Crisi energetica: serve coesione tra i paesi Ue per fronteggiare la sfida
Oggi 30 settembre, a Bruxelles si riunirà il Consiglio per l’energia e all’ordine del giorno si discuterà dell’urgente necessità di progettare e attuare un piano efficiente per fronteggiare la crisi energetica che minaccia l’Unione Europea. L’agenzia stampa Adnkronos riporta che attualmente i paesi membri sembrano non aver ancora raggiunto un accordo per quanto riguardo la decisione di stabilire un tetto fisso al prezzo del gas, ma si sta cominciando a valutare la proposta tedesca. Secondo quanto dichiarato dall’agenzia stampa, sono 15 i paesi Ue, tra cui Italia e Francia, che hanno sottoscritto una lettera alla commissaria all’Energia Kadri Simson nella quale si sottoponeva la richiesta di fissare un price cap del gas, studiando i prezzi di tutti i fornitori di metano, non solo quelli provenienti dalla Russia. Stando alle dichiarazioni di una fonte diplomatica Ue, riportate da Adnkronos, i paesi contrari alla proposta del price cap, tra cui la Norvegia, affermano che la stabilizzazione di un tetto di prezzo è una pratica che non si addice a paesi affidabili e civilizzati. Un’apertura maggiore si potrebbe avere dai diversi paesi Ue se il price cap fosse rivolto soltanto alla Russia, che ha già dimostrato di essere un partener inaffidabile, ma anche in questo caso non si avrebbe la certezza di giungere a un accordo unanime, afferma la fonte. Tale disparità di vedute sarebbe da individuarsi nelle differenze intrinseche ai rapporti commerciali e politici che caratterizzano i diversi paesi membri. In un paper diffuso prima del Consiglio, la Commissione Europea afferma che la crisi energetica, con lo scadere dei contratti con i fornitori e i prezzi in aumento, rischia di protrarsi anche nel 2023 e nel 2024. Si tratta quindi di una sfida che i paesi Ue dovranno affrontare nel modo più coeso possibile e ne sono ben consapevoli anche Draghi e Meloni. L’agenzia Dire riporta invece uno dei passi avanti raggiunti durante questa seduta straordinaria per contenere il caro bollette: ci sarà una riduzione obbligatoria della domanda di energia elettrica del 5 per cento nelle ore di punta. Previsto inoltre sul tetto ai ricavi a 180 euro per megawattora per le compagnie produttrici di energia da fonti rinnovabili e sul contributo di solidarietà a carico dei produttori di energia da combustibili fossili che hanno registrato un incremento superiore al 20 per cento sui profitti rispetto alla media dei profitti dei tre anni precedenti.
Draghi e Meloni: la posizione dell’Italia nei confronti della crisi energetica
In contatto negli ultimi giorni in occasione del vertice, entrambi sembrano quindi convergere sull’adottare una posizione comune. “La crisi energetica richiede da parte dell’Europa una risposta che permetta di ridurre i costi per famiglie e imprese, di limitare i guadagni eccezionali fatti da produttori e importatori, di evitare pericolose e ingiustificate distorsioni del mercato interno e di tenere ancora una volta unita l’Europa di fronte all’emergenza. Davanti alle minacce comuni dei nostri tempi, non possiamo dividerci a seconda dello spazio nei nostri bilanci nazionali”, ha affermato l’ex premier Draghi alla vigilia del Consiglio. “Nei prossimi Consigli Europei dobbiamo mostrarci compatti, determinati, solidali – proprio come lo siamo stati nel sostenere l’Ucraina” chiosa. La leader di FdI in una nota afferma: “Di fronte alla sfida epocale della crisi energetica serve una risposta immediata a livello europeo a tutela di imprese e famiglie. Nessuno Stato membro può offrire soluzioni efficaci e a lungo termine da solo in assenza di una strategia comune, neppure quelli che appaiono meno vulnerabili sul piano finanziario. Per questo l’auspicio è che nel Consiglio europeo sull’energia di domani, prevalga l’interesse comune e non quello particolare di qualche Stato membro“.
Ai cronisti Meloni risponde di sentirsi inoltre garantita sul piano interno per quanto riguarda la gestione della crisi energetica.
Aurora Mocci