Ci sono tre buoni motivi per leggere “Le donne dei Calabri di Montebello”, il romanzo pubblicato dalla scrittrice Simonetta Tassinari per Corbaccio Editore nel 2021. Innanzitutto se amate le saghe familiari; se avete una passione per la Storia e, in particolare, per il Seicento italiano e la Firenze dei Medici; se amate le eroine libere e anticonformiste, forti e romantiche, proprio come le protagoniste Elisabetta, Barbara e Camilla.
La trama
Nel 1657 Elisabetta Calabri di Montebello, detta Betta bai, vive tra i boschi dell’Appennino tosco-romagnolo e sogna la vita della corte fiorentina. Il marchese Giangiacomo, suo padre, è uno scienziato in odore di eresia perché seguace di Galileo. Vedovo e immerso in studi che tiene segreti e in esperimenti che compie nelle antiche miniere di famiglia, ha affidato l’educazione della figlia alla propria sorella, suor Carmela del Gesù, al secolo Barbara Calabri. In una mattina di luglio, giunge a villa Calabri un giovane cavaliere: Filippo Salimbeni, nobile medico fiorentino, in viaggio verso Bologna per conto del granduca di Toscana. A cena Filippo conosce Elisabetta: fra i due è un colpo di fulmine e Betta bai può finalmente trasferirsi a Firenze. La capitale del granducato, però, non è esattamente come l’aveva immaginata: la libertà di cui aveva goduto fino a quel momento lascia spazio all’atmosfera bigotta di casa Salimbeni, con un marito sempre più distante e preso dalle sue ambizioni di medico. In suo soccorso arriva Ludovico Manobruna, uomo di corte, affascinante e libertino, grazie al quale Elisabetta riesce a farsi conoscere e apprezzare in città e, finalmente, a ipotizzare un futuro radioso per sé e per il figlio che sta per nascere e che riempie di gioia lei e Filippo. Non sempre, però, si verificano gli eventi previsti…
“Le donne dei Calabri di Montebello” è un vero e proprio affresco storico, ambientato nella Firenze del Granduca Ferdinando II dei Medici: una città che poco ha a che vedere con lo splendore dei tempi di Lorenzo il Magnifico e che ora appare malinconica, a tratti decadente. Sulla scena si alternano nobili e servi, ricchi e poveri, scienziati e uomini di fede, tutti in bilico fra antico e moderno in quello che viene ricordato come il “Secolo di ferro”. Il romanzo è ben costruito, la scrittura è scorrevole ed elegante, la trama è interessante, mai banale e, a tratti, commovente.
L’autrice
Simonetta Tassinari è nata a Cattolica ed è cresciuta tra la costa romagnola e Rocca San Casciano, sull’Appennino, paese d’origine della sua famiglia. Da molti anni vive a Campobasso dove insegna Storia e Filosofia in un liceo scientifico. È attiva come divulgatrice filosofica, organizza e conduce da oltre un triennio diversi “Caffè filosofici” e tiene conferenze e incontri in tutta Italia.
Gaia Pandolfi