento aggressivo nei confronti della madre”, “ ha però mostrato una rabbia ed un atteggiamento incalzante nei confronti della madre”, “ questo suo funzionamento aggressivo anche nei confronti del figlio…si rilevano elevazioni delle scale riferite a tratti ed istrionici, narcisistici , ed ossessivo”, “dalla testologia si evidenzia un profilo di personalità piuttosto problematica”.
Nonostante ciò viene emanata una sentenza di decadenza della responsabilità genitoriale della mamma e collocamento in casa famiglia per il figlio che ha sempre assistito alle violenze sulla madre da parte del padre, violando anche ciò che stabilisce la Convenzione di Istanbul.
Si legge nell’interrogazione parlamentare “ per dare esecuzione al predetto provvedimento, a fronte della resistenza del minore, su richiesta dell’allora tutore, il minore veniva prelevato dalla sua scuola con l’ausilio della forza pubblica dell’anticrimine.
Come riportato dallo stesso minore in un tema di sua produzione, dopo ore di pianti, gli agenti hanno trasportato il minore per i corridoi della scuola, posto in un’auto di servizio, e collocato nella casa famiglia designata dal giudice.
Successivamente, con decreto del 2017, il Tribunale per i minorenni autorizzava la permanenza del minore presso la casa della nonna materna; nel 2019, su ricorso del padre, il Tribunale di Roma affidava il minore al padre, con il tentativo di restaurare il rapporto genitore-figlio. Tale affidamento sarebbe risultato altresì contrario anche alla volontà stessa del figlio minorenne, mai audito in sede giurisdizionale, anche dopo il compimento del dodicesimo anno di età – il quale avrebbe voluto vivere insieme alla madre, a causa del timore provato nei confronti del padre, ritenuto violento”.
Sono anni che la mamma non sta con il figlio ed attualmente non sa neppure dove abita con l’ex marito che si è trasferito in altro appartamento, una volta che si è separato dalla nuova compagna, ci comunica la mamma. Mamma Giada non riesce neppure a mandare dei regali o vederlo in videochiamata.
Anche a seguito di ciò mamma Giada da diversi giorni manifesta a Montecitorio per sensibilizzare le Istituzioni sul dramma dei femminicidi, figlicidi, allontanamenti dei figli dalle madri.
Con un cartello “mio figlio affidato al padre diagnosticato violento” chiede protezione per suo figlio e per madri e figli che vivono lo stesso dramma. Si legge ancora “urgente decreto legge salva bambini” che mamma Giada commenta “ le leggi ci sono, quelle nazionali, sovranazionali, le convenzioni europee, soprattutto quella di Istanbul, la recente ordinanza della Corte di Cassazione (969/2022), ma vengono sistematicamente e volontariamente violate, come pure non viene presa in considerazione la relazione della Commissione d’inchiesta sul femminicidio nonché altre forma di violenza di genere presentata il 13 maggio scorso al Senato “La vittimizzazione secondaria delle donne che subiscono violenza e dei loro figli nei procedimenti che disciplinano l’affidamento e la responsabilità genitoriale”. Nulla è cambiato, commenta mamma Giada, i bambini continuano a essere prelevati con la violenza o sgozzati dai padri accertati essere violenti, le mamme continuano ed essere uccise o rimanere lontani dai propri figli.
Alla luce di ciò chiedo, unitamente a tante altre mamme, al Governo di emanare un decreto legge urgente salva bambini, attesa questa emergenza, basta femminicidi, figlicidi, prelievi coatti. Basta, nessun bambino deve più versare una lacrima, ma deve essere felice tra le braccia di chi li ama.
Aspetto che mio figlio torni a casa, oggi è in pericolo affidato al padre diagnosticato violento, per non dire, poi, che si poteva evitare un altro dramma”, conclude mamma Giada, vicepresidente Verità Altre.
Michelangelo Leizia